Chiesa e tecnologia: accostamento impossibile? Pare di no
Il trentaseienne Paolo Padrini, sacerdote ed assessore del Consiglio Pontificio delle Comunicazioni Sociali del Vaticano, ha annunciato che nel mese di luglio verrà messa gratuitamente a disposizione per iPad l’applicazione iBreviary, da lui stesso creata nel 2008, in collaborazione con lo sviluppatore Dimitri Giani. L’applicazione, già disponibile per iPhone e iPod Touch, consiste nel primo breviario cattolico multimediale, ed è stata originariamente pensata come un modo per i cattolici praticanti di compiere le orazioni religiose nonostante le presumibilmente sovraccariche giornate lavorative; durante i pochi momenti liberi, utilizzando l’applicazione, il credente può avere accesso alle preghiere quotidiane proposte in chiesa, suddivise secondo l’ordine tradizionale del Breviario Cattolico. Due anni dopo, con l’uscita del rivoluzionario iPad, l’applicazione verrà introdotta anche nelle chiese, a risorsa dei sacerdoti stessi, con qualche piccolo aggiornamento: prima di tutto, il programma è dotato di maggior completezza, contenendo anche il Messale Romano; sarà inoltre incluso l’audio, con musiche di accompagnamento e suggerimenti di omelie.
Padrini, che con i suoi sforzi “rivoluzionari” tenta anche e soprattutto di coinvolgere ed attrarre i giovani attraverso la tecnologia, creando un nuovo e più allettante punto di incontro tra il loro mondo e quello religioso, afferma: “Non ci dobbiamo scandalizzare se sugli altari ci sono questi strumenti a sostegno della preghiera”.
La vecchia concezione secondo cui nel binomio religione-scienza l’una esclude l’altra è dunque da considerarsi superata?
A cura di Germana de Angelis