“NUTRIGENOMICA: L’ALBA DI UNA NUOVA SCIENZA DEL MANGIAR BENE”
A cura di Alessia Viviano
1850: Feuerback con la sua teoria sul “siamo ciò che mangiamo” forse non aveva tutti i torti. È ormai evidente e noto a tutti che vi è senza dubbio un rapporto strettissimo tra cibo e salute. Difficile trovare qualcuno che non sappia rispondervi alle conseguenze scaturite dall’assunzione di troppi zuccheri o troppo sale. Così come sarà difficile non essere a conoscenza che l’assunzione di cibi contenenti tossine, pesticidi, particolari additivi chimici alimentari, influenzino e contribuiscano alla proliferazione di cellule maligne nell’organismo. Ippocrate fu un altro noto sostenitore di questa interrelazione. Il cibo, per costui, è sinonimo di medicina e viceversa; da evitare, si intenda quello modificato, trattato, osservato e studiato empiricamente come generatore di malattie. Risulta alttrettanto difficile però capire il perchè la nostra cultura, quella occidentale, sia rimasta sulla sua strada, ostinatamente, dove il suo più lontano orizzonte era fino a pochi anni fa limitato ai farmaci, agli interventi chirurgici; rifiutando per secoli le più evidenti ed ovvie ipotesi, per lo più già largamente diffuse nelle medicine orientali.
Ma l’enorme mole di dati scientifici a favore del legame fra consumi alimentari e salute umana ha portato oggi molti governi a sviluppare linee guida per promuovere la salute tramite la dieta, sostenendo in primis quella mediterranea: quest’ultima è ricca di verdure, fibre ed antiossidanti ed è dunque protagonista nella prevenzione di tumori. Numerosi studi, ad esempio, hanno approvato che una dieta a basso contenuto di grassi, porta un apporto concreto benefico al corpo. Non a caso nell’ultimo decennio si sono ampiamente diffuse , da parte dei ministeri pubblici per la salute, raccomandazioni dietetiche generali e campagne sulla prevenzione attraverso la sana alimentazione. Ora resta da chiarire cosa si intende per “sana alimentazione”; tuttavia forse non è il caso di porre una definizione oggettiva, universale, valida in tutte le circostanze e per tutti. Occorre sempre ricordare che la genetica, in relazione ai fattori ambientali, psicosociali e di altro genere, influisce in maniera differenziata e pervasiva in ogni individuo. Nel DNA vi sono circa 40.000 geni, la maggior parte di essi sembrerebbe proprio funzionare in connessione al cibo ingerito. Vari studi svolti sino ad oggi hanno poi confermato una certa predisposizione nelle persone obese ad implentare i processi infiammatori, causa della genesi di molte patologie gravi. Ma di certo l’obesità non è assolutamente l’unico fattore incidente. Purtroppo fin quando si considererà solo l’aspetto quantitativo, e dunque l’apporto di calorie nella dieta, sottovalutando invece il prametro qualitativo dell’alimentazione, ovvero la selezione e il consumo di cibi effettivamente vantaggiosi ed atti a migliorare la qualità della vita, non abbracceremomai quella visione più ampia della sfera “salute” che ci porterebbe senza dubbio ad una quasi perfetta prevenzione.
Ad oggi vi sono alcune dritte essenziali per tenere sotto controllo l’organismo: in primis mantenere un buon peso corporeo in relazione alla propria statura; dunque incrementare, durante la settimana, l’attività fisica; poi ovviamente ridurre i grassi saturi, i drink alcolici, il fumo ed i cibi trattati industrialmente (che sono colmi di conservanti o addensanti a dir poco pericolosi ed ad alto contenuto cancerogeno). Occorre invece ingerire cibi freschi, verdura e frutta ricchi di fibre vegetali, flavonoidi e antiossidanti; tuttavia v’è da sapere che molte sono le cure naturali se si incorre in una mediocre selezione del cibo. Basta essere correttamente informati prima di sedersi a tavola: come era solito sostenere il filosofo La Rochefoucauld: “mangiare è una necessità, mangiare intelligentemente è un’arte.