La Gaiola tra mito, cultura e natura
“In quel tempo io Virgilio vivevo sul dolce grembo di Partenope…”. Chissà se in questa frase che si legge nei versi finali delle Georgiche, il Sommo poeta faceva riferimento proprio al borgo marinaro della Gaiola. Certo è che la presenza di Virgilio all’interno della villa di Pollione, “Il Pausilypon”, è documentata da autorevoli scrittori dell’antichità e alcune rovine denominate “scuola di Virgilio” sono raffigurate in molti quadri ed innumerevoli stampe. Non sappiamo di preciso da dove deriva il singolare nome di questo antico villaggio di pescatori, si tramanda che fosse chiamato dai greci Euploea ossia “navigazione felice”, ma in un editto di Carlo III del 1759, il sito sembra identificato con il nome di “Panarello”. L’attuale toponimo sembra derivi dal latino “Cavea”, o meglio dal diminutivo “caveola”, dunque piccola grotta. Nel dialetto napoletano “Gaiola” o anche “Caiola” significa gabbia, termine derivato dallo spagnolo “Jaula”. L’importanza della Gaiola e da ricercare nell’antichità, in particolar modo tra gli scavi che hanno riportato alla luce un antico complesso residenziale romano. I resti visibili anche da mare, sono sparsi dalla baia di Trentaremi fino a Marechiaro, ed includono il famoso “Palazzo degli spiriti”. In tempi moderni- in particolare tra gli anni 20 e gli 80 – i luoghi della Gaiola, hanno acquisito una fama sinistra. Nomi noti come Hans Braun, Otto Gruback, Maurice Sandoz, Paul Langheim, Giovanni Agnelli, Paul Getty, Giampasquale Grappone (detto Ninì) proprietario della Compagnia d’assicurazioni Loyd Centauro, susseguitisi come proprietari della caratteristica villa posta sull’isoletto, sono stati protagonisti di tragiche disavventure o paurosi crack finanziari, tanto da far ritenere l’isola portatrice di jella. Dal 1998 l’isolotto è stato dalla Regione Campania concesso in affitto all’Associazione “Mare Vivo” per realizzarvi un “Centro Mediterraneo per la conoscenza, la valorizzazione e diffusione delle risorse marine. Ma fortunatamente grazie al vicolo posto dalla Soprintendenza, l’area è oggetto di adeguata attenzione sia dal punto di vista della conoscenza scientifica che della tutela e della valorizzazione del territorio. Oggi il parco sommerso di Gaiola costituisce il fulcro del litorale di Posillipo, qui il paesaggio subacqueo è costituito da una straordinaria commistione di resti archeologici e popolamenti biologici ricchissimi di variopinte forme animali e vegetali, che tra l’intricato tessuto murario di epoca romana trovano ospitalità e riparo.
A cura di Rosario Scavetta