‘Il più bel credo’ di Elena Golia Paone: una donna e Padre Pio a colloquio umano e sovrumano
Tutto per il raggiungimento di un’auspicabile felicità sovrannaturale, sempre assaporata a piccoli sorsi, fatta di spiritualità assoluta e di arrendevolezza nei confronti dell’Altissimo. Dio, motore unico e vincolante; Padre Pio tramite di eminente valore che riequilibra Elena Golia nei suoi impeti giovanili e la guida verso un tipo di vita continuamente permeata dalla sofferenza e dignitosamente vissuta. Qui si annida il valore intrinseco del libro ‘Il più bel credo’. Dove rifugiarsi in momenti di grande solitudine e disperazione, dove gridare aiuto dinnanzi ad un’umanità che tende alla distruttività e non esulta di fronte all’idea del sacrificio per amore? Il razionale prende il sopravvento sull’irrazionale, la sopportazione non ha più ragione di esistere. Il saper aspettare è un elemento indicante di debolezza. E invece no. Spiega la Golia: “Precarie condizioni possono gradualmente divenire ‘stabili’ certezze, mentre le ‘stabili’ certezze possono improvvisamente crollare e mutarsi in miseria e povertà”. La vita, in special modo oggi, preserva della grandissime sorprese: un contenitore pieno può improvvisamente tramutarsi in polvere. Ci si svuota improvvisamente. E continua: “L’uomo non è il solo artefice della propria storia. Questa s’intreccia con i provvidenziali disegni di Dio”. Qual’è, dunque, il ruolo a cui ognuno di noi è assegnato? La tribolazione interiore scombussola a volte l’esistenza, ci si sente inspiegabilmente inclini a prestare soccorso. Ma perché’? Forse una forma di missione laica, drammaticamente decifrabile. In poche parole uno delle tante interferenze inconsce di Elena Golia. “Nell’uomo la spinta al bene convive con quella al male, in un dualismo bene-male che lo accompagna per tutta la sua esistenza terrena”. Ci si chiede, or dunque: “Come fronteggiare il male, come tenerlo lontano dalla nostra vista?” Una serie di poesie coronano il testo: “L’eterno, Inno alla vita – grazie, Festa di fiori, Natale, Notte di Natale, Ascoltami tu, Al Dio Bambino, Il Segreto della felicità, Un saluto agli angeli”. In comune: la voglia di esternarsi, sicuri di avere interlocutori che l’ascoltino, interlocutori evanescenti ma essenziali. Nella premessa al libro la Golia dice: “Ritengo che chi come me ha avuto la Grazia di conoscere Padre Pio non debba tacere”. Continuando: “All’epoca della mia adolescenza attraversai una profonda crisi esistenziale, che partiva da una forte contraddizione: la consapevolezza della presenza di Dio, di cui non ho mai dubitato, contro i dubbi che conservavo sul significato della mia esistenza e dell’umanità che mi circondava….Un aiuto determinante mi è venuto da Padre Pio che ho frequentato come penitente durante gli ultimi due anni della sua vita, mentre ero allieva infermiera presso la Scuola Convitto di Casa Sollievo della Sofferenza”. Da qui nasce la grandezza dell’autrice che ha ricevuto la grazia di essere risollevata dal tormento da un Grande, da un Magnifico. Probabilmente la Golia la si può considerare un’eletta, una scelta da Dio che preserva le sue tribolazioni con la consapevolezza che al di là esista qualcosa di straordinariamente più imponente e meraviglioso. Una catarsi che scaturisce dall’arrendevolezza terrena. L’inutilità dell’agire spesso si scontra col verificarsi di avvincenti situazioni umane, in parti deturpanti ed in parte rassicuranti. “Da amorevole Padre, Padre Pio non esitava mai a concedere il perdono a chi era sinceramente pentito, perché la misericordia di Dio è inesauribile, ma allontanava decisamente il peccatore che non riusciva a riconoscersi tale”. Un Padre austero ma tremendamente sincero. Caratteristiche salienti di Chi conosce davvero il pathos ed è prescelto a compenetrarsi nelle collettive e tortuose atrocità dell’umanità, per un disegno altissimo a cui probabilmente neanche Egli stesso poteva dare una risposta. Si ha l’onore di essere assegnati ad evangelizzare una riconversione delle anime e delle menti – volendoci appunto rifare alle parole della Golia su Padre Pio – ma cosa comporta interiormente tutto ciò? Quanta felicità ha conosciuto Padre Pio e che concetto Egli stesso aveva di questa parola? Sembra quasi che le grandiosità debbano, per forza di cosa, scaturire dalle alte ed agitate maree. Non si possono realizzare capolavori terreni senza che persista un terremoto vivente. La Sua singolarità: essere accanto ai peccatori con la P maiuscola. Ma chi è l’eroe per la Golia? “Gli eroi siamo noi, la gente più comune di questi nostri tempi, perché ci vuol coraggio a viver oggi, adesso, portando sulle spalle quel mondo senza ‘essere’”. L’incontro col venerabile Padre, or dunque, suscita il desiderio di riscatto basato essenzialmente su un unilaterale intendimento di operosità verso coloro i quali dovranno prodigarsi per il bene comune. Ciò che ha provato la Golia al Suo primo cospetto: “Mi ‘paralizzai’ e non riuscivo neanche a parlare. In simili casi, per agevolare i penitenti, egli soleva fare solo delle domande alle quali bastava rispondere SI o NO, ma con me si comportò diversamente perché con voce sempre più grossa mi continuava a ripetere la rituale domanda: – Che peccato hai fatto? – e fu così che trovai la forza di iniziare la confessione. Il Padre, tuttavia, continuò con la voce grossa, ad ogni mia accusa tuonava, sferzava, mi apostrofava con parole severe, fino ad allontanarmi senza impartire l’assoluzione sacramentale. Ma appena mi avvicinai a Lui per baciargli la mano, Egli m’inondò di beatitudine”. L’essere arcigno che trapela un mondo impalpabile di meraviglioso amore. Non sarà un caso che la Golia abbia scelto come ultima poesia quella intitolata ‘Pasqua’: “Ricordiamoci che dietro la Croce c’è sempre l’alba della risurrezione e la virtù della speranza difficilmente ci potrà lasciare”. Una pasqua di redenzione, l’intravedere lontano di un barlume di speranza dinnanzi ad un terreno sterile ed inorridito. Il desiderio di amore induce l’uomo a valicare l’impossibile con la mente ed il cuore, un IMPOSSIBILE che si cela sotto il nome di PADRE PIO DA PIETRELCINA. Da Lui, anche il narrare di Suoi umili discendenti: Don Dolindo Ruotolo, Padre Donato Vaglio e Don Salvatore De Filippo. ‘Il più bel credo’ di uomini madidi del sudore di Dio.
A cura di Ilaria Rita Motti