POMO D’AMORE
La vacanza era volata via come purtroppo scappano tutte le cose belle della vita. I ricordi di spensieratezza passati tra il mare ed i monti dell’Italia gli erano rimasti tutti dentro come un tesoro da conservare. Era indecisa Tereza se scegliere come meta delle sue vacanze la Spagna o l’Italia. Poi aveva optato per il romanticismo della terra di Michelangelo che da bambina aveva visitato insieme ai genitori. Del viaggio in Italia di tanti anni prima ricordava solo il sapore di grosse granite al limone mangiate in Sicilia, a Palermo, eppoi un arcobaleno di colori, tutti vivi ed intensi, in cui primeggiava il giallo.
Tereza nel suo recente viaggio in Italia aveva trovato l’amore. Qualcosa di inaspettato, di sconvolgente, che l’aveva posta in una situazione di grazia. Si sentiva in pace con tutto il mondo e pronta a qualsiasi impresa, lei che per natura aveva ben piantati i piedi per terra. L’incontro magico era capitato per caso mentre vagabondava per le viuzze dissestate dell’antica Pompei. La calura, amplificata dal selciato lavico, non dava tregua e Tereza cominciò a cercare una fontanella per rinfrescarsi. Girò parecchio tra le rovine della città, distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo, prima di imbattersi in uno zampillo d’acqua che le potesse dare un po’ di refrigerio. Rimase però subito delusa dalla calca che c’era intorno a quel luogo di ristoro. “Pazienza – si disse – mi toccherà aspettare un bel po’”, e rassegnata restò in attesa del suo turno. Mentre aspettava il suo sguardo si pose su una ciarliera comitiva di giovani che, seduti su quello che fu un tempo un marciapiede, mangiavano pomodori. Li lavavano in un secchiello pieno d’acqua e poi, dopo averli spaccati a metà, l’insaporivano con del sale e così li gustavano. L’insistenza dello sguardo di Tereza su quelle rosse bacche fu interpretata dai giovani come lo scoppio improvviso di una voglia matta di pomodori, che subito le vennero offerti. Quel gesto spontaneo ed inaspettato mise in difficoltà Tereza che rifiutò scuotendo la testa. Alle insistenze dei giovani non poté tirarsi indietro e, quindi, accettò sedendosi insieme a loro sullo scottante marciapiede lavico.
Comincia così la storia d’amore di Tereza in Italia. Uno dei componenti il gruppo di giovani aveva fatto colpo su di lei, auspice un rosso pomodoro.
“Come festeggiare il ritorno a casa, ma soprattutto il nuovo amore?”, si chiedeva Tereza indaffarata a mettere a posto le tante cianfrusaglie che ogni viaggio si porta dietro. Decise su due piedi che avrebbe messo su una cenetta intima, qualcosa di particolare, appetitosa ma nello stesso tempo afrodisiaca. Ma cosa? Si ricordò del pomodoro e avendo questo frutto portatole fortuna pensò di utilizzarlo come “filo rosso” della sua serata a lume di candela. “Ma il pomodoro è afrodisiaco?”, si chiese e corse in cucina a verificare il suo dubbio tra le pagine di un ricettario italiano. Di afrodisiaco il pomodoro, secondo il ricettario, aveva poco o nulla. Trovò solo una vecchia leggenda che lo descriveva – siamo nel 1544 – come una varietà di Mandragora, un frutto non commestibile, misterioso, dotato di qualità afrodisiache. Allora lo si utilizzava solo per curare le scottature ed il suo colore, la sua bellezza serviva a far diventare lussureggianti gli orti e i giardini. “Benedetto il temerario che osò utilizzarlo per la prima volta come alimento”, si disse mentre alzava la cornetta del telefono per fissare l’appuntamento per la sera. “Poma amoris” era uno dei vecchi nomi del pomodoro che aveva trovato sul ricettario. Convenne che nella storia del suo innamoramento quella bacca rossa, in tutti i sensi, era stata un pomo d’amore.
Non aveva troppo tempo a disposizione per farsi bella e contemporaneamente preparare un pranzetto prelibato. Individuò sul ricettario piatti semplici e buttò giù il menù della serata tutto, ovviamente, a base di pomodoro, anzi di “poma amoris”. Antipasto: pomodori con la besciamella; primo piatto: vermicelli al pomodoro; poi carne alla pizzaiola e per finire una delicata dolce corona di riso al pomodoro. Un menù sicuramente non stereotipato, non usuale che il suo amore avrebbe certamente apprezzato; per lo meno lei così sperava. Come vino scelse quello che aveva in casa, un doc italiano, “Solopaca rosso”, “che si abbina – così citava l’etichetta – con piatti a base di minestre asciutte ed al sugo. Ottimo l’abbinamento con piatti di carne…”.
Pensò anche all’abbigliamento in cui non poteva mancare un capo di colore rosso. Di vestiti da sera rossi non ne aveva, ma dopo diverse titubanze riuscì ad accoppiare ad un mini vestito da vertigini un foulard rosso. Mancava solo alla sua cenetta intima una tavola ben apparecchiata. Con cura stese una bianca tovaglia di lino sul tavolo che aveva nello studio-soggiorno e la guarnì con tutto l’occorrente: piatti, bicchieri di cristallo di Baccarat, comprati in Francia qualche anno prima, posate, tovaglioli. Il tocco originale, al1 di là di due candeline rosse, lo diede con un mazzetto di anemoni screziati anch’essi di rosso. Era tutto pronto o quasi per l’appuntamento serotino. A questo punto corse in cucina e si diede da fare per preparare il pasto. Mancavano solo due ore all’incontro.
Il trillio del campanello la colse di sorpresa. Aveva appena finito di vestirsi ma sentiva che le mancava qualcosa, ma cosa? Si riguardò allo specchio per l’ultima volta e mentre si accingeva ad andare ad aprire la porta di casa si ricordò che non aveva messo alcun profumo. Scelse un insinuante, conturbante “Paco rabanne” che si spruzzò senza risparmio. Tutto era pronto per l’incontro. Il cuore le batteva forte quando aprì l’uscio. Ebbe solo un attimo di titubanza nel vedere la persona che amava, con in mano una lunga rosa rossa, che le sorrideva. Si abbracciarono forte senza pronunciare alcuna parola. Entrarono in casa teneramente stretti. Fu Tereza a cominciare a parlare prima lentamente poi sempre più in fretta come se avesse un bisogno irrefrenabile di raccontar tutto quello che aveva fatto o pensato quel giorno. Raccontò dei pomodori, della cena, di come avesse scelto il menù, il vino. Si fermò solo quando le labbra del suo amore si posarono sulle sue. Pensò in quell’istante al “poma amoris”, poi a nient’altro.
Chissà se Tereza dopo quel bacio avrà avuto ancora voglia di mangiare i rossi pomodori. Chissà.
Elia Fiorillo