Donne per lo sviluppo
Salma Khatoon ha 30 anni, e la sua storia insegna che il destino si può cambiare, anche se sei femmina e povera. Soprattutto se qualcuno ti tende la mano, come succede grazie al progetto di Aidos a Kolkata per l’istruzione delle bambine dello slum Bustee.
Seconda di quattro sorelle, madre analfabeta, padre fabbricante di sellini per risciò e spesso assente, Salma aveva come casa una stanza, nello slum più povero di Kolkata, la vecchia Calcutta, India.
Salma fin da piccola ha potuto studiare grazie al progetto di Aidos Donne per lo sviluppo, in collaborazione con l’associazione indiana Tiljala Shed nello slum Bustee, dove si sopravvive con 50 centesimi di dollaro al giorno. Si è laureata, poi ha trovato un lavoro, ha conseguito un master, ha incontrato un uomo di cui si è innamorata e infine lo scorso 28 ottobre si è sposata.
La sua è una vita d’indipendenza ma anche di rispetto delle tradizioni e dei legami famigliari. Grazie al lavoro nell’associazione Tiljala shed (Tiljala Society for Human & Education Development), che prima le ha permesso di studiare e poi l’ha scelta come capoprogetto ha potuto provvedere alle due sorelle più piccole, che anche loro sono andate a scuola.
Ogni mattina Salma si lava nei bagni comuni dello slum, si veste ed esce. L’aspetta un giorno di lavoro. Il suo compito è coordinare il progetto nato 18 anni fa e che consiste nel pagare i libri di scuola, divisa, e pranzo alle ragazze che frequentano la scuola dell’obbligo. La scuola in India è gratuita ma le famiglie spesso rinunciano a dare un’istruzione alle proprie figlie femmine per farle lavorare e aiutare in casa. In India ci si sposa presto, 15 anni, spesso con matrimoni combinati e le future spose hanno bisogno di una dote a cui deve provvedere la famiglia d’origine. Una volta sposate abbandonano la casa familiare per andare a vivere dai genitori dello sposo, dove le mogli dovranno sottostare alle regole imposte dalle suocere.
Il progetto di Aidos, per incentivare la frequenza scolastica, dà alle famiglie delle studentesse anche del denaro corrispondente al mancato guadagno delle figlie. All’anno sono circa un centinaio le ragazze seguite, dalle elementari fino all’università. «Quello che la bambina porta a casa lavorando con la mamma tra le montagne di rifiuti glielo diamo noi come incentivo» spiega Daniela Colombo, presidente di Aidos, «offriamo anche attività di doposcuola e quelle che vivono con la famiglia per strada le mandiamo in collegio, su modello delle boarding school inglesi. L’assistenza che offriamo è personalizzata, secondo i bisogni del nucleo famigliare e delle bambine».
“Salma è diventata un esempio”
Salma cammina per lo slum coperta dal velo islamico integrale. La sua è una comunità di musulmani provenienti dal Bangladesh. Il velo per lei è un simbolo religioso, la donna è credente e rispetta ogni anno il Ramadan, ma il velo è anche il vestito che le consente di muoversi liberamente mentre lavora tra le baracche dello slum, andando a parlare con le famiglie delle ragazze che studiano grazie al progetto, di andare alla biblioteca (nata sempre grazie ai soldi raccolti da Aidos) e che è il luogo del doposcuola. Con il velo, che le tiene scoperti solo gli occhi, viene rispettata e non è oggetto di molestie altrimenti molto frequenti. «Salma è diventata un esempio per tutte – continua Colombo – è stata la prima bambina a laurearsi. Era destinata a lavorare nella raccolta dei rifiuti o ad avere un altro lavoro estremamente precario. Oggi si sposa a 31 anni, con un uomo più giovane di lei che la ama e che le ha pagato la dote».
Ora aspetta di trasferirsi nella casa del marito. Insieme alle sue colleghe e amiche si dipingono le mani con l’henné. Lei è la più brava, ma non se ne vanta. È modesta e riservata, racconta chi la conosce bene, e non è la ragazza ribelle, diversa, che ti aspetteresti. Indossa un salwar kamiz colorato, il vestito tradizionale composto da tunica e pantaloni. «Se avessi potuto sarei rimasta a casa, avrei tirato su i figli», confida ad un’amica, ma l’estrema povertà, l’assenza del padre e la morte precoce della madre l’hanno spinta a provvedere alle sue sorelle. La sua è una piccola rivoluzione silenziosa, racconta ancora chi l’ha vista in azione. Si prende cura della famiglia, e per questo è rispettata nella sua comunità. La più piccola delle sue sorelle si è sposata e lei è stata in grado di metter da parte i soldi per la dote. Ha dovuto combattere un po’ per farsi accettare dalla suocera che non vedeva di buon occhio il matrimonio tra due persone di classi sociali diverse. Per Salma ora c’è lo scoglio della maternità. Abbandonerà il lavoro alla nascita del primo figlio? In un tema, anni fa aveva scritto: «Quando avrò 35 anni sarò sposata e avrò un figlio maschio e una femmina; starò con mio marito e i miei suoceri e mi prenderò cura dei bambini e di tutta la famiglia, ma mi auguro di lavorare per essere indipendente».
I numeri del rapporto sullo Stato della popolazione
Il progetto di Aidos costa 365 euro all’anno per l’istruzione di ogni bambina. Dall’ultimo rapporto presentato dall’associazione a Roma sullo Stato della popolazione nel mondo 2013 e realizzato insieme all’agenzia Unfpa dell’Onu, ogni anno nei paesi in via di sviluppo 20 mila ragazze sotto i 18 anni partoriscono e 70 mila adolescenti all’anno muoiono per complicanze legate al parto o durante la gravidanza. Le madri adolescenti sono 7,3 milioni nel mondo l’anno e 2 milioni hanno meno di 15 anni. Se le tendenze attuali proseguiranno, sottolinea Aidos nel rapporto, il numero di nascite tra le ragazze sotto i 15 anni potrebbe salire a 3 milioni l’anno nel 2030.
Di redazione