La voce della coscienza
Cara Rossella,
per dieci anni ho avuto una relazione con un mio collega al quale sono stata legata da profondo affetto. Mio marito è sempre stato un uomo semplice, amante della campagna, della natura. Appena libero ha sempre lasciato me e nostro figlio per andare in montagna da solo perché, diceva, lì si sentiva sereno e felice…Ecco perché ho sentito il bisogno di sentirmi amata, considerata, compresa. Ti scrivo questo per farti capire che la mia relazione clandestina non è sorta per divertimento. Ma quando il mio “amante” si è separato dalla moglie, con la quale non ha avuto figli, le cose sono precipitate nel senso che ha chiesto di vivere questa nostra storia alla luce del sole. Anche a me avrebbe fatto piacere continuare questo sentimento, senza dovermi dividere tra due affetti, continuando a mentire nei confronti di mio marito. E così ho affrontato il dramma. Ho raccontato tutto a mio marito il quale si è dimostrato comprensivo (forse aveva già intuito tutto da tempo) ed è iniziato il periodo più bello della mia vita, ahimè, durato solo pochi mesi. Infatti mio figlio, appena laureato, decide di andare a vivere col padre, il quale ha iniziato ad avere problemi di salute. Trascorrono pochi mesi e il mio ex marito peggiora, nostro figlio chiede di aiutarlo sia perché avendo trovato lavoro non può stargli sempre accanto sia perché una giovane infermiera ucraina sta circuendo il mio ex marito, molto facoltoso. Ne parlo al mio compagno chiedendo comprensione, dicendogli che non me la sento di negare loro l’aiuto richiesto. Dopo un breve periodo in cui sembrava che tutto si fosse appianato, il mio compagno va su tutte le furie, perché si sente abbandonato, poco compreso ed inveendo contro di me, fa le valige e va via, dicendo che la sua pazienza e comprensione hanno raggiunto il limite. La mia vita è diventata un tormento. Non pensavo che potesse reagire così, mi sono sentita sola e non compresa : tutto quello che ho affrontato per lui mi è sembrato inutile. Ci siamo lasciati e con grande tristezza penso di ritornare, definitivamente, da mio marito, consapevole che ormai la mia vita è finita, che forse non proverò più emozioni, che non m’innamorerò più e che il mio ruolo sia ormai quello di colf e badante.
Marisa
Cara Marisa,
non riesco a comprendere se tu abbia deciso di tornare con tuo marito per stargli accanto ed aiutarlo in questo difficile momento, oppure per timore della solitudine o peggio, per rimorsi di coscienza! Non torni per amore, né per voglia di famiglia…Scrivi che la tua vita è finita, che il tuo ruolo è quello di colf o badante…Ma non pensi che alcune situazioni siano difficili da gestire o da perdonare? Che quando si sbaglia bisogna poi affrontare tutte le conseguenze? Forse con molta leggerezza hai preso delle decisioni, senza considerare gli altri che avevi accanto, senza comprendere che amante o marito, quando poi si convive, diventano simili, perché difficile è la vita di coppia. Il compagno non è stato comprensivo come tuo marito che ora, bisognoso di cure, ha bisogno di te, anche se lo hai tradito ed umiliato. Pensi di essere tu la vittima di una situazione di cui non hai colpa, di cui stai subendo le conseguenze? Non si possono usare le persone a proprio piacimento, non si possono prima scrivere e poi cancellare i loro nomi nel cuore come sulla sabbia…E se un giorno ti innamorassi nuovamente? Quale sarebbe la soluzione? Un altro tradimento, un altro abbandono, un altro dolore per questo poverino che hai accanto? Non accumulare errori su errori : penso che il problema non sia riempire il vuoto che un uomo ha lasciato, ma capire quali siano per te i valori fondamentali dell’esistenza. Se vuoi fare la cosa giusta aiuta e conforta tuo marito in questo momento, senza illuderlo, senza prendere decisioni avventate tornando “definitivamente”. Forse non hai capito che io posso consigliarti, un altro potrà capirti, tuo marito perdonarti ma prima o poi un giorno dovrai dar conto solo alla tua coscienza.
Rossella Argo
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