7 ottobre: una data-monito per la libertà di stampa
Il sette ottobre è una data che fa riflettere. Non solo perché fu il giorno in cui, nel 1886, la Spagna abolì la schiavitù a Cuba, oppure quello in cui la sonda Luna-3 riuscì per la prima volta a fotografare la faccia nascosta della Luna; ma in un certo senso, sempre del dualismo catene-libertà e di “facce nascoste” si parla. il sette ottobre del 2006 venne uccisa, in condizioni poco chiare, Anna Politkovskaja, giornalista russa notoriamente attiva sul fronte dei diritti umani, così come nella sua energica opposizione al presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Il suo dichiarato dissenso era espresso non solo attraverso i suoi reportage sulla Cecenia, ma anche tramite accuse pesanti all’Esercito e al Governo russo; e in un saggio pubblicato postumo nel 2007, si pronunciò anche riguardo alla poca libertà ed alla parzialità di informazione diffusa in Russia, affermando che “i servizi trasmessi in tv e gli articoli pubblicati sulla maggior parte dei giornali sono quasi tutti di stampo ideologico“. Si trovava dunque in una posizione non da assumersi alla leggera, se si vuole evitare di vivere con una spada di Damocle sospesa sul capo; e non c’è di che stupirsi, se suddetta spada si sia successivamente trasformata in un proiettile. Ma è proprio questo che deve darci da pensare: è giusto che esista, questa minaccia pendente su chi manifesta apertamente (ma sempre pacificamente) il proprio dissenso? Non è preoccupante proprio il fatto stesso di non stupirsene, quando accadono episodi del genere?
Ormai ciò che mobilita le folle sono principalmente omicidi efferati o decessi di personaggi famosi che, appena giunge la notizia, sono innalzati a idoli nonostante fossero stati lontani dalle luci della ribalta per anni o, in alcuni casi, sempre stati semplicemente nell’ombra. Sintomi di questa sorta di ipocrita stima, che improvvisamente esplode davanti alla notizia della morte di qualcuno, sono ravvisabili sia tramite la continua dedica di link e stati su Facebook, sia appunto attraverso i media, che ad anni di distanza preferiscono ricordare il bianco sorriso perduto di un qualunque personaggio più o meno noto, rispetto a qualcuno che lottava per i diritti umani e la libertà nel suo Paese, e del cui assassinio, commissionato ad un killer a contratto, rimane ancora ignoto il mandante.
Giovani lettori di Donna Fashion News, la libertà è forse il più fondamentale dei nostri diritti, che supera in importanza persino il diritto alla vita, come Anna Politkovskaja, e come lei tanti altri, hanno dimostrato. Difenderla, anche ricordando chi l’ha difesa in passato, può essere un buon primo passo per riaffermare i nostri diritti. Nel nostro piccolo potremo essere inermi, ma l’importante è non restare inerti, stando ad aspettare che le cose accadano senza tentare il possibile per cambiarle, quando sono ingiuste.
A cura di Germana de Angelis