I Funamboli di Marco Vecchio
Chissà perché i funamboli mi sono simpatici, saltano, sorridono e girano e rigirano forse come tu vorresti, ed ecco che mi sono imbattuta in un giovane artista che la città di Salerno ha fatto suo, con la mostra “ FUNAMBOLI, L’ABISSO VERSO L’ALTO” Al nostro primo incontro è stato facile chiedere chi è Marco Vecchio; una risposta facile a una domanda che lo stesso autore ha ritenuto interessante e universale in quanto l’uomo si pone. Giovane studioso e affascinante nei modi, piacevole nell’ascoltare la spiegazione delle sue opere. Un artista a tutto tondo, non lascia niente al caso, preciso, fresco, ma di un voler sapere, divorato dalla voglia di presentarsi al meglio. Lo studio è analitico, non ci si stanca mai di guardare le sue opere sempre in movimento e con il filo conduttore che forse sai o non sai dove ti porterà. Ma è lo stesso piacere di sapere nel momento in cui hai notizia di dove andare.
Molti sono gli elementi, la luna, le stelle, la scala, la ruota. Mi avvicino a uno specifico degli altri che forse piu’ ha attirato la mia attenzione. Ed è quello della ruota. Il simbolo con un preciso messaggio da trasmettere “ La ruota del tempo” una sorta di orologio senza tempo, i quadri che segnano una componente onirica legata al suono, dalle figure che attraversano il tempo piu’ notturno che diurno. Sospese nello spazio, nel vuoto e non sanno dove andranno vivendo uno stato di catarsi.
Il funambolo è padrone assoluto della notte, del giorno e della vita stessa, sognando a occhi aperti. Il quadro a cui l’autore è particolarmente vicino sembra d’obbligo chiederglielo è “ Il Sospeso” studio di una figura con braccia aperte dove si vuole conquistare la libertà assoluta,il movimento senza chiedere niente agli altri.
Un quadro unico nel suo genere, mistico ma che si avvicina ai bisogni di ognuno di noi. Chi non vorrebbe la libertà nell’essere sospeso, la libertà dell’essere, la libertà di vivere. Uno smosi con la natura. I colori sono e possono sembrare gli stessi, ma davanti ai quadri cha da soli parlano e il pubblico lo intercetta come una volontà. Con piacere cammino con il giovane Marco Vecchio diventa piacevole e simpatica conversazione. Una chiacchierata che non avrei smesso se non per il tempo che scorreva. Con cura l’autore al posto del pennello ha una penna, al posto della tela un giardino con tutte le sue sfumature e colori. Comunica tutto.
Il filo del Funambolo che tira l’autore non si sa dove la direzione lo porterà mai, preparare, studiare e presentarlo al pubblico come lo fa Marco Vecchio è una maniera precisa di cui noi tutti gli auguriamo per il prosieguo del suo futuro artistico. Possiamo solo dire che gli imprevisti rendono felici. E’ questo dei funamboli è uno dei tanti.
A cura di Vincenzina Morra