La scomparsa di Agnese Borsellino: esempio di forza femminea e rispetto per le istituzioni.
«Questa città deve resuscitare, deve ancora resuscitare». E’ con queste parole che Agnese Borsellino, nella sua ultima apparizione pubblica, rivolgendosi all’ amata Palermo, incoraggiava con un messaggio di speranza, i suoi concittadini a non arrendersi mai alla mafia, quella stessa mafia che le tolse così brutalmente il marito, compagno di una vita, Paolo Borsellino.
Malata da tempo, si è spenta nella sua abitazione all’età di settantun’ uno anni, a darne la notizia il cognato, Salvatore Borsellino che da sempre al suo fianco lotta da quel tragico 19 Luglio 1992, giorno in cui il magistrato venne ucciso in Via D’Amelio: «È andata a raggiungere Paolo – ha scritto in una nota su face book- Adesso saprà la verità sulla sua morte». Una verità tutt’ oggi sconosciuta, intrisa di dubbi e ombre su cui i magistrati cercano di fare luce, all’indomani della scoperta della trattiva Stato-Mafia, che vide una vera e propria negoziazione dello Stato con la mafia, per giungere ad un accordo che avrebbe previsto la fine della stagione stragista degli anni ’92-’93. Proprio in questi giorni è iniziato a Caltanissetta il quarto dibattimento processuale sull’attentato di Via D’amelio, in cui la vedova Borsellino era indicata tra i testimoni principali.
Una donna fiera ed orgogliosa, tanto minuta quanto imponente nella sua dignità e nel riserbo di una vita dedicata alla ricerca di giustizia per il marito e alla tutela dei propri figli. L’anno scorso in un’intervista all’Ansa disse: «Io e i miei figli siamo rimasti quelli che eravamo. E io sono orgogliosa che tutti e tre abbiano percorso le loro strade senza trarre alcun beneficio dal nome pesante del padre. Di questo siamo grati a Paolo. Ci ha lasciato una grande lezione civile».
Quella di Agnese Borsellino è stata senza dubbio una vita vissuta nell’ ostinata capacità di gestire il dolore, un dolore profondo, di una donna che ha visto morire il padre dei suoi figli, cresciuti nell’insegnamento del rispetto e della fiducia verso la giustizia e le istituzioni, che Paolo Borsellino, più di chiunque altro, rappresentava nel loro senso più alto.
E quell’eredità, lasciata dal magistrato , la moglie Agnese, la diffuse con un messaggio accorato ai giovani, in occasione del ventennale delle stragi : «Dopo alcuni momenti di sconforto – aveva scritto – ho continuato e continuerò a credere e rispettare le istituzioni di questo Paese come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato. Non indietreggiando nemmeno un passo di fronte anche al solo sospetto di essere stato tradito da chi invece avrebbe dovuto fare quadrato intorno a lui».
“Una donna forte che è stata vicina a Paolo – è il primo commento di Giancarlo Caselli, ex procuratore della Repubblica a Palermo – e ha continuato a testimoniare il suo impegno anche quando i problemi di salute le hanno creato difficoltà. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio alla famiglia Borsellino. Solidarietà anche dal presidente della Camera Laura Boldrini, dal premier Enrico Letta, dal ministro dell’Interno Angelino Alfano e dal governatore della Sicilia, Rosario Crocetta che ha dichiarato : «Con dolore vero sincero e immenso apprendo la notizia della morte di Agnese Borsellino, donna di singolare esempio di attaccamento e fedeltà alle istituzioni, di grande coraggio e grande forza».
Per precisa volontà della signora Borsellino, i funerali si sono tenuti nella chiesa di S. Luisa di Marillac, la stessa nella quale si svolsero le esequie del marito ventun’ anni fa.
A cura di Flavia Sorrentino.