IL CAVALIERE, RE SOLE, E IL “VINAVIL” MONTI
Chissà cosa gli sarà frullato per la testa quando ha deciso di ridiscendere in campo. Il ruolo di padre nobile che guarda dall’alto il suo partito e da’ buoni consigli, frutto della sua esperienza, gli stava stretto. Meglio, non gli calzava affatto. Eallora, dopo un po’ di traccheggiamenti a sfondo probabilmente pubblicitario, l’entrata in scena a corna basse. Un’irruzione che non giova a lui, Berlusconi, né al suo partito, sia che fosse il Pdl o la rediviva Forza Italia. Ma li ha letti i sondaggi, anche quelli più favorevoli al suo partito? Si è reso conto che l’aria che tira in Europa, nel mondo, non gli è favorevole? Ha visto i risultati del Pd con la sfida Renzi-Bersani? C’è da credere che ha valutato tutto quello che c’era in campo. Alla fine il Cavaliere, Re Sole, si è convinto che “solo lui poteva salvare l’Italia”, come le disse mamma Rosa il giorno che decise di scegliere la politica all’imprenditoria. Messi da parte dubbi e timori, che anche uno come lui serba nell’angolino più nascosto del cervello, sotto la pressione del cerchio magico che ha intorno a se e che senza il suo riapparizione sarebbe stato spazzato via, compie il grande passo.
Tocca ad Angelino Alfano stracciare, anche se con garbo, la legislatura. Spiegare perché il governo Monti non va più bene. Ipotizzare come si andrà avanti fino a Marzo, data delle possibili elezioni politiche. Bella faticata per quello che doveva essere il successore di Silvio, che si vede costretto ad assecondare il padre fondatore anche quando fa scelte non condivisibili. La domanda che ritorna tra gli addetti ai lavori, ma anche tra la gente comune, è: “perché l’ha fatto?”. Ci voleva proprio la sua faccia e la sua storia politica per far vincere il polo dei moderati che a lui sta tanto a cuore? Tanti anni fa sulla scena politica italiana c’era il signor Occhetto Achille che aveva inventato una “gioiosa macchina da guerra” che avrebbe fatto cambiare la storia politica del Paese, ridimensionando i moderati una volta e per tutte. Fu allora che il prode Silvio decise di bloccare l’avanzata comunista. Ci riuscì. Tant’acqua da allora è passata sotto i ponti. La sinistra, che stavolta è formata da Bersani e Renzi, stando ai sondaggi potrebbe vincere. Se sull’altra sponda, appunto quella dei cattolici-moderati, non esce fuori un “collante” resistente per le tante anime (qualcuna persa) che compongono questo fronte, c’è poco da fare, vince Bersani. Se, invece, si riesce a trovare il “fil rouge” unificante, il gioco è fatto. E il “vinavil” che doveva incollare tutto quanto s’era pure trovato: Mario Monti. Era, insomma, Monti ilsuper leader che sarebbe stato ben accetto a Casini, Fini, Montezemolo, Ornaghi, Riccardi, Passera e agli altri moderati, ma anche al Pdl di Angelino Alfano, anche se con qualche distinguo. Forse l’ex presidente del Consiglio ha pensato che poteva ripetere il gioco fatto su Occhetto, ma con quali truppe? Probabilmente ha ritenuto che il dissenso su Monti, con le misure prese dal suo governo di tecnici così indigeste all’opinione pubblica, vedi IMU, doveva essere cavalcato con forza, perché sarebbe stato vincente. Oppure ha pensato che proprio Monti, con l’Europa a fianco, era stato il suo carnefice e, quindi, doveva essere impallinato. Resta il fatto che il ritorno di Silvio mette da parte ormai vecchi scenari e ne ipotizza altri, che con tutta la fantasia possibile è difficile concepire. Che faranno i cattolici-moderati? Si daranno una casa comune che non sia di proprietà di Casini, di Fini o di Montezemolo? Decideranno di appoggiare Bersani con la condizione che Vendola “taccia per sempre”? E Berlusconi leader del Pdl, o di quello che sarà, che ipotesi di percorso ha in mente? Per un attimo, ma solo per un attimo, congetturiamo che ha fatto bene a fare “ammuina”, a rompere gli schemi, eppoi? Con chi si alleerà per ritornare a palazzo Chigi? Con i “barbari sognanti” di Maroni? Gli interrogativi sono troppi e non ci fanno ben sperare per il futuro dell’Italia. Piaccia o non piaccia non possiamo concepire che a casa nostra facciamo quello che vogliamo, come se non ci fosse l’Europa e i mercati mondiali. Una campagna elettorale populista, contro l’Europa ed il resto del mondo, sarebbe lanciare un boomerang micidiale proprio alla nostra Italia.
di Elia Fiorillo