Super-batteri? Ci pensano gli scarafaggi
Per chi è abituato a credere che le blatte possano solo essere odiosi insetti poco salubri, dovrà ricredersi. Un recente studio condotto dall’Università di Nottingham, nel Regno Unito, ha infatti dimostrato che gli scarafaggi sono in grado di fornire ben 9 nuove molecole che sembrano essere utilissime nella produzione di migliori antibiotici capaci di sconfiggere anche i batteri più resistenti.
Col passare degli anni sentiamo parlare sempre con maggiore frequenza della resistenza ai farmaci, ma in cosa consiste? La resistenza batterica rappresenta la capacità di questi microrganismi di diventare insensibili all’azione di alcuni antibiotici. Essa può essere fondamentalmente di due tipologie. Una resistenza naturale, come quella dei micoplasmi che, non avendo parete cellulare, hanno una resistenza verso gli antibiotici che sfruttano la parete come target specifico della loro azione (vedi penicilline, cefalosporine). Una resistenza acquisita, che è generalmente scatenata da una precedente esposizione del patogeno all’antibiotico, e si attua secondo diversi meccanismi. Quest’ultima fondamentale visto il crescente utilizzo sconsiderato degli antibiotici.
Lo studio ha messo in evidenza che i tessuti degli insetti sono in grado di eliminare il 90 per cento delle colonie di batteri resistenti senza mettere in pericolo i tessuti umani.
Ma gli scarafaggi non sono gli unici ad essere chiamati in causa. Tanto è vero che, quasi contemporaneamente agli studi di Nottingham. all’Università degli Emirati Arabi Uniti si è dimostrata la possibilità di ottenere antibiotici ugualmente potenti dalla pelle delle rane. Sembrerebbe infatti che una rana in via di estinzione, la Rana Boylii, sarebbe in grado di sconfiggere la MRSA, principale causa di infezione negli ospedali.
Con la speranza che quanto prima si riesca a sintetizzare questi nuovi antibiotici vi ricordiamo che un uso sconsiderato e costante di farmaci, laddove non necessari, è da evitare.
A cura di Alessandro Amitrano