Norme UE sugli animali: passi avanti (o passi indietro?)
Il nuovo articolo 11 della Direttiva europea sulla sperimentazione animale varata a Strasburgo parla chiaro: i randagi potranno essere sottoposti a vivisezione, nel caso non fosse possibile raggiungere in altro modo lo scopo della ricerca. Ma secondo le nuove disposizioni, che dovranno essere applicate in tutti i 27 Paesi appartenenti all’Unione Europea nell’arco di due anni, cani e gatti randagi non saranno gli unici a non poter più dormire sonni tranquilli: è anche prevista la concessione di deroghe al divieto di utilizzo di procedure che comportino alti e prolungati livelli di dolore agli animali e, cosa che semina ancor più sgomento, sono state limitate le tutele a favore dei grandi primati. Proprio così: gli scimpanzé, scimmie antropomorfe nostre progenitrici, che con noi condividono circa il 98% del patrimonio genetico, vedono derogate le leggi che li proteggono dalla vivisezione, ed ampliate quelle sulla soglia di dolore giudicata da essi sopportabile. Il provvedimento ha destato non poco scalpore, fuori e persino all’interno dell’Europarlamento: quaranta eurodeputati hanno infatti lasciato la sede del Parlamento Europeo in segna di protesta. Se dunque da una parte la direttiva pare voler rendere più trasparenti le procedure da osservare sulle sperimentazioni, aumentando i relativi controlli, e tende a preferire, ove ne sia possibile l’attuazione, il ricorso a metodi alternativi di ricerca, dall’altra si trova ad essere profondamente inadeguata e incisiva per quanto riguarda la tutela dei diritti degli animali, che potranno essere utilizzati come cavie anche ripetutamente in esperimenti di moderata intensità, e in taluni casi anche senza anestesia o l’uso di metodi analgesici, qualora i ricercatori lo ritenessero opportuno.
Ovviamente favorevole al provvedimento europeo la lobby farmaceutica, che pare abbia esercitato non poche pressioni al fine di rendere ricche di spiragli le nuove norme: Farmindustria ribadisce infatti l’importanza della sperimentazione per quanto riguarda i progressi in campo medico e farmaceutico: “Grazie all’utilizzo delle cavie da laboratorio, oggi è possibile guarire l’80% dei bambini colpiti da leucemia, che in mancanza di test sugli animali, ancora oggi non avrebbero più di sei mesi di vita”.
Meno entusiaste, e anzi decisamente ostili, le reazioni della Lav (Lega Antivivisezione) e del sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, che afferma: “Credo che l’Europa potrà dichiararsi un luogo civile quando saremo riusciti ad evitare la sofferenza di animali senzienti nei laboratori di ricerca”.
In opposizione alla normativa è stata inoltre indetta la prima manifestazione nazionale contro la vivisezione, che si terrà il 25 Settembre a Roma ed in tutte le principali piazze italiane. Scopo del corteo, oltre a chiedere una significativa modifica della nuova legge europea, è la chiusura di Green Hill, l’unico allevamento di cani da laboratorio superstite in Italia, e di tutti gli allevamenti di animali destinati ai laboratori. Molto industrioso in merito è stata il gruppo sangiorgese “Amici degli Animali”, che ha avuto parte attiva nell’organizzazione del corteo di Napoli, che partirà alle 15 da Piazza Garibaldi; il sottosegretario dell’associazione, Aldo Castellano, dichiara: “Partiremo alla volta di piazza del Plebiscito passando per corso Umberto. Invito tutti ad indossare una maglia nera in segno di lutto contro l’olocausto degli animali. Dobbiamo essere numerosi per dare voce ai nostri fratelli a quattro zampe e non abbandonarli”.
A cura di Germana De Angelis