Caffè Gambrinus a Napoli
Dove la Storia è Racchiusa in una Tazzina di Caffè
Il Caffè Gambrinus a Napoli, è meta di tanti turisti, luogo di arte e cultura racchiuso in una tazzina di caffè, e visitarlo diventa doveroso sia per il rispetto alla storia, sia per i prodotti eccellenti e di alta qualità, che si possono degustare tra le sale antiche del locale. Un libro, che racconta la storicità dell’ambiente, è stato scritto di sano pugno da uno degli eredi del Caffè Gambrinus, Michele Sergio, che al suo primo esordio, ha voluto raccontare questo luogo magico, accogliente e fantastico, in maniera neutra, distaccandosi dal profilo aziendale e familiare per raccontare fatti, vicende, memorie e aneddoti, di chi l’ha reso famoso. Il Libro intitolato “Gambrinus il caffè dei caffè” è uno scritto, documentato da fotografie che vuole testimoniare la nascita, i trascorsi e le difficoltà che questa caffetteria ha conosciuto nei secoli e di chi ha voluto realizzare il sogno di farla risplendere, affinché la storia rimanesse sempre impressa a tutti. Michele Sergio nel suo libro, ha voluto raccontare il sogno di suo nonno (del quale porta fiero il nome suo), Michele Sergio, di volerne diventare il gestore e farlo ritornare nel suo splendore di ricchezza artistica e umana. Sin da ragazzo il suo grande desiderio era di far rivivere la terrazza e il rinomato caffè culturale simbolo della città. E con grandi sacrifici è riuscito nel suo intento, a fare in modo che la storia continuasse, nonostante le tantissime difficoltà, tra cui la crisi economica, il terremoto del 1980 che aveva devastato un’intera città e quindi i beni definiti non necessari, erano passati in secondo piano, ma la sua caparbietà ha fatto sì, che il Gran Caffè Gambrinus, diventasse una delle caffetterie più famose d’Italia, anche fino ai giorni nostri. Spesso noi napoletani, non ci rendiamo conto delle pinacoteche a cielo aperto o delle sculture presenti in tutti gli angoli di Napoli, la quotidianità, lo stress del lavoro, il traffico e ahimè negli ultimi decenni anche il cellulare (che costringe a tenere sempre la testa bassa), ci portano a essere distratti e a non “vedere” le bellezze artistiche e le opere d’arte che possediamo. Se chiedi a un turista cosa ti colpisce di Napoli, ti risponde che questa città è ricca di fascino, di arte e cultura assemblati in un unico luogo, cosa che negli altri paesi non trovi, una concentrazione di dipinti, sculture di artisti, dell’800 Napoletano che il mondo ci invidia. Bene, il Gambrinus, è un museo alla portata di un caffè, dove ti puoi immergere nella storia e ascoltare silenziosamente il vociare dei Filosofi, degli Artisti e Pittori e grandissime personalità politiche, che hanno popolato queste sale nei secoli. Basterebbe, infatti, quando ci si accomoda per consumare il vero caffè o la pasticceria di tradizione Borbonica, soffermarsi sulla vista della piazza con lo storico Palazzo Reale, il Teatro San Carlo e la Basilica di San Francesco da Paola, chiudere gli occhi e pensare. Ripercorrere con la memoria la nascita del Gambrinus, le vicende che si sono susseguite dalle guerre, fino ai cambi di gestione, diventando, infatti, per un lungo periodo, sede del Banco di Napoli, dove ancora oggi si conservano gli stemmi sulle antiche porte all’interno del Gambrinus. Lo storico locale nacque, intorno alla metà dell’800 per volontà del Re Ferdinando di Borbone, che volle dare alla città di Napoli un aspetto importante, notevole e ricco di monumenti, creando palazzi e botteghe tutto intorno al Palazzo Reale. Luogo d’incontro di Patrioti, finanzieri, nobili e alti dirigenti, il Caffè Gambrinus era il più frequentato salotto culturale di Napoli, tra questi i frequentatori più illustri come: Gabriele D’Annunzio, Benedetto Croce, Ernest Hemingway, Salvatore Di Giacomo, fino a Eduardo De Filippo, Eduardo Scarpetta, e tantissimi altri, tanti da non poterne elencare i nomi di tutti. Il caffè a Napoli è un luogo comune, è una tradizione “sulo a Napule ‘o sann fà”, è musica arte e spettacolo, ma anche generosità, tanto che esiste il “caffè sospeso” – questo ha raccontato lo scrittore e regista napoletano Maurizio de Giovanni, durante la presentazione in sala – un’antica tradizione (quella del sospeso), ancora in usanza nella nostra città, che offre pagato un caffè a una persona sconosciuta bisognosa, segno di grande altruismo. Napoli – ha raccontato de Giovanni – è una grande macchina magica del tempo, che racconta oltre un secolo e mezzo di storia, è una città viva sempre, anche attraverso i dipinti e le testimonianze artistiche, e il Gambrinus è un luogo che immortala la storia, è cultura che, si respira attraverso le pareti. Un’esperienza sensoriale – ha continuato – con un’anima viva che pulsa quotidianamente tra caffè e sfogliatelle. Gianni Simeoli, famoso conduttore radiofonico e televisivo, che è stato il prescelto a presentare il lancio del libro in maniera frivola e divertente, ha richiamato l’attenzione degli ospiti, e quindi l’importanza di questo incontro, facendoli intonare le note della canzone “A Vucchella” scritta alla fine dell’800, da Gabriele D’Annunzio. La canzone nata, tra versetti scritti sul tavolino di marmo del locale e un’intonazione al pianoforte, è diventata immortale nel tempo e cantata dai più celebri cantanti nel mondo, fino ai Tenori Luciano Pavarotti e in ultimo Andrea Bocelli. Il caffè Gambrinus è un libro di storia che si legge tra le mura, le colonne e i quadri, conservati indenni nel tempo, che onorano la città. Il Sindaco Luigi de Magistris, invitato alla presentazione, ha ringraziato Michele Sergio per avergli dato la possibilità di scrivere un saggio nel libro, dove ha voluto raccontare di una Napoli che nonostante le difficoltà, ha fatto parlare di sé in maniera positiva e negativa, ma che è diventata famosa nel mondo per la cultura, la musica e la gastronomia, e il salotto Gambrinus è una realtà storica che ci dona lo spirito di appartenenza a questa città. Gli artisti, i Filosofi, i musicisti che si sono incrociati nei secoli nella caffetteria, l’hanno resa luogo di scambi culturali, ideologici e politici; di espressioni popolari partenopee, attraverso il Cafè Chantant e come tale, deve essere punto geografico della città. Tra gli ospiti d’onore, anche la Prof.ssa Loredana Troise insegnante all’Accademia di Belle Arti, che ha voluto raccontare e descrivere l’arte che si respira nelle sale della caffetteria, e come questa si mischia all’eternità attraverso i dipinti, le colonne e gli specchi che l’arredano. La Prof.ssa Troise l’ha definita “Una location sensoriale e parlante, tra le più significative espressioni, dell’arte napoletana del XIX secolo”. L’editore, Rosario Bianco, anche lui ha voluto contribuire con parole speciali al lancio del libro di Michele Sergio, che si è impegnato ad offrire alla città una raccolta di storie, fotografie e racconti collezionati dalla famiglia, facendolo diventare mezzo di stimoli e curiosità dei napoletani che non si accorgono delle ricchezze di cui siamo dotati. Infine ha preso la parola Massimo Rosati, cugino dello scrittore Michele, anche lui membro della famiglia che gestisce dal 1973 il Caffè Gambrinus. Massimo, ha voluto ringraziare personalmente il suo diretto familiare, per essersi preso l’onere e la responsabilità, di raccontare in maniera professionale, la storia della famiglia e della caffetteria, dove gli stessi sono diventati consapevoli di tramandare alla città e nel mondo. Inoltre ha voluto menzionare e ringraziare le donne della famiglia Sergio, che sono state e continuano a essere le colonne portanti di un’istituzione familiare basata sul lavoro, che da sempre hanno sostenuto le iniziative, spesso con grandi sacrifici, e sono: la nonna Lucia Pepe, la mamma Maria Teresa Sergio, e le zie Maria Di Matteo e Rosa Di Mare, senza dimenticare di menzionare anche il Prof. Amato Lamberti, che ha affiancato il nonno negli anni, aiutandolo a recuperare le sale del Caffè Gambrinus, che erano state sottratte alla struttura e tutte le altre difficoltà burocratiche che si sono susseguite nel tempo. Quante le vicende che si celano dietro ad una bevanda scura chiamata caffè, diventato ormai un gesto quasi automatico, che viene fatto quotidianamente in fretta, per recuperare le energie di prima mattina o durante il corso della giornata. Bisognerebbe invece, soffermarsi e guardare i gesti di chi prepara un buon caffè napoletano, che sono sinonimo di passione. Il nostro augurio è quello che il libro diventi un piccolo manuale di conoscenza della nostra città, che sia una guida importante e ci aiuti a prestare attenzione alle cose che vediamo. Un libro, che ci insegni ad alzare gli occhi per osservare le meraviglie che gli antenati ci hanno lasciato e abbassarli solo, per osservare le persone che gettano le carte a terra, deturpando le opere urbanistiche che resistono nel tempo, non curandosi degli altri, infangando l’onore e il nome della città di Napoli. Tantissimi gli ospiti, tra cui anche il maître Mario Golia, Tesoriere dell’associazione AMIRA, che con la sua personale presenza, ha voluto rappresentare il Direttivo dell’associazione, a sostegno di questa grande iniziativa che fa onore alle persone che si occupano di ospitalità. La famiglia Sergio, ha ringraziato i presenti, con un brindisi augurale, vicino al presepe dell’800 napoletano, emblema del Natale, augurando a tutti buone feste.
A cura di Sabrina Abbrunzo