APOTECA ART PORT – GIUGNO 2010
Al porto delle arti approdano ancora una volta novità interessanti; al 129-133 di via Solfatara, infatti, Nicola Fasano ospita una collettiva di pittura, visitabile fino a fine giugno. Il suo elegante e minimale spazio, “Apoteca art port”, inaugurato nel novembre 2008 con una personale di Mario Sangiovanni, si veste stavolta dei colori plumbei di Fabio Testa, delle armonie cartoonate postnucleari di Gennaro Cilento, delle atmosfere manga di Rosa La Rana, dei ritratti psicologici di Gianpaolo Arionte e dei paesaggi vivamente prospettici di Paolo La Motta. Cinque artisti, cinque stili diversi, cinque modi di declinare l’equilibrio. «Continuo a portare avanti la mia promozione dell’arte, offrendo questo spazio a giovani dell’Accademia e a veterani del settore, per dar modo agli uni di attingere dagli altri. Promuovo l’osmosi del sentire sensibile, attraverso linguaggi diversi e soggetti alternativi. La ricerca stilistica -afferma Fasano- e le sue molteplici espressioni si rincorrono e si manifestano compiutamente in ogni artista, e in ogni opera, rendendo l’Apoteca art port un luogo di esposizione e di composizione». Un punto di fine e contemporaneamente d’inizio, a partire dalle cromie vivaci e confuse di Cilento: «sono lavori concreti, onirici, brillanti e significativi, dove la forma si fa colore». Cassonetti stagliati su rossi infuocati, maschere e tute vestono superstiti di un disastro nucleare, cieli verdi sono la volta sotto cui centrali ancora per poco attive portano avanti il loro lavoro. A queste atmosfere pop-retrò si affiancano i volti di Gianpaolo Arionte: «l’espressione umana pervade ogni mia creazione, ne diventa l’essenza; sguardi imperiosi e profili decisi sono al centro delle mie opere, per un figurativo che travalica l’arte». Terre cariche, bianchi candidi e neri intensi rivestono copiosamente supporti differenti per effetti ogni volta nuovi e coinvolgenti. Pennellate copiosamente stese poggiano acrilici e oli, per una tecnica mista dalla resa mirabile. Colore e vivacità, invece, nei fumetti di La Rana; la giovanissima autrice già finalista a Comicon, propone per lo spazio puteolano alcuni lavori dalle atmosfere marcatamente oniriche. I tratti leggeri, su toni pastello, ritraggono figure dagli occhi grandi e dai capelli voluminosi, immersi in venti freddi, in dialoghi con la mente, in sogni cerebrali, «sono racconti di un tempo senza fine; di una gioventù che è ovunque, da sempre; di un sentire amplificato e -spiega l’autrice- concreto». E concreti sono anche i paesaggi urbani di Fabio Testa: «l’arte è un continuo sperimentare e ricercare; la propria dimensione cambia, è mutevole, a seconda del sentire momentaneo. Per questa condizione voglio nelle mie opere la periferia». Una periferia senza confini geografici, una periferia che è ovunque e, soprattutto, nel cuore dell’uomo contemporaneo; una deriva dei sentimenti che non conosce centro, caos, approdo; una libertà fugace e inverosimile. Le tele di Testa, grandi e nette, si ricoprono di colori matti, non c’è luce eppure brillano, brillano di un chiarore umano che pochi grandi autori sanno imprimere. L’assenza prospettica e gli evidenti giochi dimensionali rendono la sua pittura estremamente attuale, evidenziando i retaggi berlinesi e le esperienze in giro per il mondo. A breve, infatti, progetti espositivi proprio nella capitale tedesca, in una prestigiosa galleria del centro. A chiudere il gruppo degli artisti protagonisti di questa collettiva è Paolo La Motta. Esperienza e sperimentazione, rendono la sua pittura colta e ironica. Piccoli tratti cromatici colorano paesaggi urbani noti e vissuti. I suoi verdi-terra e i grigi-sabbia spargono sulla tela un’atmosfera di umidore vitale, «la mia pittura è scultura del colore e la mia scultura si colora di materiali vivi». Una piccola opera scultorea, infatti, arricchisce la mostra, dimostrando all’osservatore anche più smaliziato e competente, come l’arte riesca sempre a sorprendere.
A cura di Rosaria Morra