In fase di collaudo il primo software per scrivere… col pensiero!
Fino a pochi anni, una persona che dicesse che presto avremmo avuto computer e macchine comandate col pensiero sarebbe stata etichettata col termine “visionario”. Quella stessa persona, però, oggi potrebbe tranquillamente guardarci gongolando, perché quella che fino a poco tempo fa poteva sembrare semplice fantascienza sta rapidamente diventando realtà. Infatti nella Ben-Gurion University di Beer-Sheva, in Israele, un gruppo di studiosi ha ideato un software che permette alle persone di scrivere usando soltanto la mente. Le meccaniche sono semplici quanto geniali: alcuni elettrodi posti in un casco dell’utente registrano gli impulsi elettrici prodotti dal cervello quando la mente pensa a determinate lettere; dopodiché, il software userà quegli stessi impulsi per capire le intenzioni dell’utente, e comporrà parole e frasi una lettera per volta, esattamente come se si scrivesse su una tastiera mentale.
Questa tecnologia è stata ideata per venire in aiuto a tutte quelle persone con disabilità gravi, o inabilitati alla scrittura, e il suo sviluppo è compreso in uno dei progetti finanziati dall’Europa, il TOBI, ossia “Tools for Brain-Computer Interaction ” (Interazione Cervello-Computer), a cui partecipa anche l’ospedale Santa Lucia di Roma, specializzato nella riabilitazione neuromotoria .
Donatella Mattia, responsabile del laboratorio di “Imaging and Computer Enterfacement”, e coordinatrice del progetto di interfacce uomo-ambiente per la comunicazione e autonomia di soggetti affetti da disabilità motoria, afferma che esistono già diversi prototipi in sperimentazione che si stanno rivelando davvero validi per i pazienti, consentendo loro di comunicare più facilmente, e di avere maggiore autonomia. Si pensi ad esempio a quello che è ritenuto uno degli uomini più intelligenti del mondo: Steven Hawking, che da anni comunica usando un computer che legge frasi scritte usando solo qualche dito, muovendo una rotella, sistema da lui usato per scrivere interi libri.
Ma quelli medici non sono gli unici impieghi possibili per questa tecnologia dall’enorme potenziale: infatti, si sta già pensando ad un modo per esportarla dai laboratori, dove solo poche persone hanno modo di sperimentarla, alla vita quotidiana, coinvolgendo una fascia di consumatori molto più estesa. Informatici, bioingegneri, neurofisici e neurologi, neuroriabilitatori e fisioterapisti stanno lavorando insieme, unendo forze e conoscenze, in modo da sviluppare il più velocemente possibile quella che potrebbe essere (o che forse è già) l’invenzione del secolo.
Dal campo produttivo a quello ricreativo il passo è breve: e ormai sembra essere solo questione di tempo, prima dell’arrivo dei primi videogiochi privi di controller che non siano semplicemente la nostra mente, di quelle case high-tech che abbiamo per lungo tempo potuto ammirare soltanto nei film, nelle quali con un cenno i protagonisti scurivano i vetri polarizzati delle finestre, accendevano il caminetto, lo stereo, le luci, il loro disco preferito con uno schiocco delle dita. Le strade che si aprono di fronte a noi sembrano infinite; o meglio, tante quante le combinazioni di possibili connessioni tra i neuroni del cervello umano.
Germana de Angelis, con la collaborazione di Flaviano G. Gulli