Chiudono le case famiglia a Napoli
Un’altra tegola si abbatte sul nostro territorio cittadino che sicuramente getterà ulteriore malumore tra l’opinione pubblica. Chiudono le case famiglia, quelle che ospitano i bambini senza tetto, rifiutati dai genitori o, peggio, vittima di violenze. Questo è il grido d’allarme ed a lanciarlo è proprio Don Ilario Rolle, da sempre schierato dalla parte dei giovani e dei giovanissimi con l’unico intento di proteggere la loro esistenza e la loro crescita. Dall’inizio del 2009, infatti, già cinque centri di accoglienza per infanzia ed adolescenza presenti sul nostro territorio sono stati chiusi ed il motivo è sempre lo stesso: il ritardo o, peggio, il mancato pagamento dei dipendenti da parte del Comune.
Gli educatori, senza stipendio ormai da mesi, hanno deciso di mollare, andando via alla ricerca di lidi più fortunati. Stessa sorte toccava alla fine dell’anno scorso ai “Nidi di Mamme”, che accoglievano bambini per la maggior parte extracomunitari e che, pare, grazie allo stanziamento di fondi regionali, tra poco ripartiranno. Ed a nulla pare potrà servire l’attesa del prossimo 31 Marzo, giorno in cui dovrà essere approvato il bilancio cittadino per il 2009. Tra consulenze senza senso, spese fuori controllo e mancate riscossioni di crediti dalle dimensioni abnormi nulla lascia sperare per il meglio ed il risultato, come al solito, i primi a farne le spese saranno i più deboli, caduti nella morsa dei debiti. Non c’è più un centesimo, insomma e quindi massima preoccupazione per la profonda crisi che attanaglia i servizi sociali a Napoli e provincia, dove la situazione si è fatta del tutto insostenibile. Progetti e servizi essenziali sono sospesi, chiudono o vengono realizzati da enti che sopportano ritardi dei pagamenti da parte del Comune di Napoli che in alcuni casi oltrepassano i 24 mesi. Gli enti non riescono più a far fronte agli anticipi e gli operatori non riescono più a non essere pagati. Secco il commento delle istituzioni partenopee, impersonate dall’assessore alle Politiche Sociali Giulio Riccio, il quale, senza mezzi termini, ammette le colpe per la situazione attuale. Napoli stanzia 20 milioni di euro solo per le comunità che accolgono i minori, fondi ben superiori rispetto a quelli di altre città del sud. Il problema, però, è che si tratta di soldi virtuali, perché raccolti nelle casse regionali solo dopo 24 mesi. Il motivo del ritardo sta nel fatto che Stato e Regione mandano i soldi in ritardo, bloccano i trasferimenti di risorse e, soprattutto, impongono sempre più frequenti tagli al bilancio, 70 milioni di euro solo quest’anno, che ricadono inevitabilmente su spese destinate a soggetti svantaggiati, in un’area già disastrata come Napoli. I risvolti della vicenda potrebbero quindi assumere toni drammatici. Con la chiusura delle case famiglia i bambini ospitati saranno allo sbando, in preda alle mille insidie della nostra società. Ci saranno nuove vedette, al servizio delle piazze della droga o mendicanti, costretti dai loro “protettori” a racimolare più elemosina possibile per evitare dure punizioni o ancora prostitute. Un quadro davvero allarmante che nemmeno l’impegno più grande offerto da persone come padre Rolle potrà contrastare. Per quanto infatti il parroco operi 24 ore su 24, avvalendosi anche dell’aiuto di decine di volontari, le necessità sono sempre di più e richiedono un impegno molto maggiore. La chiusura delle case famiglie non potrà quindi che rappresentare una sconfitta per la nostra società e per le nostre istituzioni, ancora una volta mute davanti ad un’emergenza ormai impellente. L’appello quindi è unico: evitare, a coloro che già hanno subito pesanti ingiustizie dalla vita, di dover guardare la nostra città con ancora maggiore rabbia e sfiducia, colpevole di aver abbandonato i suoi giovani al loro destino.
di Marco Bello