Festival di Cannes 2023 Perchè Nanni Moretti è un regista imprescindibile?

Tempo fa, ogni anno, all’approssimarsi di settembre, andavo a una retrospettiva sul lavoro di Nanni Moretti. Era prima della tv via cavo, dei dvd e di Netflix. Per rivedere i film più volte (tanto per rito quanto per passione) c’era i cinema, in questo caso Le Reflet Médicis in Rue Champollion. La scoperta di Caro Diario – che valse a Moretti il Premio come miglior regista a Cannes nel 1994 – è avvenuta tra quelle mura: mi aveva talmente entusiasmato che dovevo scoprire tutto su questo regista. «Chi parla male pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti», diceva il suo doppio immaginario, Michele Apicella, in Palombella Rossa.

BiancaLa messa è finitaCaro DiarioAprileLa stanza del figlioIl CaimanoHabemus PapamMia Madre: i  film di Nanni Moretti propongono proprio una lettura del mondo articolandone il disordine attraverso lo specchio del grande schermo. L’impegno politico, la vita intima, i dubbi, il lutto e la creazione si intrecciano in un delicato equilibrio tra finzione e surrealismo, con una grazia infinita, un’intelligenza d’intenti assoluta e un rigore formale classico ma mai banale. La sua filmografia è costellata di scene indimenticabili – i giri in Vespa a Roma in Caro Diario, la coreografia finale di Aprile, il Papa nel dubbio che scopre un’opera di Chekov in Habemus Papam, le partite di pallanuoto interrotte da riflessioni politiche o le canzoni popolari riprese in coro in Palombella Rossa -, che attestano che Nanni Moretti è un grande regista. Per usare la formula citata sopra, filmare bene il mondo significa viverlo un po’ meglio. E renderlo un po’ più ospitale nei nostri confronti. 

Trama de “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti

Giovanni (Nanni Moretti), un regista impegnato nella realizzazione del suo nuovo film, si trova in una situazione complicata con sua moglie Paola (Margherita Buy). Paola soffre a causa della relazione difficile con il marito e si trova per la prima volta a lavorare sul set di un film non diretto da lui. Nel frattempo, la trama personale si intreccia con le scene del film che Giovanni sta girando. La storia del film riguarda la reazione di una sezione locale del Partito Comunista Italiano alla Primavera Ungherese del 1956. Nel film, il personaggio interpretato da Ennio è il segretario di un circolo romano del PCI e redattore dell’Unità, mentre sua moglie, interpretata da Vera, è una comunista. Quando scoppia la rivoluzione ungherese, la moglie si schiera immediatamente dalla parte del popolo insorto, mentre il marito aspetta che il partito prenda posizione e si allinea con la sua decisione.

Tuttavia, dopo aver girato gran parte del film, Giovanni si trova costretto ad interrompere le riprese poichè il produttore Pierre, pesantemente indebitato, non ha i soldi per coprire finire le riprese. Dopo un colloquio grottesco e disastroso con Netflix per cercare di ottenere i fondi necessari per completare il film, Giovanni e Paola decidono di cercare nuovi produttori. Trovano un gruppo di coreani entusiasti della sceneggiatura e del suo finale senza speranza. Nel frattempo, una mattina,

Paola confessa a Giovanni di essere in terapia da uno psicologo da diversi mesi e di voler chiedere la separazione. Ha già affittato un appartamento dove andrà a vivere da sola. Giovanni, accettando che il suo matrimonio sia ormai finito, decide di stravolgere il finale del suo film. Il segretario non si suicida più, ma si unisce alla causa della sua amata moglie. Insieme ad una piccola folla, si dirige verso la storica sede del PCI in Via delle Botteghe Oscure, sotto le finestre di Togliatti. Il loro gesto ottiene l’effetto desiderato: il giorno dopo, il quotidiano “l’Unità” riporta in prima pagina il titolo “Unione Sovietica addio!”, indicando che il PCI ha deciso di abbandonare la linea filosovietica. L’intero cast del film, insieme a quello di alcuni film precedenti di Moretti, marcia gioiosamente lungo via dei Fori Imperiali. Indossano abiti in stile anni ’50 e portano bandiere rosse e una gigantografia di Trotsky. Alla fine del film, un messaggio rivela che grazie all’abbandono della linea filosovietica da parte del PCI, in Italia è stata realizzata l’utopia comunista tanto cara a Marx ed Engels