Festa della Donna
Nell’era del consumismo, dove qualsiasi cosa può essere venduta e, di conseguenza, comprata, anche la festa della donna ha ceduto ai dettami dell’economia di mercato. Tant’è che l’originale spirito di ribellione che aveva incoraggiato, anni fa, milioni di donne a protestare contro le quotidiane discriminazioni subite, sembra essersi trasformato oggi in semplice rivendicazione di femminilità e non più in una lotta per affermare i propri diritti e il proprio ruolo nella società. Quella che inizialmente era nata come la Giornata Internazionale della Donna si è tramutata così in una festa qualunque, una ricorrenza in cui gli unici a trarne profitto sono probabilmente i rivenditori di dolciumi, i gioiellieri e soprattutto i fiorai, che hanno fatto della mimosa il loro personale cavallo di battaglia. In effetti, uno dei simboli che negli anni cinquanta era addirittura arrivato a «turbare l’ordine pubblico» e che dovrebbe contribuire a ricordare le numerose conquiste sociali e politiche delle donne, è diventato al contrario uno dei moderni strumenti di speculazione economica, che relega inevitabilmente in secondo piano il vero significato delle celebrazioni. Non andrebbe mai dimenticato, invece, che in molte parti del mondo ci sono ancora milioni di donne che sono oggetto di violenza e discriminazioni continue. Molte di loro sono coinvolte, ogni giorno, in competizioni spietate con membri dell’altro sesso per mantenere il posto di lavoro o per ottenere un incarico di maggior prestigio e responsabilità. Altre si impegnano a gestire la propria casa, e la propria famiglia, cercando tuttavia di non smarrire se stesse. Altre ancora lottano strenuamente anche per tutte quelle donne che sono totalmente prive di mezzi o non hanno la forza necessaria per cambiare lo stato delle cose da sole. Tante realtà diverse hanno però un unico denominatore comune, che risiede nella consapevolezza che ogni donna affronta la propria battaglia personale in ogni singolo momento della sua esistenza. Non ci sono, infatti, giorni in cui una donna non debba dimostrare, a se stessa e agli altri, di essere perfettamente in grado di ricoprire un ruolo fondamentale all’interno della comunità in cui vive. È proprio per questo, quindi, che non bisognerebbe limitarsi a celebrare l’inesauribile forza delle donne in un’unica occasione, ma valorizzare piuttosto l’unicità di ogni singola moglie, madre, figlia e sorella che si confronta con la vita, e con le sue sfide, tutti i giorni.
Rosamaria Cinquegrana