Gli anni ’50 e Luois Vuitton: Le analogie della storia
Gli anni ’50, erano anni particolari, in cui la voglia di ostentare, di sognare, si faceva sentire sempre più forte. La speranza, dopo la fame della guerra, era rappresentata anche da un abito elegante e sofisticato che avrebbe fatto sognare una donna rendendola una regina.
Gli anni ’50 riportano lo splendore. Il senso della moda si faceva ancora più forte.
Grace Kelly diventava icona di bellezza ed eleganza con il film “La finestra sul cortile”.
Palazzo Pitti a Firenze diventa la location per nuove proposte. Sarti che non appartengono alle rinomate case di moda cominciano a diventare sempre più conosciuti, Carosa ( della principessa Giovanna Caracciolo), Emilio Schuberth, Emilio Pucci, Simonetta, le sorelle Fontana, Jole Venezianie e Germana Maruccelli questi i nomi che acquisteranno sempre più successo.
Parigi è completamente travolta dal New Look di monsieur Dior, che con i suoi defilè rivoluziona di volta in volta le tendenze.
La donna mette in risalto il seno, strizza la vita e scopre le spalle. Ritornano in voga i corsetti e le gonne a ruota. Questi, e non solo, erano gli anni ’50.
A riproporcelo oggi per la stagione invernale 2010/11 è Marc Jacobs per Vuitton. La collezione è assolutamente ispirata a quegli anni. I riferimenti sono ben chiari. Le spalle si arricciano, le gonne sono a corolla fin sotto il ginocchio. I cappotti si allargano sui fianchi riproponendo la silhouette a clessidra. Lo styling è perfetto, nulla è lasciato al caso. I guanti, gli occhiali e le scarpe decorate con fiocchi piatti hanno lasciato davvero poco spazio all’immaginazione rendendo assolutamente realistico il tutto.
In questa atmosfera assolutamente parigina, si nota una composta eleganza che in questi ultimi anni si era assolutamente persa. Un senso del rigore e del bon ton che avevamo dimenticato lasciando assolutamente troppo spazio a ombelichi scoperti e mutande sempre in vista.
In passerella, che passerella non era, hanno sfilato modelle che non incarnano il prototipo che fin oggi siamo stati abituati a vedere. Ad aprire la sfilata, sulle note di “Et Dieu… créa la femme” con la voce di Brigitte Bardot, il prototipo di donna che per lo stilista incarna perfettamente gli anni ’50 una formosa Laetitia Casta seguita da altri nomi altisonanti come Adriana Lima per arrivare alla conclusione con Elle McPherson.
La cura dei dettagli, la location suggestiva e i riferimenti giusti hanno contribuito alla perfetta riuscita di questo lavoro che nonostante sia stato così preciso non mi ha assolutamente emozionato. Apprezzo il parallelismo storico che Jacobs ha fatto con gli anni ’50 e i giorni nostri, ma credo che la moda debba stupire, far sognare ed emozionare. Apprezzo i riferimenti e i dettagli che in qualche modo rimandano ad un periodo storico ma credo che si debba andare avanti, creando e sottolineo creando qualcosa di davvero nuovo senza guardare sempre e troppo indietro.
A cura di Ezio Cristo Stoppoloni