Passeggiando con l’imperatore Augusto nella villa dionisiaca (o augustea) di Somma Vesuviana.
Dioniso è ovunque. Mano a mano che si procede nello scavo, il suo culto e le sue effegi sono visibili. Dio dell’estasi e della liberazione dei sensi, ma soprattutto Dio del vino, che da queste parti viene prodotto da millenni. La villa Dionisiaca o se preferite Augustea, è uno scrigno di inestimabile valore. Ancora un’altra meraviglia architettonica ci perviene dalla civiltà dell’antica Roma, fucina della bellezza assoluta di ogni tempo. Tacito, ovvero le fonti, indicano il sito come una delle ultime dimore dell’imperatore Augusto. La scoperta della villa avvenne negli anni ’30, in modo del tutto fortuito, grazie a dei lavori agricoli. La prima campagna di scavo fu condotta dal prof. Matteo Della Corte, con la supervisione di uno dei padri dell’archeologia, il prof. Amedeo Maiuri, lo scopritore del sito di Pompei e dell’anfiteatro Flavio di Pozzuoli. Durò tre anni, poi fu sospesa per mancanza di fondi. I cittadini sommesi non si persero di coraggio e rivolsero a Mussolini una “supplica” di carattere economico, ma non ci fu risposta. A fare da traino ci sono i professori-archeologi dell’Università di Tokio, che con acuta professionalità stanno conducendo una paziente e laboriosa campagna di scavo iniziata nel 2002, forti della titolarità della concessione e di una “mission”, cioè di un progetto di ricerca multidisciplinare che ha condotto per ora, ad uno scavo di circa 1200 mq di strutture, disposte su vari livelli del complesso monumentale che si immagina di grandi proporzioni. Un fatto curioso a proposito degli amici giapponesi. Qualche tempo fa negarono l’accesso ad una troupe cinematografica il permesso di girare un cortometraggio sul sito archeologico per la promozione del territorio, peraltro autorizzato dai beni culturali del complesso monumentale di Santa Maria Del Pozzo. E’ andata proprio così. Quasi una sorte di incidente diplomatico. Tutto questo suscitò un certo imbarazzo alla politica locale, soprattutto tra i banchi dell’opposizione. Ora il sito ci preparerà a nuove sorprese, si ipotizza uno scavo di circa 20.000 mq. L’area vesuviana è ricca di questo giacimento archeologico, un patrimonio culturale senza eguali nel mondo, che ha bisogno di essere tutelato, protetto, custodito. Un ringraziamento va dato al sommo Vesuvio che ha custodito per oltre duemila anni questo scrigno di suggestiva bellezza.
A cura di Salvatore Cutolo