MICHELINA DE CESARE ,UNA DONNA DEL SUD.
Sembrano essersi messi tutti d’accordo a “guastare la festa” per il 150esimo anniversario dell’Unità D’Italia,rivendicando sentimenti antirisorgimentali ed antiunitari come se della Pensiola esistesse solo una cartina fisica,priva di accomunanze culturali, di assonanze etiche ed estetiche, di convergenze sociali ed economiche,
alla ricerca osannata di un’identità storica , che il Sud oggi più che mai difende, depredato dal sacco piemontese del 1860, in attesa che giustizia sia fatta.
Nessuna donna più di Michelina De Cesare è modello ed esempio fulgido di Resistenza ed amor di Patria,uccisa a Mignano, terra che le ha dato i natali, il 30 Agosto del 1868, massacrata da feroci torture e crudeli sevizie, per essersi rifiutata di svelare alle truppe piemontesi le diverse posizioni della resistenza locale.
Michelina nacque a Caspoli nel 1841 nella provincia duosciliana della cosiddetta Terra di Lavoro. Di famiglia poverissima si sposò appena ventenne con Rocco Tanga,che la lasciò vedova dopo appena un anno di matrimonio,permettendole di conoscere più tardi Francesco Guerra,comandante di un fortissimo gruppo di guerriglieri legittimisti che combattevano contro i piemontesi,nel tentativo di riportare sul trono Francesco II, al quale si aggregò partecipando ad ogni combattimento e dimostrando abilità strategico-militari fondamentali a prevenire gli attacchi e le imboscate del nemico.
Bellissima, impavida ,dotata di fiero eroismo Michelina, compagna di Francesco Guerra sul campo e nella vita, orgogliosa e riconoscente difese strenuamente la sua Terra, preferendo la morte al tradimento. Dopo 7 anni di guerriglia,che inflisse non pochi danni alle truppe nemiche, la Brigantessa fu sorpresa insieme con suo marito Francesco ed altri due guerriglieri, Giacomo Ciccone e Francesco Orsi, in sosta in una masseria alle pendici di Monte Morrone, dalla 27° fanteria comandata dal Maggiore Lombardi. Francesco Guerra fu ucciso al primo colpo, Giacomo Ciccone e Francesco Orsi durante la fuga, mentre Michelina De Cesare, rimasta ferita,fu catturata,imprigionata e torturata fino alla morte.
Il suo corpo dilaniato e sfigurato fu esposto e fotografato il giorno dopo nella piazza di Mignano,secondo il metodo intimidatorio “educativo” di massa : se ne educa uno, per indottrinarne cento!
Ma la vista di quella donna,nuda e tormentata sortì l’effetto contrario,tant’ è che la gente inorridita, riprese nella zona la guerriglia con ancor maggior passione.
Quella foto è un emblema di vigoria, convinzione, determinazione e sopra ogni cosa resistenza.
Vanto del Sud, Michelina non ha rappresentato un momento storico, ma una decisone storica, quella di legittimare il Sud a non abbassare il capo, nemmeno quando un fucile puntato sulla testa te lo ordina, perché è proprio in quel momento che il tuo onore ti sta chiedendo uno sforzo in più.
Alla vigilia del 150esimo anniversario dell’Unità Nazionale, stigmatizzata non nel merito quanto nel metodo, è bene ricordare La Brigantessa, “nel suo sorriso”, unendoci ad Eugenio Bennato nel tributo canoro fatto ad una donna del Sud.
A cura di Flavia Sorrentino