Le Bandite
Annita Malavasi Laila ,Viera Geminiani Minny, Silvana Guazzaloca Miriam, Mirella Alloisio Rossella, Walkiria Terradura, Bianca Guidetti :6 nomi,6 donne,6 partigiane.
E’ attraverso queste voci e questi volti che,Alessia Proietti e Giuditta Pellegrini,giovani registe emergenti,raccontano in “Bandite” un film documentaristico,l’esperienza delle donne che dal ’43 al ’45 hanno combattuto nelle formazioni partigiane,ottenendo di diritto,un posto d’onore nella storia della Liberazione Nazionale dal nazifascismo,tratteggiando un percorso fondamentale nel lungo processo di emancipazione femminile.
L’apporto offerto delle trentacinquemila resistenti,occupa da sempre un posto marginale nei libri di storia,che si limitano ad accennare il carico di responsabilità ,oltre che l’assistenza data ai partigiani,che talvolta non offriva solo un aiuto materiale,ma si orientava anche politicamente: tantissime furono le “donne ribelli”, di diverse estrazioni sociali, culturali e politiche, che si impegnarono nella realizzazione di veri e propri corsi di formazione politica, specializzazione per l’assistenza sanitaria,per la stampa dei giornali e dei fogli del “Comitato di Liberazione Nazionale”.
Diverse sono state le interpretazioni e le letture storiche che hanno esaminato il lavoro delle partigiane,che differentemente da cio’ che riporta la storiografia ufficiale,furono pronte ad impugnare le armi e combattere. Anna Bravo, studiosa di storia delle donne, di memoria e storia della deportazione e del genocidio,ha posto all’attenzione come “il contenuto d’appello che la società lancia alle donne nei momenti di sconvolgimenti profondi,come la guerra,riconduce l’azione femminile all’interno di naturali orizzonti di valori istintuali,che non puo’ tradursi nel riconoscimento di una pratica politica”. Al contrario ,Anna Rossi Doria ha individuato nel tentativo delle Resistenti l’esigenza di affermare attraverso la politica,le capacità femminili tradizionalmente svolte nella sfera privata, debellando il modello femminile proposto dall’ epoca e nell’epoca fascista,determinando per la donna un universo di riferimento nuovo, suggellato ufficialmente con l’estensione del diritto al voto del 1 Febbraio 1945.
Emblematica è da considerarsi la rivolta del 16 Ottobre 1941, conosciuta come “lo sciopero del pane”,scoppiata per la riduzione della porzione pro-capite di pane giornaliero. Le partigiane assalirono il furgoncino della Barilla,formarono un corteo e con il grido “Pane,pane”,rivendicarono rabbia,disapprovazione e ribellione verso il regime,le restrizioni e la guerra. Ed è con questa manifestazione di massa che si consacra l’ingresso delle donne nel movimento antifascista,inizio e preludio di ciò che sarebbe stata la partecipazione fisica ,oltre che morale alla guerra partigiana. Le donne ripongono gli abiti da casalinga,escono dal ruolo di madre e di moglie e vestono quelli di clandestine,bandite appunto.
Il film di Proietti e Pellegrini,ri-contestualizza e ripercorre le fasi storiche della Resistenza,raccontando attraverso interventi ed immagini di repertorio un capitolo storico intriso di zone d’ombra: un viaggio verso la lotta di liberazione,primo passo per la conquista dei diritti,l’uguaglianza e la parità di genere.
E’ a queste donne che bisogna ricordare con gratitudine,riconoscenza. Le partigiane hanno dato vita alla Repubblica,hanno conquistato la libertà,denunciando una discriminazione di genere troppo a lungo subita e patita.
Resta da chiedersi però : gli obiettivi delle “ribelli” quanto si possono considerare raggiunti e sostanzialmente e non solo formalmente,ottenuti ?
di Flavia Sorrentino.