SAI SOLO CRITICARE
Monica Martuccelli psicoterapeuta sessuologa
E’ proprio vero che essere criticati non piace a nessuno. Ma una critica ferisce solo chi lo permette e colpisce solo chi è in guerra con aspetti del proprio carattere al punto tale da sentirsi un po’ d’accordo sotto, sotto con la critica che gli viene fatta. Il criticare è una modalità comunicativa che va interpretata e riletta a seconda del tipo di relazione che intercorre tra chi la riceve e chi la formula. Pensiamo ad esempio a quelle critiche che caratterizzano il rapporto tra genitori e figli. Il più delle volte il criticare il proprio figlio nasconde un tentativo indiretto ed implicito d’aiuto da parte del genitore che sente il proprio figlio in pericolo se continua a comportarsi in quel dato modo. Ma non riuscendo ad esprimere la propria ansia in altra maniera, il genitore arrabbiato perché preoccupato utilizzerà la critica come forma comunicativa per esprimere i propri timori. D’altro canto ciò produrrà inevitabilmente un’impasse nella relazione nella quale si verificherà una sorta di rigetto immediato della critica ricevuta . Così una critica chiama un’ altra critica, dove il figlio a sua volta criticherà il genitore di essere in errore, di non averlo mai compreso. Che fare allora?. Non arrabbiarsi. Bisognerebbe imparare a sbirciare tra quelle parole espresse con grande durezza nei propri confronti per poter scorgere se esiste qualche cosa d’interessante d’apprendere sul proprio modo di relazionarsi. Pertanto se riuscissimo a trasformare la critica in un momento costruttivo, riflessivo ed evolutivo rappresenterebbe per ciascuno di noi una grande risorsa per migliorare le nostre relazioni significative.
Michel Eyquem de Montaigne scriveva: C’è bisogno di orecchi molto resistenti per sentirsi giudicare con sincerità.
D.ssa Monica Martuccelli,mail:martuccellim@tiscali.it