Italia – Serbia: notte di terrore a Genova
Cari lettori anche in questa settimana ci occuperemo di sport o meglio di quello che è l’antitesi dello sport, quello che non andrebbe mai fatto, quello che noi tutti non vorremmo mai sentire e vedere.
Otto arresti, sedici feriti, trentacinque decreti di espulsione, quarantacinque persone denunciate a piede libero, una città devastata, questo il tragico bilancio del dopo partita tra Italia e Serbia. Dopo infatti sei minuti di gioco, i disordini provocati dai tifosi serbi tramite lancio di fumogeni, hanno impedito il regolare svolgimento della gara. Partita sospesa e tutti a casa, sembra facile a dirsi ma non altrettanto a farsi. Che la situazione fosse drammatica si era capito già nel pomeriggio, quando era giunta notizia delle minacce al portiere serbo Stojkovic. Al termine dell’incontro, i tifosi serbi si sono scontrati con le forze dell’ordine lanciando fumogeni, bottiglie e petardi in una vera e propria guerriglia urbana. Solo a notte inoltrata la situazione è tornata alla calma. Secondo le prime stime i danni di questa tragica serata ammonterebbero a circa 80mila euro.
Nei giorni successivi c’è stato un vero e proprio valzer tra Italia e Serbia quanto alle responsabilità. Il ministro Maroni ha poi spiegato: “Il messaggio che abbiamo ricevuto dall’Interpol di Belgrado parlava di cento tifosi che sarebbero partiti per Genova per assistere all’incontro di calcio, divisi in due gruppi. E si riservavano di comunicare ulteriori notizie nel caso fossero sopraggiunte. Una nota del genere ci ha indotto a considerare che le nostre forze di polizia avrebbero potuto gestire la situazione”.
Intanto dopo alcuni giorni di tensione scuse al bel paese arrivano dal capo ultrà serbo Igor Bogdanov, dal ministro degli Esteri serbo, Vuk Yeremic e dall’ambasciatrice serba a Roma, Sanda Raskovic-Ivic.
Quest’oggi vi abbiamo raccontato una delle pagine di calcio più brutte degli ultimi decenni, dove a pagare le conseguenze maggiori è stata la città di Genova, colpevole solo di aver ospitato la nazionale in quella che doveva essere una semplice notte di sport.
a cura di Dario Palladino