Al Grenoble di Napoli Lo Verso, Ponti e de Luca chiudono in bellezza il loro tour
Si è concluso, veramente in bellezza, a Napoli, ospitato dall‘Institut Français, il tour di presentazione del film “Il turno di notte lo fanno le stelle” con la presenza degli attori protagonisti Enrico Lo Verso, Nastassia Kinsky e Julian Sands, del regista Edoardo Ponti, dell’autore scrittore Erri de Luca e di Paola Porrini, una delle due produttrici. Un grande attore, una bella attrice, un’eccezionale regista ed un impegnato scrittore per un piccolo bel film dai toni toccanti ed umani da renderlo grandioso nonostante il breve tempo che dura la proiezione. Questo è “Il turno di notte lo fanno le Stelle” che è stato proiettato ancora una volta e come ultima tappa di presentazione con i protagonisti all’Istituto francese Grenoble di Napoli dopo il festival di Roma e diverse città come Bologna, Milano, Torino, Vicenza, Pescara, raccogliendo ovunque simpatie, commozione ed applausi, sia per la storia d’alta umanità, che per l’interpretazione perfetta degli attori protagonisti della vicenda. Prima della proiezione del cortometraggio la bravissima attrice napoletana Isa Danieli ha recitato brillantemente la lettura di un brano del nuovo libro di Erri de Luca “la doppia vita dei numeri”, edito da Feltrinelli, come il libro di Erri a cui fa riferimento il film. Il cortometraggio è stato finanziato dalla Regione Trentino con un modesto investimento, ma per fortuna abbiamo in Italia imprenditori come Montura abbigliamento e Lucio Garofalo SpA che produce a Gragnano, patria del prodotto d’eccellenza della gastronomia nel mondo, la famosa pasta di semola di grano duro, che hanno inteso fornire l’ulteriore contributo finanziario occorrente alla realizzazione del corto. Il film non ha richiesto effetti speciali perchè ogni scena è realmente stata girata in una maniera bizzarra e senza alcun trucco. I noti attori, attraverso questo film, si sono avventurati per la prima volta nella loro vita scalando una parete rocciosa accompagnati dalle guide alpine Diego Zanesco e Manfred Stuffer. quest’ultimo impegnato inoltre come cameraman nella parete sud al Sass Pordoi.
Nel momento in cui l’autore del film ha presentato, nella sala dell’Institut Français a Napoli, i suoi personaggi, Ponti ha esordito, dicendo: “ Prima di tutto volevo dire quanto sono contento di essere qua! Non vedevo veramente l’ora di venire a Napoli, abbiamo girato tante città ma Napoli è la mia Napoli!. In ogni cellula c’è il Dna di mia mamma Sofia Loren e mi ha trasmesso l’amore per Napoli, io parlo bene l’Italiano ma mia mamma, che parla anche otto lingue, conserva gelosamente quella napoletana che per tanti, come per lei, non è un dialetto ma una vera lingua” Ponti ha poi ringraziato tutti coloro che hanno collaborato con lui affermando:”Sono molto grato a questa squadra che si è formata per realizzare il film e che si è unita attorno alla passione di Erri e a questa storia. Il cortometraggio racconta di un uomo solitario e una donna sposata che scalano una parete nelle Dolomiti. Lui ha appena affrontato un trapianto di cuore, lei un’operazione a cuore aperto. Si sono promessi quella scalata nei giorni di attesa in corsia. La loro intesa e complicità sfiora l’amore, però è altra cosa: è ringraziamento fatto all’aria aperta per i nuovi battiti del cuore. La cima raggiunta è il punto di partenza per la vita restituita.
Il corto di Ponti racconta la storia di una rinascita, di una seconda chance conquistata con audacia e impegno. “Il film racconta la storia della loro scalata e del coraggio di vivere anche quando si era pensato che i propri giorni fossero contati, mettendo alla prova corpo e spirito per trasformare le proprie vulnerabilità in punti di forza. Per ogni battito che ancora resta nel proprio cuore c’è speranza per l’amore”
Queste le parole del regista Edoardo Ponti innamorato delle dolomiti e del Trentino, splendido set del film.
A termine proiezione film abbiamo avvicinato i personaggi per un’intervista e alla domanda posta in riferimento a Erri e Ponti su come si sono approcciati alla montagna Edoardo risponde: “Con Enrico ci siamo incontrati a telefono. Io abito a Los Angeles e la sceneggiatura mi è stata data dalle due produttrici Paola Porrini e Silvia Bizio, mentre ero solo a pranzo in un ristorante di Santa Monica, ad un certo punto leggendo mi sono venute le lacrime e subito dopo ho chiamato Paola e Silvia accettando la regia del film”. Ho poi telefonato a Lo Verso, che era in Sicilia al lavoro, e gli ho detto faccio il mio primo film italiano e ti vorrei nel mio film. Enrico, felicissimo, ha subito accettato anche perchè era da tempo che si pensava di lavorare insieme, poi gli ho detto che l’ha scritto Erri de Luca e lui ancora più felice mi ha detto benissimo…, benissimo,,,, sono ancora più contento, infine gli ho detto devi fare l’alpinista in Trentino ed allora lui ha cominciato ad avere delle remore sia per se stesso che per Sonia, ma poi ho convinto entrambe. La cosa simpatica che quando, da siciliano, Enrico è giunto in Trentino, era abbronzatissimo ed occorreva togliere questa abbronzatura, allora lui è ricorso a metodi antichi tramandati dalla nonna che gli diceva che per darsi “versi più signorili”, quindi levarsi l’abbronzatura che scaturiva dallo stare a lavoro nei campi, bisognava strofinarsi del pomodoro sulla pelle, cosa che ha messo in atto tra lo stupore e la meraviglia del personale di pulizie dell’albergo che trovavano il più delle volte cuscini sporchi di rosso, quel rosso appunto del pomodoro che a volte non veniva tolto del tutto prima di poggiarsi a letto.
A Lo Verso abbiamo chiesto: chi non ha mai scalato una montagna quali emozioni può provare e lui ci ha risposto ovviamente riferendosi all’impegno da attore assunto per l’interpretazione del film e nel film:” ho rivisto a Torino qualche giorno fa un amico che per primo trenta anni addietro mi aveva parlato di montagne, arrampicate ed altro ed io l’ho definito <il primo marziano che ho conosciuto> perchè per me era una cosa impensabile fino ad un mese prima del film e la reputavo una azione da folli. In realtà, e poi in un film come questo, ancora di più si dice che ci sono più livelli e sicuramente il primo è quello della condivisione d’una paura, la paura di non farcela in ospedale, di non superare un momento difficile. Per me marittimo potrebbe essere un giro di boa, diciamo così, e da quel momento in poi vedere il rimettersi in moto diciamo se ce la faccio e allora ci deve essere un motivo e non devo sprecare questa cosa, devo viverla e potarla ancora avanti perchè comunque nel nostro Dna c’è questa cosa del dover andare avanti altrimenti non ci saremmo spostati. Allora queste due persone in ospedale si fanno una specie di voto, si fissano un appuntamento sei mesi dopo e non se lo ripetono per telefono, per lettera, per sms, per e-mail o altro, se lo sono dato , ci vanno, si trovano li quel giorno a quell’ora e questa è una cosa che nel film non si dice, non viene spiegata, però è una cosa che volevamo stabilire per capire che tipo di collegamento potesse esserci tra i personaggi, quel luogo e quella cosa che stavano per fare. Da quel momento in poi scalano insieme, scalando insieme sono in due e sono soli ed ognuno col proprio passato, presente e futuro, perchè da li in poi sapranno di poter vivere al 100% una vita nuova, una vita donata, regalata dall’intervento. Quindi la cosa che va a trovare prima è la comunione tra questi due personaggi e la forza della storia che hanno vissuta cioè il ricevere un’operazione a cuore aperto, il ricevere un cuore, un organo da un’altra persona che è una cosa che comunque ti mette in una condizione speciale di ricettività e quindi questo è l’importante, riuscire a trovare questa cosa. Poi la montagna rappresenta per noi una sfida estrema, per voi il quotidiano”. Di prammatica a conclusione di un’intervista viene spontaneo chiedere ad un personaggio così disponibile, simpatico, cordiale, sincero e per quelli che sono stati i ruoli e le interpretazioni da lui già realizzate in questo come in altri lavori veramente brillante e da grande professionista, se potevamo conoscere i suoi nuovi impegni e Enrico Lo Verso ha risposto: “Sono già impegnato nell’uscita di un mio nuovo lavoro nel film kolossal, del regista Renzo Martinelli, “11 settembre 1683” con F. Murray Abraham (Marco da Aviano) che uscirà in gennaio ”. Tutto sommato “Il turno di notte lo fanno le Stelle” rappresenta uno straordinario racconto-sceneggiatura, dove ogni battito del cuore ha un suono mai udito prima. Completamente inedito.
Sintetizzando la visita napoletana raccogliamo tre battute su “Il turno di notte lo fanno le stelle”: per de Luca “Quando la macchina da presa opera sulle montagne, che conosco, ho scalato, ho messo le mani tante volte, mi si apre il respiro”, per Ponti “finchè uno ha ancora un battito del cuore che rimane, uno può cambiare tutta la sua vita con un solo ultimo battito” e per Lo Verso nel film “La nostra amicizia non è mia e sua, non è quella semplice di due persone, ma ci sentiamo legati come se uno portasse un pezzo dell’altro”.
Giuseppe De Girolamo