Un viaggio da sogno non difficile da realizzare.
La Svizzera o la vivi con passione ed amore, perchè la conosci, oppure visitala perchè ti attrae ed affascina.
St. Moritz – Dal nostro inviato Giuseppe De Girolamo
A volte capita di parlare di nazioni dalle bellezze uniche e nasce subito il desiderio di visitarle perchè ben reclamizzate e ben note attraverso filmati o libri da vedere o leggere ed una di queste è senza dubbio la Svizzera che con la sua neutralità politica sembra essere un’oasi in Europa. In effetti la nazione d’oltralpe lo è, ma non solo per le sue visioni politiche che storicamente attua, ansi la visione del pensiero di indipendenza di questo territorio è forse l’ultima cosa alla quale si può pensare se si scopre realmente la naturalezza delle sue montagne, dei suoi laghi, delle sue città grandi o meno popolate e di alcune chiccherie che solo in Svizzera si possono godere. Al ritorno da un viaggio sul territorio Elvetico, come può non essere ricordata una città come Zurigo, visitata magari con una bella gita in battello oltre che a piedi, ed ancora un’affascinante lago di Losanna o Ginevra, completando il tutto con un percorso vissuto in un comodo, luminosissimo e panoramicissimo treno Glacier Express e per chiudere con il massimo del massimo una stupenda attraversata delle Alpi con lo storicoTrenino Rosso della Ferrovia Retica (RhB), che quest’anno compie il 125 anniversario? Viverlo sembra un sogno, ma è un sogno realizzabile perchè, se ben organizzato, un viaggio che veramente lascia un gran ricordo, come quello che sto per descrivere, può essere attuato da tutte le tasche e diviene un ottimo prodotto con un eccezionale rapporto qualità/prezzo. Posso personalmente affermare quello che ho vissuto ultimamente in Svizzera. Insieme ad un ristrettissimo numero di giornalisti, esperti del settore turismo, sono partito da Roma Fiumicino alla volta di Zurigo con un volo della Swiss Aire, ottima accoglienza a bordo dell’aeronave da parte di personale qualificato e di una cortesia apprezzabilissima. Un’attraversata dell’Italia e della Svizzera e dopo un’ora e 50 minuti ecco che sono atterrato all’aeroporto nella più grande città di questa nazione ai confini quasi della Germania. Inizia, realmente qui, il viaggio che non è più un sogno, ma che mi spinge per tutte le sue positività riscontrate a volerlo ripetere perchè, anche se anni addietro ho visitato la Svizzera più volte e tante località di tutti i suoi cantoni, quest’ultima volta forse perchè guidato da esperti personaggi che l’ufficio del turismo svizzero può vantare come Laura Zancolò Key Account Manager di Svizzera Turismo a Roma, che ci ha accompagnati per tutto il viaggio facendosi partecipe di ogni nostra esigenza di conoscenze dei luoghi ed informazioni varie, o come Enrico Bernasconi, Responsabile Italia Ferrovia Retica (Trenino Rosso del Bernina) che di volta in volta ci ha anticipati, anche per far cogliere meglio, i punti da fotografare nei percorsi di treno nei quali ci ha accompagnati, abbiamo avuto io come i colleghi, un filmato mentale, arricchito di conoscenze di luoghi e cose che difficilmente è possibile non apprezzare e ricordare. Da buon svizzero, che ama tanto l’Italia ed in particolare Napoli, Bernasconi ha accolto nel Zurich Airport i suoi giornalisti, con l’ospitalità che la Svizzera ben vanta, ma che i napoletani sanno rendere ancor più allegra e vivace, offrendoci un caffè che certamente non era quello napoletano, ma che essendo tanto lontani dalla patria di questa bevanda, come per la Pizza, era accettabile. A parte quindi il caffè si sono potute gustare, come benvenuto, specialità svizzere accompagnate da ottima birra che questa nazione vanta in ogni sua città, come specialità locale oltre che quelle di produzione nazionale, e rinfrancati nelle normali esigenze fisiche di viaggio, la comitiva è partita per Chur (Coira).
La più vecchia città svizzera, al centro di un imponente universo montano, Comune svizzero del Cantone dei Grigioni, di cui è il capoluogo, adagiata nell’alta valle del Reno e alla confluenza di importanti strade di valico con il sud delle Alpi, Coira è stata abitata fin dal III millennio a.C..
Celti, romani, ostrogoti, franchi: tutti questi popoli un tempo hanno dominato Coira, perché considerata la porta di accesso a importanti rotte commerciali e valichi alpini. Ora resta un passato di più di 5.000 anni di storia, testimoniato da reperti nel neolitico, dell’età del bronzo e romani, nonché da pregevoli edifici di epoche più recenti, come laCattedrale della Sede Vescovile antica di 800 anni.
Attualmente Coira incanta i turisti con i suoi vicoli intricati e gli edifici storici, le numerose boutique, i ristoranti, bar, musei e gallerie che donano un tocco mediterraneo al nucleo cittadino, chiuso al traffico. La Chur in tedesco, Cuira in romanico, Coire in francese è sede della Pro Grigioni Italiano ed a Coira, nel 1780 il birraio grigionese Calanda Bräu fondò il birrificio, dal suo stesso nome, che ebbe un grande sviluppo con il suo marchio di birra “Calanda”, che esiste tutt’oggi, sia pur sotto la proprietà dell’olandese Heineken, che lo acquisì nel 1993.
Altra località, sempre nei Grigioni, che incanta ogni turista è Poschiavo, comune svizzero della parte italofona del Cantone, e che da pure il nome al capoluogo detto anche Borgo o Vila, soprattutto nelle frazioni di valle collegando l’Engadina con la Valtellina. In origine Poschiavo era il solo comune e la sola parrocchia di tutta la valle, importante piazza di trasbordo sulla strada del Bernina, ma ora in questa cittadina con tanta storia a 1.000 metri s.l.m., fra le tante storicità, possiamo visitare da maggio ad ottobre con info all’ufficio turistico locale 081 8440571 o all’indirizzo prospecierara@polomuseale.ch o ancora sul sito www.polomuseale.ch i 4 orti didattici che a differenti altitudini permettono di osservare varietà di piante antiche e che sono un’altra realtà di Casa Tomè che vanta la ricetta per l’elaborazione completa dei “Pizzoccheri Poschiavini” dell’antica cucina rurale del 19vesimo secolo. Una cucina che si arricchisce con i fumanti Capunet, i gustosi Taiadin, e delicate Manfriguli, Polenta Taragna o in Flur, ed ancora profumate Brasciadeli insieme alla vasta gamma di formaggi, salumi, insaccati e selvaggina il tutto accompagnato dai famosi vini della Valtellina. E’ ora il momento clou del viaggio con il raggiungimento di St Moritz, attraverso uno dei paesaggi più etrogenei della Svizzera, attraversando con il trenino rosso, dal fondovalle dell’ultima località citata con giardini, frutteti e vigne, alle nevi eterne dei ghiacciai del massico del Bernina, con una serie di emozioni, e sensazioni che restano impresse a vita per l’impareggiabile, stupendo e eccezionale ricordo che lasciano a chi ha la fortuna di viverle con la visione di continui e differenti panorama. Partiti da Coira, vero snodo per l’ingresso nel mondo alpino dei Grigioni, da dove è possibile raggiungere in meno di un’ora ben 26 località di villeggiatura e centri termali, con il trenino rosso, affascinante sia nella sue carrozze antiche ottimamente curate e tenute come oggetto d’arte vivente, in perfetta efficienza dalla Ferrovia Retica, o per chi ama la modernità nelle panoramicissime carrozze moderne con tetto trasparente in modo da poter godere della visione paesaggistica da cielo a terra dei luoghi che si attraversano, ci portiamo alla volta di St Moritz. Grande è l’emozione che si è provata nel percorso nel treno che attraversa uno dei più belli, oltre che naturali, posti di questa nazione, tanto da rispondere in pieno allo slogan “Svizzera. Semplicemente naturale”. Un percorso che ha attraversato, uno fra i più belli luoghi elvetici, con la “Ferrovia Retica nel paesaggio Albula/Bernina” che il 7 luglio 2008, a Quebec (Canada), dal comitato per il Patrimonio mondiale dell’UNESCO, ha ottenuto il riconoscimento di terza ferrovia al mondo iscritta all’elenco del “Patrimonio Mondiale UNESCO”. Una sensazione bellissima che si è potuta godere anche con una pausa pranzo, che dopo la visione di montagne come il Monteratsch con la sua vetta più alta il Piz Bernina (4000 m slm) e lo sfondo del lago bianco con gran lastroni di ghiaccio da un lato ed il lago nero di dimensioni inferiori dall’altro, ad AlpGrüm (2.091m. slm) con una panoramica visione del ghiacciaio Palü, ci siamo permessi la pausa pranzo per rinfrancarci e gustare ancor meglio tutto, dai panorama alle specialità enogastronomiche nel ristorante realizzato nella casa cantoniera da Primo Semadeni. Il titolare del “da Primo” ci ha accolti con quella sua innata verve di ospitalità, e con lo stesso stile di vita che riserva a tutti i suoi clienti perchè ci dice: “qui siamo fuori dal mondo, i treni arrivano e partono in orari solare, poi restiamo nel magico contatto della natura che ci circonda e ci avvolge. Da circa 8 anni ho rilevato questa struttura che ho completamente rinnovata all’interno, creando anche camere con il nome delle località tipiche di questa zona, offrendo così oltre ad una classica e ricercata cucina anche la possibilità di circa 20 posti letto ai miei appassionati avventori. Cosa può esserci di più allettante di un posto tanto bello, anche se isolato e senza Tv, per poter permettere ai miei clienti di gustare i miei piatti che con tanta passione elaboro? Sono in tanti a tornare qui perchè non sanno resistere al desiderio di gustare una mia zuppa d’orzo (una specie di minestrone con un po di pasta e carne) o ad una fondue o ancor più dei Capunet Grigionesi che è il piatto della gente povera di una volta, infatti prendevano tutti i resti e facevano un impasto, come quella degli gnocchetti con dentro dei pezzettini di bresaola, dei pezzettini di salsiccia della valle e poi involti nelle coste cotte e raffreddati, infine cotti in brodo di manzo, con una salsa fatta con formaggi differenti e sopra un po di parmigiano e due fettine di coppa, il tutto accompagnato da un Grand Vin Appelation D’origine Controllée “Aigle les Murailles” della Badoux Vins”. Primo di nome e primo di fatto, si potrebbe dire, per questo signore che ha compiuto l’ardita impresa di creare questo locale rinnovandolo con tutti i comfort, ma anche per aver rilevato e ristrutturato il non distante “Ospizio Bernina” a 2.253 m. slm. Una digestione fatta scendendo nel fantastico Trenino Rosso fra neve, paesaggi che si susseguivano con una alternanza di bellezze paesaggistiche ed ecco giungere la meta della lussuosa, storica ed affascinante St.Moritz. Durante il tragitto nel Trenino Rosso, tante ancora sono state le informazioni che Bernasconi ha fornito al gruppo che con lui viaggiava sia sui luoghi che si attraversavano, sia sulla Ferrovia Retica. Il responsabile italiano di queste ferrovie si è soffermato anche sulle due differenti tipicità di viaggi che possono soddisfare i turisti più vicini alle località che attraversavamo, ad esempio da Bologna in su , sia quelli che giungono dal centro sud del nostro Stivale, che necessitano di un soggiorno più lungo, che attraverso pacchetti turistici, sempre più le località dell’Engadina offrono, anche perchè diversamente, avendo, come afferma Bernasconi: “fatto un lavoro mediatico di portare a conoscenza delle popolazioni del sud dell’Italia il Trenino Rosso, tanto che appena se ne parla tutti lo conoscono, magari anche se non l’hanno ancora vissuto, sarebbe assurdo non offrire agli stessi delle opportunità sia con i nostri treni che con la nostra accoglienza di soggiorno”. A St. Moritz, alcuni componenti del particolare gruppo turistico ha preferito raggiungere l’”Hotel Steffani” dove abbiamo soggiornato, mentre altri hanno voluto godersi il raggiungimento del centro della cittadina, dove questo bello ed accogliente albergo ha sede, con le funzionali e nuove scale mobili o ascensori che dalla stazione ferroviaria portano a qualche passo dallo stesso, avendo così il primo impatto con la lussuosa ed impareggiabile San Maurizio impareggiabile località di villeggiatura. Coccolati da Peter Marky, titolare dell’Hotel Steffani, che si è anche piacevolmente trattenuto a lungo con i suoi ospiti abbiamo appreso che per la terza generazione gestisce unitamente a Brigitte questo albergo come un hotel per famiglie, nel senso che accoglie la clientela con un caloroso benvenuto personale, convalidato dall’alta ed efficiente qualità dei servizi che offre dalle camere, al centro benessere e attraverso i suoi ristoranti che sanno proporre una diversità di pietanze con un’altissima qualità sia per esse che per i vini e per il bar e liquori, il tutto abbinato ad un servizio di cucina e sala per il quale si avvale di personale italiano nella quasi totalità (115 italiani sui 120 dipendenti in totale, più 3 cinesi in cucina che vanno uniti a 18 tra chef e commis già compresi nei 115 ), da grande amante dell’Italia, e per la professionalità che questi sanno esprimere a tutti i loro ospiti.
Peter Marky, ci ha anche detto che nel 2005 fu partecipe ad un tentativo di gemellaggio con Capri. Avendo come amico Antonio Amato che, all’epoca, aveva due case a St.Moritz, una proprio dove viveva la mamma di Peter, si pensò di creare l’opportunità di diffusione dell’immagine delle due cittadine, ridenti per sole, oltre che per altre tipicità diverse. Proprio attraverso la Pasta elemento portante nel mondo della Campania, in modo da poter costituire una bella realtà di scambi turistici per tanti che vivono le due località in diversi periodi dell’anno, si creò così, con il pastificio Amato di Gragnano, uno speciale tipo di pasta chiamato “’O sole ‘e Capri” ed il percorso per il gemellaggio Capri- St. Moritz iniziò anche con incontri con il dott. Scognamiglio, la prof. La Rana, nell’isola partenopea per la stipula di qualcosa di più concreto. Dice Marky: “abbiamo anche suonato il Corno delle Alpi nella Grotta Azzurra, ma poi tutto si è fermato”. Chi sa se questa parentesi Capri, potrà essere riaperta, resta comunque apprezzabile l’orientamento di Marky verso l’Italia e gli italiani. Si diceva prima che il personale dell’hotel è in gran parte italiano ed infatti lo chef Marco Piroddi è sardo, il maître Maurizio Miccio è beneventano ed entrambe ci dicono che sono felicissimi di lavorare nello Steffani che vanta di essere stato nel 1879 l’unico ristorante pubblico di St. Moritz, rimasto intatto fino al 1930. poi ammodernato ed ora tanto accogliente. Piroddi che da papà sardo e madre tedesca ha frequentato l’alberghiero in Germania per poi girare in breve tempo in grandi strutture ristorative del mondo, ci ha “presi per la gola” con i suoi innumerevoli fantastici piatti elaborati. In particolare con il “Baden Baden” una Entrecôte (filetto di cervo con spätzli, crauti rossi di Bruxelles cotto con vino bianco secco, castagne marinate e cotte con vino rosso e chiodi di garofano, il tutto cotto al forno e spennellato con miele engadinese di fiori misti un po’ piccantino, in superficie cosparso di noci e pistacchi tritati, ed attorno gnocchetti di spezie soliti del Trentino, Valtellina o Austria che accompagnano la carne di selvaggina, marmellata di Ribes, funghi Finferli Cantarelli o Gallinacci, un pò di guanciale e funghi Porcini). Un vero festival di colori e sapori che inebriano gli occhi ed il palato, un piatto che giunge sui tavoli, come tutti i piatti, perfettamente caldo e ricco dell’esaltazione di tutti gli elementi che lo compongono, altro merito di questo ristorante. L’abbinamento di un vino ad Ok, servito nella giusta maniera, era d’obbligo ed anche in questo il maître- sommelier Miccio, che tanto ci ha parlato di lui, delle sue indimenticabili terre campane che torna spesso a visitare, ma che come occupazione lavorativa lo tengono decisamente lontano, non ha mancato la scelta giusta servendoci un Le Volte Dell’Ornellaia 2012 un Igt toscano della vinicola Ornellaia di Bolgheri- Castagneto Carducci. Un Tiramisù con insalata di fragole e pepe verde è stata poi la chicca per terminare un così apprezzabile pranzo.
Una vista guidata, oltre che da Susy che ci ha accolti per il locale ufficio turistico nella prima serata d’arrivo, anche nel giorno successivo con l’altra esperta dello stesso ufficio e responsabile marketing Angela Rupp, ha offerto agli addetti all’informazione della stampa una conoscenza di luoghi, storia e realtà che intrigano il visitatore di St. Moritz.
Angela ci ha parlato dell’ampliamento delle camere d’hotel per i Campionati mondiali ed europei di bobe skeleton che la città si accinge ad accogliere nel gennaio 2015, ci ha portato come d’obbligo in una delle più valide cioccolaterie, la “Hauser’s Restaurant” che tiene, ogni giorno, anche corsi per gruppi da 8 a 15 persone al costo di CHF 15.– a persona, un tempio della cioccolata in migliaia di forme e tipi, con attigua sala di degustazioni e che offre anche numerose varietà di tipi di pane veramente molto gradevoli come i piatti e dolci in menù. Chi c’è stato sa quanta bontà c’è in quel negozio e noi che siamo stati accolti con varie degustazioni offerteci dobbiamo dire che nonostante diete, nonostante tentate privazioni anche per una dieta non aggressiva, abbiamo calato il sipario e siamo usciti allo scoperto senza poterci fermare di fronte a tante golosità.
Angela ci ha parlato e mostrato anche il lussuoso Kulm Hotel St. Moritz, che vanta dal 1856 anni una reputazione eccellente nel settore alberghiero svizzero. Grazie al suo fondatore, il pioniere Johannes Badrutt, che lo acquistò come ex pensione Faller, e con la collaborazione della moglie Maria e allo straordinario panorama dell’Engadina, riuscì a infondere un grande entusiasmo per l’hotel in tutti i suoi ospiti. Già a fine ottocento St. Moritz e il Kulm Hotel St. Moritz erano considerati le perle delle Alpi svizzere. Fu proprio in quegli anni che una semplice scommessa fece dell’Engadina la culla del turismo invernale. Una passeggiata fra vetrine di negozi, delle più note firme di tutti i settori merceologici con pezzi, molte volte unici, esposti ed altre notizie che la Rupp ci ha dato, siamo rientrati in Albergo ampiamente soddisfatti. St. Moritz però offre anche una vita serale e notturna alla quale i giovani, ma anche chi ha qualche anno in più, non sanno rinunciare ed allora le due giovani colleghe, avendo espresso il desiderio, di continuare la serata, sono state subito esaudite con l’andare in un simpatico pub, locale del quattro stelle “Schweizerhof St.Moritz” che il collega napoletano già conosceva come anche Bernasconi, ed accolti da Santiago Eilest con musica dal vivo e tanta buona birra hanno fatto le ore piccole. La serata si è dimostrata talmente attraente e piacevole che le giovani donzelle hanno voluta ripeterla ed il giorno successivo c’è stata, nello stesso locale, una esplosione di felicità. Non conoscendo, l’interprete musicale del locale, nessun pezzo napoletano, il giornalista napoletano, ha chiesto la cortesia di impossessarsi del microfono per intonare “’O sole mio” e d’un colpo tutti insieme giovani, meno giovani, clienti provenienti da varie località del mondo maschi e femmine hanno cominciato ad unirsi al canto e a ballare salendo su tavoli e realizzando una inaspettata grande kermesse tra felici note, birra e tanta briosità ed effervescenza spontanea.
Giuseppe De Girolamo