Donne schiave del lusso e della magrezza
Il culto del lusso e della magrezza è un fenomeno sociale che si è andato sempre più ad evidenziare nel corso di questo ultimo secolo. L’origine del fenomeno nasce dal crescente indebolimento dell’identità personale, che non si costruisce più attorno a valori forti, ma attorno al desiderio di adeguarsi agli standard di bellezza trasmessi dalla moda, dalla tv e dai media, che presentano figure magrissime o addirittura scheletriche, che esibiscono il loro corpo e ciò che indossano senza badare all’impatto pericoloso che queste possono causare sulle giovanissime.
Le modelle super magrissime che la moda ci impone, diventano il termine di paragone di moltissime adolescenti, disposte a fare qualunque cosa pur di arrivare ad assomigliarle.
In un’indagine statistica sul fenomeno condotta da un gruppo di ragazzi dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, e a cui io stessa ho partecipato, è emerso che il 67% delle ragazze intervistate tra i 18 e i 25 anni, non è soddisfatta del proprio aspetto fisico e che il restante 33% ritiene che, anche essendo in parte soddisfatta del proprio aspetto, ha ricorso e ricorrerebbe a diete drastiche o interventi di chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto.
L’anoressia è un male che nasce con la convinzione di poter avere il controllo su tutto, su se stessi, sul proprio corpo, suoi sentimenti e infine sul cibo, ottenendo, invece, l’effetto contrario: si perde tutto fino a perdere se stessi in un processo di autodistruzione.
Questa bellezza distorta spinge molte ragazze a perdere di vista la propria identità e il vero valore del “bello”, quello dell’unicità, e si riducono in una forma patologica, psicologica e fisica dalla quale è molto difficile uscire.
L’anoressia ormai, non è soltanto una moda, ma si imposta anche nella società come modello di nuova femminilità, di un nuovo modo di essere donna.
Così, corpi scheletrici che incarnano un tratto di morte e malattia, diventano in modo paradossale un modello estetico di bellezza, oggetto di desiderio maschile e di imitazione femminile.
E’ doveroso denunciare la propagazione di questo fenomeno cercando di diffondere l’idea che il bello non corrisponde al magro, e che è sbagliato cercare di assomigliare a qualcuno con la speranza di apparire perfetti.
La convinzione sbagliata e sempre più presente che il successo vada ricercato nell’ostentazione del lusso e l’esaltazione di una bellezza distorta porta inevitabilmente a comportamenti moralmente e socialmente deviati.
Sempre più giovani fanno del loro corpo merce di scambio e di esibizione del proprio “esserci”.
Baby cubiste ballano seminude nei locali in cambio di poche decine di euro per comprare l’ultimo jeans firmato o si vendono in prestazioni sessuali con i loro compagni in cambio di ricariche o di pochi soldi. Un’ adolescenza segnata dalla cattiva fruizione dei media e da una crisi di valori in cui sprofonda la nostra epoca.
“La moda è un modo di essere e non un modo di essere come gli altri”.
A cura di Aline Improta