Obama il Presidente delle Minoranze d’America.
Barack Obama Jr. nasce a Honolulu (Hawaii, USA) il 4 agosto 1961, da padre keniota agnostico ed ex pastore emigrato negli Stati Uniti per studiare, e da Ann Dunham del Kansas, la coppia frequentava ancora l’università quando nacque Barack.
Due anni dopo il lieto evento i due si separano. Dapprima il padre si trasferisce ad Harvard per completare gli studi poi ritorna in Kenya. Barack vivrà con sua madre e il suo compagno e rivedrà suo padre, solo una volta prima della sua morte nel 1982.
Dal secondo matrimonio di sua madre, con un indonesiano, anch’egli conosciuto all’università, nascerà sua sorella Maya Soetoro-Ng.. Nel 1993 muore il secondo marito. Ann e Barack, si trasferiranno a Giakarta. Quì, il piccolo, seguirà gli studi elementari.
A 10 anni si trasferirà a Honolulu per ricevere un’istruzione migliore, dove vivrà con i nonni materni prima che la madre possa raggiungerlo.
Dopo il liceo, studia all’Occidental College prima di spostarsi al Columbia College della Columbia University, dove consegue una laurea in scienze politiche con una specializzazione in relazioni internazionali.
Successivamente, comincerà il suo impegno lavorativo, sempre con maggiori riconoscimenti.
Obama ancora una volta si trasferisce, questa volta a Chicago, per dirigere un progetto “non profit” che assiste le chiese locali nell’organizzare programmi di apprendistato per i residenti dei quartieri poveri nel South Side.
Nel 1988 lascia Chicago per Harvard, per approfondire gli studi di giurisprudenza.
Nel 1990 in febbraio è il primo afroamericano presidente della celebre rivista “Harvard Law Review”.
Uno squarcio di colore rosa nel 1989. Obama frequentava uno stage estivo, nello studio in cui Michelle Robinson era avvocato associato, un anno dopo il dottorato “magna cum laude” nel 1991 corona il sogno sentimentale e sposa Michelle.
Torna a Chicago e dirige il movimento “voter registration drive” per far registrare al voto quanti più elettori possibili.
Diviene avvocato di uno studio importante, e lavora per difendere organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti civili e del diritto al voto.
Nel 1995 scrive un libro: Dream from my father” in cui descrive l’esperienza di crescere con la famiglia della madre, bianca e di ceto medio. Sua madre morirà poco dopo la pubblicazione del libro e aver visto suo figlio docente della scuola di legge dell’Università di Chicago (già dal 1993).
Insegnò fino al 2004, quando candidatosi per il Partito Democratico venne eletto al Senato Federale. E’ l’unico senatore afroamericano quando, nel 2007, annuncia la sua candidatura alle presidenziali del 2008.
Quelle presidenziali del 2008 lo proclamarono Presidente degli Stati Uniti d’America.
La politica di Obama negli anni a succedere è stata coerente con il percorso che lo ha visto impegnato sul fronte dei diritti dei meno rappresentati, punto di forza: la politica sull’immigrazione.
Rispetto al 2008 i pensionati, i “seniors”, che non lo hanno mai amato particolarmente, hanno ridotto il loro consenso, così anche gli indipendenti e il ceto medio bianco.
L’America però è soprattutto minoranze etniche.
Obama ha un notevole consenso tra i Latinos, fino al 40%, per non parlare dell’elettorato femminile, oltre ai giovani con meno di 30 anni , in generale tra i giovani ha avuto il 60% delle preferenze, e le comunità gay, dopo la lotta contro il “don’t ask, don’t tell” e “l’endorsement” e le nozze gay. Oltre a tutta la popolazione di colore.
Gli Stati Uniti si sono schierati a favore della parte progressista.
Gli afroamericani, gli ispanici ed asiatici americani, che sono il 10% dell’elettorato
complessivo, i figli dell’ondata migratoria degli anni ottanta e novanta, hanno dato ad Obama, il vantaggio necessario per vincere.
Con la proclamazione della vittoria in Ohio considerato determinante per chiunque voglia arrivare alla Casa Bianca, il Presidente ha superato la soglia dei 270 grandi elettori.
Su Twitter, il suo commento è stato: “voi l’avete reso possibile”. Poi è stato
il boato a Chicago, al quartier generale dei democratici. E’esplosa la folla, le migliaia di persone che attendevano conferme del risultato, al suono “moderno” di Twist an Shout.
Una vittoria liberale, dovuta anche all’esito dei referendum sui matrimoni gay, sull’uso della marijuana per uso generale piuttosto che terapeutico in certi Stati.
Forse, l’America si avvicina, da questo punto di vista, ai Paesi del Nord Europa come l’Olanda e forse l’integrazioneesiste e, si conferma nella conservazione delle radici delle diversità.
In questo senso si è mossa la grande macchina organizzativa di Barack Obama, che ha costruito, attraverso l‘immagine di paladino delle minoranze, sostenuta inconfutabilmente dal suo vissuto e, i momenti di “incertezza” del repubblicano, il suo vantaggio.
Il suo discorso di ringraziamento è stato l’epilogo emozionante di una battaglia, sviluppatasi sul filo del rasoio.
Smussate le punte di contrasto dal “non senso” della vittoria, l’invito del vincitore, è stato ad una cooperazione delle forze, tutte, come di tutti i popoli degli Stati Uniti d’America, per una vittoria della civiltà americana.
Citandolo: l’America è grande non perché ha il più forte esercito del mondo ma per le sue scuole per le sue università.
In Italia le nostre scuole non seguono la grandiosità dei nostri cervelli, purtroppo.
Tutt’altro spettacolo, fornisce il frammentato panorama politico italiano, questo è il motivo per cui comunque sia andata, l’America ha motivo di festeggiare, per l’Italia avremmo molte perplessità.
a cura di Brunella Postiglione