2022: cigno nero per azioni e obbligazioni. Punto di svolta nel 2023
Di Alessia Viviano
Abbiamo concluso il 2022, per molti definito “Annus Horribilis”, in cui non sono mancate le notizie con l’aumento dei tassi di interesse, l’inflazione e i prezzi dell’energia che hanno dato il tono a un periodo tumultuoso per i mercati azionari e non solo. Cerchiamo di entrare nel dettaglio con Fabrizio Oliva, consulente finanziario e fondatore del blog “4 Passi nella Finanza”.
Oliva, facciamo un breve recap dell’anno nero dei mercati.
Il 2022, come si evince dal grafico, ci ha mostrato come il mondo più difensivo (cosi percepito dall’italiano medio) ovvero il mondo obbligazionario, possa perdere come l’azionario in alcuni casi. Insomma un anno sicuramente da dimenticare ma da cui prendere anche spunto per approfittare di alcune opportunità celate dal sentiment collettivo ribassista.
Inflazione USA al 6,5%, un ottimo segnale di raffreddamento dell’economia di questo 2023 ma pur rallentando il ritmo del rialzo dei tassi , la FED ha ribadito che la sua missione non è affatto conclusa, rendendo necessario un’ulteriore rialzo di 0,25 bp. Cosa ne pensa a riguardo?
Il ciclo dei tassi di interesse ha sicuramente invertito in modo decisivo la tendenza dei due mondi equity e bond, ad essere decorrelati unidirezionalmente. Con tutta probabilità, l’errore primario va attribuito alla FED che, in un primo momento ha etichettato i primi segnali di inflazione come transitori e poi di tutto impeto ha proseguito con decisioni molto aggressive collezionando rialzi da 75 bp cosi da poter in qualche modo “sedare” il picco inflattivo. In effetti, l’economia sembra essere rallentata e secondo Powell è altresì necessario mantenere una politica monetaria restrittiva sino a che l’inflazione rimane cosi inaccettabilmente alta e non si proietta verso l’obiettivo del 2%, un obiettivo che indubbiamente richiederà del tempo.
Sul fronte obbligazionario mai come ora le valutazioni sono convenienti e alcuni segmenti di quest’ultimo avranno maggior slancio: si trova d’accordo con questa affermazione?
In questa fase di ribilanciamenti, il comparto obbligazionario quale elemento immancabile di costruzione del portafoglio, può sicuramente essere uno strumento che riesce ad attutire le perdite. Per quanto invece concerne il segmento che, a mio avviso, potrà offrire maggiori benefici agli investitori è quello dei bond investment grade; le obbligazioni investment grade a breve termine , i titoli del Tesoro che affrontano una minore volatilità dei prezzi ed infine quelle societarie high investment grade (con rating A o superiore) sono interessanti e adatte in termini di ripresa dei rendimenti.
Dopo un anno volatile con un calo di 10 mesi seguito da una ripresa negli ultimi due mesi, è chiaro che abbiamo una lunga strada da percorrere prima di raggiungere nuovi massimi. Quindi cosa possiamo aspettarci per questo 2023?
Nonostante il rallentamento della crescita, vediamo lati positivi nell’allentamento dell’inflazione, nel picco dei tassi di interesse e nel perno verso la stabilizzazione della crescita. A mio avviso, occorre rimanere difensivamente posizionati in azioni ovvero rispolverare le vecchie strategie di entrate periodiche o parziali. Come? Sicuramente non utilizzando subito tutta la liquidità disponibile sul mercato ma diluire la disponibilità liquida in tasca, utilizzando strategie con programmi di accumulazione; mentre per le obbligazioni – le investment grade fino a 5 anni – potrebbero essere una soluzione efficace per la costruzione di un portafoglio resiliente. Potremmo dire con un sorriso che il peggio sia passato ma la prudenza è ancora necessaria.
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