ABBASSO IL CONFORMISMO DELLA POLITICA. VIVA LA SOBRIETÀ ‘
Alle elementari il maestro di una volta puniva l’allievo che aveva commesso qualche marachella facendogli scrivere cento volte in bella calligrafia la frase da ricordare. “Essere sempre puntuali”, oppure “non danneggiare la roba d’altri”, e così via. Di frasi e di parole da far scrivere all’infinito ai politici nostrani ce ne sarebbero tante. Dopo l’inchiesta napoletana sulla P4 probabilmente il termine da far ripetere mille e più’ volte e’ “sobrietà’” unitamente ad “onestà”.
A sentir certi ragionamenti e pretese nelle intercettazioni telefoniche t’accorgi di trovarti di fronte a soggetti per i quali la sobrietà’ e’ una brutta parola paritaria. Non ti consente la differenziazione. Non scatta la forbice della divisione e dello “status” superiore. Orologi da cinquantamila euro e macchine da favola che ti danno la “dignità'” (sic) visibile, palpabile della vera differenziazione di classe. Di quello che sta per arrivare alle mete dell’empireo. Perché quelle vette per i politici in questione, e non solo, non saranno mai raggiunte. Finirebbe cosi’ la corsa senza fine, il moto perpetuo, alla differenziazione che poi e’ potere perverso di taglieggiare, prevaricare, rubare e cosi’ via. Per fortuna non tutti i politici sono così. Ma ai corretti, a quelli che provano con dignità’ a fare il loro mestiere nell’interesse del bene comune, comunque, andrebbe fatta scrivere mille volte la frase che suona così: “abbasso il conformismo”. Quel modo d’essere che impone oltre misura di apparire sempre ossequienti al capo anche quando non e’ proprio possibile a lume di ragione. Il non voler rischiare per evitare di perdere il “posto al sole”. Il tenersi tutto dentro, ideali compresi, perché e’ complicato percorrere la strada della verità nella lealtà in quanto si rischia di rimanere accoppati politicamente parlando. E, allora, si va avanti inventandosi giustificazioni conformistiche tese a rimanere nello status quo, ma illudendosi che verra’ il giorno della ribellione.
Verra’ pure il giorno in cui si volterà’ pagina, ma per fatti che non hanno niente a che vedere con ideali o altro. La congiura di palazzo o l’elettorato infuriato faranno la loro parte. L’ex capo verra’ preso di mira dalle più spietate critiche. E dove stavano i conformisti contestatori postumi nei periodi aurei? Perché non hanno chiaramente e lealmente criticato il capo quando potevano aiutarlo esprimendo in libertà idee, critiche ed ipotesi di lavoro?
La verità e che bisogna cambiare le regole del gioco nei partiti. A forza di caratterizzare il partito con un personaggio si corre il rischio di fare un pasticcio sul piano democratico. Se i partiti in base alla Costituzione sono le basi della democrazia, non e’ possibile che non ci sia democrazia, se non di facciata, nella gestione degli stessi. Con molta facilità interessata si dimentica il dettato dell’art. 48 della Costituzione che tra l’altro recita: «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale».
Ben vengano allora le ipotesi di percorso annunciate da Angelino Alfano, nuovo segretario del Pdl, ma attenzione alle contraddizioni. Non si può invocare il cittadino elettore solo quando conviene. Lo si deve porre veramente al centro degli interessi del partito, che poi sono i suoi interessi. A parole e’ semplice parlare di “primarie” per le cariche istituzionali, nonché privilegiare la qualità riconosciuta ed il consenso di chi si candida a ricoprire cariche di partito. Nei fatti “il familismo partitico amorale” ti porta a fare altro. Alle scorciatoie, ai compromessi bassi, ai favori che chiamano altri favori. A quello che definiamo “teatrino della politica” che ha fatto lievitare i costi della stessa a livelli non più sopportabili.
Le buone intenzioni manifestate dal novello segretario del Pdl cozzano con una legge elettorale che premia la fedeltà assoluta al capo ed al suo entourage, alla faccia del cittadino elettore. Vuole l’Angelino voltar pagina? Provi a cancellare la “porcata” calderoniana, magari con il consenso anche dell’opposizione.
“La politica e’ porsi al servizio del bene comune”, forse e’ questa la frase magica che andrebbe fatta scrivere, almeno cento volte a settimana, a tutti quelli che fanno politica, dai piani alti agli scantinati. Tutte le settimane, compreso il periodo estivo.
A cura di Elia Fiorillo