Elezioni: Le strategie dei partiti. Intese segrete e parelele
Le strategie dei partiti e dei movimenti Le strategie dei partiti e dei movimenti sono ormai ben delineate in questa campagna elettorale. Alcune studiate a tavolino, altre nate dalla quotidianità del confronto-scontro per conquistar voti. La scadenza dell’apertura delle urne e’ vicina e la caccia al voto diventa frenetica. A costo di qualche marcia indietro e di tante promesse inmantenibili.
Nel partito di Berlusconi il caso Cosentino e’ emblematico. “Il perdente di successo”, come Cosentino definisce Angelino Alfano, stavolta ha vinto portando nella cesta del rinnovamento la testa del plurindagato parlamentare campano. Le urla al garantismo non sono servite, ne’ le minacce di perdita di voti. In una campagna elettorale particolare come questa, dove il nuovo pare che in parte avanzi, meglio essere cauti e mettere da parte i troppo chiacchierati. Nel campo montiamo le difese delle norme più toste varate dall’attuale Esecutivo si minimizzano, fino all’ipotesi che “dopo” la sperabile vittoria si rivedranno. Nel Pd sembra nata la sindrome della “gioiosa macchina da guerra”, cioè la paura di una possibile sconfitta attribuita alle posizioni di Monti. La verità e’ che il centro fa gola perché sempre di più appare il possibile futuro ago della bilancia. E Monti lo sa e apre, come era naturale che fosse, al Pdl a condizione che Berlusconi si faccia da parte.
Se in bella vista si combatte la battaglia per il rinnovo del Parlamento, nell’ombra un’altra campagna elettorale e’ in corso, quella per la presidenza della Repubblica. Il 15 maggio 2013 Re Giorgio lascia l’appartamento presidenziale al Quirinale. Chi lo sostituirà? Tutto e’ collegato a quello che avverrà il 24 e 25 febbraio. Chi non sarà sicuramente eletto acapo dello Stato e’ l’attuale presidente del Consiglio, che fino a qualche mese fa era l’unico, indiscutibile ed insostituibile inquilino del Palazzo che fu dei papi. La “salita” in politica ha decretato la “discesa” tra i papabili quirinalizi. L’altro che ha sempre sperato in quel ruolo e’ il Cavaliere Silvio. Ma con tutto il contenzioso che ha con la Magistratura immaginarlo a Palazzo dei Marescialli come presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, nella sua qualità di presidente della Repubblica, lascia non poche perplessità. Una bella rivoluzione potrebbe essere quella di cambiare il sesso al capo dello Stato. Dopo tanti maschi sarebbe giusto l’avvento di una donna. Un pensierino per lo scranno più alto della Repubblica e’ da tempo che lo fa la radicale Emma Bonino. Come profilo istituzionale ha tutte la carte in regola, ma come far confluire su di lei i voti dei cattolici? Certo non sarebbe d’accordo Rosy Bindi, anche lei “disponibile” per salire al Colle.
Uno che ci sperava – e pare che fosse in pool position per il grande salto – era il democristiano Pier Ferdinando Casini. Qualche maligno sostiene che abbia tolto il suo nome dal simbolo del partito anche per quest’aspirazione. Casini è stato il tessitore ed il “butta-dentro” di Monti nella politica-politicante. Ma c’è chi l’accusa proprio di questo. Di aver danneggiato gli uni, il Pdl, e gli altri, il Pd, proprio con l’avvento del professore bocconiano.
Di aspiranti a succedere a Napolitano se ne contano ancora parecchi. C’è Violante, D’Alema sul fronte Pd. Sull’altra sponda, invece, c’è Gianni Letta e l’attuale presidente del Senato che è probabile si elidano a vicenda, anche se Schifani si vedrebbe molto bene come numero uno della Repubblica. La sua campagna elettorale presidenziale e’ cominciata da tempo con pose, viaggi, ed interventi “super partes”, pur guardandosi molto bene da non abbandonare la sua “parte” politica. Si dirà che certi atteggiamenti sono congeniti e propri del ruolo di presidente del Senato, seconda carica dello Stato. Ma proprio quando sei stato secondo, vice, vuoi dimostare che sai anche fare il numero uno.
Romano Prodi allo stato dei fatti è tra i più gettonati. Ex presidente del Consiglio, ex presidente della Commissione europea, cattolico, potrebbe essere la calamita che acchiappa voti a destra ed a manca. Altro personaggio, grande risorsa e riserva della Repubblica, è Giuliano Amato, che nei momenti di crisi ha fatto da salvagente e traghettatore. Anche stavolta in caso di necessità potrebbe svolgere il suo abituale ruolo.
Una domanda però viene spontanea dopo tanto congetturare. Ma dopo undici capi di Stato, tutti più o meno provenienti dalla politica e tutti maschi, non sarebbe opportuno cambiare copione? Se il presidente della Repubblica è l’espressione dell’unità nazionale, perché una donna proveniente dalla società civile non potrebbe diventarlo? I tempi sono maturi ed i segnali di discontinuità con il passato opportuni e necessari.
di Elia Fiorillo