DIMMI DOVE GUARDI E TI DIRO’ COME TI SENTI

depsicologia.com.wp-content.uploads.g-hlt-080819-HPV-vaccine-4p.hmedium_thumbUn recente studio condotto dall’Università di Milano in collaborazione con l’university College di Londra, cambia alcuni i concetti sulla percezione del dolore, spiegando che durante un’iniezione, prelievi, medicazioni, etc…, se vogliamo sentire meno dolore, dobbiamo guardare proprio là, dove aghi e strumenti chirurgici stanno operando sulla nostra pelle.

Addirittura, secondo gli scienziati, più l’immagine della scena è grande, meno male si sente.

Per provare questa teoria, gli studiosi si sono serviti di 18 volontari coraggiosi, appoggiando una resistenza elettrica sul dorso della loro mano e l’hanno scaldata sempre più.

Appena il dolore si acutizzava, interrompevano la prova e registravano la temperatura della sonda.

In questo modo hanno potuto misurare in modo oggettivo la soglia del dolore di ogni partecipante al test.

I neuro scienziati hanno utilizzato una serie di specchi per manipolare ciò che i volontari potevano vedere ed hanno scoperto che guardare la scena elevava di almeno 3C° la loro capacità di sopportazione.

E se l’immagine della mano da testare veniva ingrandita con speciali lenti, i volontari riuscivano a resistere ancora di più.

Al contrario, più la mano si rimpiccioliva, più bassa diventava la capacità di sopportazione.

Flavia Mancini,prima autrice della ricerca, afferma che: “le terapie psicologiche per il dolore si rivolgono generalmente alla sorgente del dolore, insegnando tecniche di distrazione.

Il nostro studio mostra che è importante considerare il contesto in cui avviene il dolore, ovvero il nostro corpo”.

Patrick Haggard, uno dei neuroscienziati responsabile dello studio: “Di solito si consiglia ai bambini di non guardare durante un prelievo di sangue. Abbiamo scoperto che guardare al corpo è analgesico. Il mio consiglio è quello di cercare di evitare di guardare l’ago, in quanto può fare comunque impressione, ma guardare comunque il proprio corpo”.

A cura di Valeria Sorrentino