Morto Greatbatch, l’inventore del pacemaker
Cari lettori e care lettrici, ogni tanto nei nostri articoli è doveroso ricordare quelle persone che con il loro lavoro hanno rivoluzionato la medicina. Uno di questi è stato sicuramente Wilson Greatbatch, ingegnere, 92 anni, inventò il pacemaker impiantabile, macchina che ha salvato negli anni migliaia di persone.
Come tutte le migliori invenzioni anche questa nasce per errore. Greatbatch, infatti, iniziò, fin da giovanissimo, ad appassionarsi alle onde corte; passione che coltivò all’università, dove iniziò a studiare le correlazioni tra il cuore ed il sistema elettrico. Il suo obiettivo era lavorare a dei nuovi transistor che permettessero di rivelare accelerazioni del ritmo cardiaco. Ed ecco come nacque il pacemaker: un giorno installò un resistore con una resistenza sbagliata. Si accorse però subito che questo nuovo apparecchio simulava in tutto e per tutto il normale battito cardiaco e si rese conto che si sarebbe potuto utilizzare per tenere sotto controllato il battito dell’uomo in pazienti malati. Inizialmente però questo dispositivo era enorme, tanto che lo stesso inventore disse: “Dovevo risolvere il problema di come ridurre un’apparecchiatura elettronica che aveva le dimensioni di un armadio, in un dispositivo grande come la mano di un bambino”. Nel 1960 ecco la svolta, riesce nell’impresa di ridurre l’apparecchio, e deposita il brevetto del pacemaker, oggi tra gli apparecchi più famosi della medicina.
Tra i vari riconoscimenti di questo instancabile inventore, che vede depositati a suo nome oltre 150 brevetti, ricordiamo che nel 1998 fu ammesso nella Hall of fame degli inventori ad Akron (Ohio) e nel 1996 il Lemelson-MIT Prize.
A cura di Alessandro Amitrano