MUFFE NANOTECNOLOGICHE: UNA NUOVA STRADA NELLA LOTTA AI TUMORI?
Grazie alle nanotecnologie, approda, nuovamente alla sperimentazione, dopo anni dalla sua scoperta, una sostanza che si è dimostrata in grado di combattere diversi tumori e, probabilmente anche altre gravi patologie.
Circa vent’anni fa il clinico Donald Ingberg, notando la casuale contaminazione da parte di una muffa di una delle colture cellulari su cui lavorava, isolò una sostanza chiamata TNP-470 che aprì una nuova era nella cura dei tumori.
A causa di pesanti effetti collaterali che provocava, negli anni ’90 la sperimentazione clinica di questo farmaco venne interrotta. Il principio attivo della molecola era, però, valido, e le ricerche per renderla più maneggevole e meno tossica non si sono mai interrotte.
Alcuni colleghi della Children’s Hospital di Boston, avvalendosi delle più moderne nanotecnologie, sono riusciti ad attaccare al TPN-470 due polimeri che lo proteggono dagli acidi gastrici, creando un nuovo farmaco chiamato Lodamina.
Questa può essere assunta per via orale, passa inalterata attraverso lo stomaco e viene assorbita nel tratto intestinale, giungendo direttamente alle cellule tumorali. In seguito, la sostanza attiva viene resa disponibile lentamente, inibendo significativamente la crescita tumorale senza evidenti effetti collaterali.
La Lodamina, così come il TPN-470, è un potente inibitore dell’angiogenesi, ed agisce impedendo lo sviluppo dei vasi sanguigni che andrebbero ad alimentare le cellule tumorali, la cui crescita viene in questo modo bloccata.
E’ proprio per questo suo meccanismo d’azione che i ricercatori credono possa essere utile anche in altre patologie legate ad una abnorme crescita vascolare.
Dunque sono molte le aspettative, che speriamo non vengano disattese nei prossimi anni.
A cura di Valeria Sorrentino