Il progressive jazz dei Patto
Il successo di Mike Patto e compagni si è andato consolidando nel tempo, anche se il world rock of fame decretò a suo tempo la loro sconfitta. Sono rimasti indimenticati autori di un meraviglioso album di esordio e di successivi album all’altezza del precedente. “Patto”,questo il loro nome, coi loro dischi rari sono diventati un’icona per i collezionisti del vinile e gli amanti di quel progressive rock che ha cavalcato l’onda negli anni ’70 . La storia dei Patto inizia alla fine degli anni ’60 con la sperimentazione dell’unione del vocalist Mike Patto , una bellissima voce soul ,con il suono pop psichedelico dei Timebox. I primi 7” di raffinato impatto ma di scarso successo trovano nella Vertigo records, che avviava in quel periodo il proprio catalogo, il trampolino di lancio per il loro primo album datato 1970. Si presentano con Mike Patto alla voce, Peter “Ollie” Halsall alla chitarra, John “Admiral” Halsey al basso e Clive Griffiths alla batteria, il disco esce con una copertina ad effetto, colore che non passa indifferente, un giallo eccitante, una smorfia di dolore e la citazione all’interno della copertina apribile che lascia intendere all’ascoltatore di trovasi innanzi a qualcosa di nuovo. Le sonorità jazz, la carica blues e la voglia di cambiamento che gira in quei solchi. Parliamo, allora di quest’album Patto. Si apre con la seducente ballata The Man dal ritmo sempre spostato in avanti e la melodia accattivante. Sulla stessa linea si svolge la bella Government Man, che non rinuncia al calore del suono nonostante l’acidità delle liriche. L’accentuazione rock viene fuori in Hold me back e Red Glow: l’esuberanza del bassista crea uno spessore eccezionale insieme alla voce black del cantante e all’incedere rhythm’n’blues. In Time to die, il ritmo in tre e la chitarra acustica di Olly Halsall creano un’ambientazione più cantautorale che per certi giri armonici ricorda Buckley senior e junior.San Antone è la canzone freak dell’album, divertente e ballabile, a cui fa da contrappunto Money Bag, lunga suite free di stampo jazz e chitarristico. Tre le due si situa diligente Sittin’ Back Easy, che conclude l’album affermando “il” suono-Patto, fatto appunto da una melodia portata dalla voce soul di Mike Patto, dal marchio della Diavoletto bianca di Halsall (sia in giri distorti e potenti che in virtuosismi jazz), dalla batteria che si muove con gusto fra il jazz e il 4/4 rock”… Il folto pubblico che in quegli anni che affollava i negozi di dischi alla ricerca di quel suono prog che tanto catturava l’attenzione e avvolgeva la mente non venne particolarmente affascinato dalla presentazione, malgrado anche la buona produzione ( dei Traffic ) e finì per vendere solo 5000 copie, complice anche una scarsa promozione del disco della stessa label che era poco conosciuta al di là dell’atlantico….” Stessa sorte se non peggiore tocca al gruppo l’anno successivo al loro esordio, il 1971 vede alla luce il loro secondo lavoro discografico “Hold your fire”. Il gruppo mantiene la stessa formazione e sperimenta di più il rock con le influenze jazz, la tecnica di Ollie che aveva affascinato nel primo lp migliora tantissimo diventando il vero protagonista sonoro e per i chitarristi diviene una importante punto di riferimento. Anche stavolta viene curata molto la cover dell’album che fu progettata dalla stessa band.Molto particolare, si basava sul cambiamento dei personaggi che le tre strisce della copertina apribile apportavano alle figure sottostanti di poliziotto di donna etc fino ad ottenere 8 modelli diversi. Una cover molto meno intrigante fu adottata per la stampa americana, probabilmente per evitare le notevoli spese che la prima aveva comporato.Malgrado le premesse il disco vende anche di meno del primo e la Vertigo decide ci cancellare dalla propria scuderia i malcapitati Patto. In risposta a questo eventi i Patto iniziarono a promuoversi con i concerti dal vivo proponendo la loro musica con dei potenti ed entusiasmanti live dove il loro sound fu molto più apprezzato..e producendo un terzo album con la Island Records…il gruppo finì per scioglersi subito dopo ma i loro membri continuaro a riversare la loro creatività nei progetti personali come gli Spooky Tooth di Mike Patto o gli CCS di Clive Griffiths e Hiseman’s Tempest di Ollie… Nessuna di queste grandi premesse, portarono mai il gruppo al “successo”, ma diciamo che a rigor di logica e di intuito avrebbero potuto esserlo ed essere ricordati come album e gruppi storici del movimento progressive. Se, e solo se, la sfortuna non si fosse abbattuta su di loro. Prima sotto forma di insuccesso musicale, poi, peggio, come sorti di vita (Mike Patto è scomparso nel 1979, Ollie Halsall nel 1992, John Halsey paralizzato e Clive Griffiths semi invalido ). La storia dei Patto è una storia singolare ma i loro due principali album stampati dalla Vertigo records si stanno facendo largo nel cuore e tra gli scaffali degli appassionati di buona musica e credo che prima o poi troveranno il posto che meritano.
A cura di Antonio Elia
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