«Rossetto e tacchi a spillo?» La scienza ha bisogno di donne
La scienza è un gioco da ragazze. Così si intitola la campagna europea che punta sulle adolescenti per rilanciare la scienza e la ricerca perché l’Europa, per essere competitiva a livello mondiale, ha bisogno di incrementare ad un milione il numero dei ricercatori. Questo obiettivo non può essere raggiunto senza le donne.
Per fare presa sulle più giovani, è stato girato un videoclip – immediatamente stroncato dal web – che mostra tre ragazze che ancheggiano sensuali e fanno irruzione in un laboratorio armate di rossetto per sfatare i vecchi stereotipi maschili. La scienza vuole essere sexy? La commissaria europea all’innovazione Marie Gheoghegan Quinn, irlandese, auspica che attraverso questa campagna passi un’idea diversa della scienza: non polverosa, non noiosa, ma intrigante e appassionante.
I tempi sono cambiati da quando, nel XIX secolo, fu rifiutata la laurea in matematica a Cambridge all’irlandese Annie Maunder. È vero che la maggioranza delle lauree in Europa sono conseguite da donne (anche se solo il 40% sceglie l’ambito scientifico) ma i numeri diminuiscono quando si tratta del post-laurea (master e dottorati di ricerca): solo una donna su tre in Europa è una ricercatrice. Perché sempre meno donne preferiscono le scienze? Secondo la commissaria europea, è necessario scardinare gli stereotipi secondo cui alcuni mestieri sarebbero adatti alle donne ed altri agli uomini. Per favorire il raggiungimento di quest’obiettivo, sono state scelte come testimonial cinque donne che oggi si dedicano alla ricerca scientifica. Le loro storie verranno raccontate ai ragazzi tra i 13 e i 17 anni perché l’adolescenza è l’età in cui maschi e femmine manifestano un’uguale predisposizione verso le discipline scientifiche.
Tra le cinque ambasciatrici europee per la ricerca c’è anche un’italiana. È Ilaria Capua, 46 anni, nota perché nel 2007 decise di rendere pubblica la sequenza genetica del virus dell’aviaria. La veterinaria e virologa dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie di Padova ha innescato, attraverso questa sua scelta, un cambiamento decisivo in favore della trasparenza e delle condivisione dei dati delle ricerche nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La ricercatrice italiana, a proposito della campagna La scienza è un gioco da ragazze, sottolinea l’importanza di un cambiamento del sistema che parta, però, innanzitutto dalle donne che «devono cominciare a credere di potercela fare. Serve una voglia matta per superare salite durissime e le sberle tremende che prenderanno. Ma vale la pena. È un lavoro entusiasmante. Fare scienza oggi vuol dire essere i motori del cambiamento del mondo». La storia delle donne appassionate alla scienza è lunga: parte con Ipazia, la filosofa, astronoma e matematica alessandrina vissuta nel IV secolo dopo Cristo, che diede la vita per difendere ciò in cui credeva; passa per il Nobel nel 1986 a Rita Levi Montalcini fino ad arrivare alla belga Ingrid Daubechies, la prima donna eletta alla guida dell’Unione internazionale dei matematici nel 2010.
Si spera che la passione e l’entusiasmo per la scienza targati al femminile si diffondano sempre più. Abbiamo tempo fino al 2020!
Chiara Selleri