VISITA AL MUSEO EGIZIO DI TORINO
Chi ama la storia dell’antico Egitto ed é affascinato da quella misteriosa civiltà, non può fare a meno di visitare il Museo Egizio di Torino, dedicato all’arte ed alla cultura egiziana dal 2000 avanti Cristo al 200- 300 dopo Cristo e perimportanza secondo soltanto a quello del Cairo.
Champollion, il più importante archeologo e decifratore di geroglifici egizi, scrisse ” La strada per Menfi e Tebe, passa da Torino”. Infatti, oltre alle collezioni che nel tempo sono state accumulate, altri importanti oggetti sono stati aggiunti, tra cui quelli ritrovati negli scavi effettuati dalle missioni archeologiche di inizio 1900.
Nel 1824 re Carlo FeliceI Savoia acquistò il nucleo originario costituito dalla collezione Drovetti, che nel tempo si è arricchita con nuove compere, scavi e donazioni, come il piccolo tempio di Ellesija, letteralmente smontato e rimontato nel museo negli anni 60, dono del governo egiziano per l’aiuto fornito a tutela dei monumenti nubiani minacciati dalla diga di Assuan. Da tale collezione é pervenuto anche il famoso Canone Regio o Libro dei Re, in cui é riportata la lista di dei, semi dei, spiriti, re mitici e reali che governarono l’ Egitto, probabilmente dall’inizio dei tempi fino alla data di stesura del documento stesso.
Non sarà facile per il visitatore dimenticare le mummie, i monili, gli amuleti, i vasi canopi, le statue delle molteplici divinità egizie Osiride, Horus, Amon, Ra , Sekhmet, gli scarabei, i gatti mummificati, i papiri ( tra cui il papiro magico con alcune formule per le guarigioni), il libro dei morti con il concetto dell’aldilà nella cultura egizia (con la scena della psicostasia, la pesatura del cuore del defunto: se era leggero come una piuma, questi poteva vivere a fianco di Osiride, in caso contrario veniva inghiottito dalla divinità divoratrice). Ed ancora gli attrezzi per l’imbalsamazione o gli esempi di modernità nel campo alimentare e cosmetico con parrucche, profumi,pettini e gioielli creati con tale maestria e gusto da fare invidia ai migliori orafi. E poi la tomba di Kha, famoso architetto e di sua moglie Merit, scoperta ancora inviolata dall’egittologo Ernesto Schiaparelli nel 1906. Di grande interesse le statuette degli ushapti, che lavoravano per il morto nell’al di là ed un sarcofago decorato del Medio Regno, le cui illustrazioni di cibo, abiti ed armi ci spiegano il particolare rapporto che gli antichi egizi avevano con l’ultraterreno e che attrae specialmente per i due occhi disegnati su di un lato il cui significato é eloquente: il defunto ancora vede le cose di questa vita.
Il coinvolgimento aumenta sala dopo sala, e ci si rende conto che la collezione egizia esposta al tanto decantato Louvre, non ha proprio nulla a che vedere con gli oltre 6500 oggetti esposti ( ben 27 mila sono ancora raccolti nei magazzini ed oggetto di studio!). Ciò che ancora ricordo con infinita commozione sono le mummie di tre sorelle, di cui una, sbendata, é visibile perfettamente ; la piccola mummia di un piccolo bimbo di pochi anni, con una corona in metallo, il cui sarcofago porta iscrizioni in greco e geroglifici, testimonianza dell’incontro di due importanti civiltà ; quella di un uomo conservato rannicchiato in una vetrina, a temperatura costante affinché non si deteriori, sepolto nella sabbia non bendato e quindi non appartenente ad un ceto sociale alto, a cui era visibile, intorno alle gambe, la stuoia con cui era stato sepolto. La mummificazione di quest’uomo era avvenuta in modo naturale, perché il clima secco e la sabbia del deserto avevano assorbito tutti i liquidi del corpo.
Nella parte più moderna spicca una sala suggestiva realizzata dallo scenografo Dante Ferretti ,che con un gioco incredibile di luci fa risaltare la bellezza delle statue monumentali di Thutmosi III, Amenofi II, Tutankhamon, Sethi II , la sfinge in arenaria e la statua in diorite di Ramesse II, noto come il faraone più famoso e longevo. Recentemente alcune sale sono state chiuse per consentire il nuovo percorso espositivo che terminerà nel 2015 e che regalerà ai visitatori una visione ancora più spettacolare di quella splendida civiltà millenaria che, come sabbia nel deserto, si é misteriosamente dissolta nel nulla.
A cura di Rossella Argo