Salute, Gusto e relax a Il Casolare di Vino
La Campania, pur meritando un posto di prestigio nel panorama vitivinicolo mondiale, era rimasta per anni addormentata sull’esprimere le proprie potenzialità. Partendo in primis dalle uve che sono state accolte dai territori meridionali del nostro stivale Italia, all’epoca degli sbarchi di greci e romani che hanno impiantato i vitigni con i quali sono stati prodotti i vini che ritroviamo nel museo degli Scavi di Pompei citati da Plinio il vecchio, Orazio ed altri personaggi illustri ed esperti della materia che hanno sempre citato i vitigni Aglianico e poi le stesse viti esportate nel mondo, Francia compresa, ci ritroviamo oggi a dovere conquistare gli spazi che potevano già essere ampiamente nostri. E’ d’uopo citare che l’apprezzamento per i nostri vini viene da lontano e ricordiamo che anche in epoche non lontane il piemontese Arturo Marescalchi (luminare dell’enologia e Vice ministro dell’Agricoltura), nel 1932, scriveva: mettendo da parte la mia modestia, ma sotto lausbergo del mio carattere piemontese, devo asserire che di vini me ne intendo e, domandando scusa ai miei Barbera e Barolo, devo dire che il Taurasi è il loro fratello maggiore. Significativo è stato anche l’allineamento con il piemontese Barolo giudicato, come tutti sanno, il re dei vini, il vino dei re, da parte di un altro piemontese, Pier Giovanni Garoglio, autorità mondiale nel campo dell’enologia, che a sua volta dichiarò nel 1944: il Taurasi è affine al Barbera e al Barolo, sotto le cui denominazioni viene ordinariamente smerciato da commercianti piemontesi. Per fortuna la volontà di numerosi imprenditori negli ultimi anni si è data una scossa e sono partite diverse iniziative per recuperare almeno in parte il tempo perduto. Una delle giuste ed idonee forme per evidenziare i nostri ottimi vini è stata la creazione della manifestazione Vitigno Italia il salone dei vitigni autoctoni italiani giunto alla sua settima edizione in programma a Napoli dal 22 al 24 maggio 2011. C’è da considerare che con questa kermesse del vino sono stati riscoperti numerosi vitigni autoctoni in Campania e questi sono solo una parte (circa il 70%) di quelli che sarebbe possibile riscoprire e mentre per le altre regioni sono ormai stati riscoperti quasi tutti per noi campani il circa (30%) ancora non rivitalizzato rappresenta un forte forza occupazionale lavorativa. Esistono in Campania, in terreni vulcanici, ricchi di potassio e in quelli argillosi e argilloso-calcarei purché ben esposti dove l’Aglianico trova il suo habitat naturale, altri vitigni che vinificati in purezza o tagliati con altri uvaggi sempre dello stesso luogo permettono di ottenere vini di una qualità che alle degustazioni visive, olfattive, sensoriali e gustative trasmettono la loro eccellenza. Come esistono vitigni autoctoni riscoperti nel casertano di Pallagrello ed ancora l’Asprinio di Aversa, il Falerno, il Piedirosso, lo Sciscinoso, la Falanghina dei Campi Flegrei dove venne coltivata per la prima volta nel nostro Paese e successivamente anche quella del beneventano, la Coda di volpe, il Fiano, il Greco di Tufo, la Guarnaccia e gli isolani di Capri ed Ischia con la Biancolella ed il Forastera e tanti altre uve riscoperte come la Catalanesca che offre un ottimo vino di pronta beva ma ancora non catalogato. Ultimamente un’impulso ancor più concreto all’affermazione dei vini campani e quanto gioca intorno al vino è stato evidenziato dall’interesse che sempre più persone hanno dimostrato di mostrare verso l’opera realizzata dai fratelli Bonaventura e Raffaele Tralice che ad Alvignano (Ce) hanno creato il centro di relax “Il Casolare di Vino”, immerso in un ampio vigneto. Il ristorante, con le annesse cinque camere panoramiche a tema i cui nomi sono ripresi dai vini più pregiati della regione (Pallagrello, Falanghina, Greco di Tufo, Aglianico e Fiano), cinque vini per risvegliare i cinque sensi, sono dotate di bagno, doccia, telefono diretto, frigobar, phon, cassetta di sicurezza, internet e aria condizionata rappresentando un’ottima ospitalità in un luogo ideale per trascorrere un soggiorno comodo e rilassante. I vitigni che circondano il Casolare di Vino, dopo la prima vendemmia realizzata nel settembre dello scorso anno, continuano a essere seguiti nella loro evoluzione dalla sapiente opera dell’enologo Maurizio Caffarelli e dell’agronomo Gaetano Pascale. L’opportunità del riposo e dell’alta gastronomia curata dalla chef Maria Mone, 45enne di Caserta, che vanta 25 anni di esperienze nei più prestigiosi e noti ristoranti, viene completata dall’unicità che il Casolare Divino può vantare con il suo centro benessere, primo del sud Italia a praticare trattamenti di ”Vinoterapia”. Il benessere raggiunge il suo apice quando dopo un bagno in tinozze di abete colme di vino a 35 gradi si ha, come al Casolare, la possibilità di seguire trattamenti di grande effetto sull’intero corpo, effettuati da esperte collaboratrici, con l’applicazione di creme per il corpo prodotte dalla casa. Passando poi al ristorante al fine di completare l’unione delle varie bontà e prelibatezze che la Mone elabora, con prodotti di eccellenza locali, i titolari della struttura hanno già promosso e continuano a promuovere sino ad giungere all’esplosione primaverile quanto il Casolare diventa paradisiaco, numerosi incontri conviviali con chef e soci di Slow Food con le sue condotte ed i suoi presidi. Proprio in questo locale la Fondazione Slow Food, in un momento nel quale si parla tanto della biodiversità (si è appena concluso il 2010 dedicatole come anno internazionale da una dichiarazione dellAssemblea generale delle Nazioni Unite), ha voluto ultimamente dare testimonianza di un legame che unisce tutte le Comunità locali impegnate per un’alimentazione buona, pulita e giusta. A completare tutto il successo della serata che Slow Food ha organizzato per evidenziare e proporre quanto detto ci ha pensato Maria Mone iniziando dai vari panini da lei realizzati al momento (bianchi, con erbette, porri, pomodorini, olive) passando alla pizza fritta con colatura di alici di Cetara, al baccalà fritto impanato nella farina di mais su puttanesca di pomodorini del piennolo del Vesuvio e capperi, per poi passare alla zuppa di fagioli cannellini delle colline del Caiatino e salsiccia rossa di Castelpoto condite con poche gocce di olio extra vergine di olive caiazzane di Fontana Lupo. A seguire cannelloni al profumo di conciato romano su genovese di suino pelatella accompagnato da cipolle di Alife, poi papaccella napoletana al forno con straccetti di maiale e crema di patate e per completare tortino di mele annurche. Queste divine leccornie sono state solo alcune delle apprezzabili proposte della chef Maria, perché per chi la conosce dall’Hosteria dei Nobiluomini e l’Ex Libris a Capua o al Vintage di Caserta, locali dove prima del Casolare di Vino, dove ora intende restare a lungo, ha prestato la sua professione, sa anche le grandi potenzialità creative che possiede ed il buon gusto che l’accompagna nelle creazioni dei divini piatti. Tutto sommato un bel week-end o un soggiorno prolungato in questo luogo certamente non guastano, anzi occorrerebbe proprio fare qualche sacrificio lasciando tutto e tutti per approfittare di alcuni momenti di vera vita e grande benessere.
A Cura di Giuseppe De Girolamo