Le Italiane d’oggi
Essere donna oggi, in Italia, è diventata un’impresa ardua. Il popolo femminile sembra essersi diviso in due grandi schieramenti. Da un lato, le donne comuni, studentesse meritevoli, instancabili casalinghe, ostinate precarie, donne in carriera che faticano a vedere riconosciuti i propri diritti; dall’altro, la donna-tangente, degenerazione e svilimento di una donna ridotta a merce di scambio tra gli esponenti della classe dirigente italiana.
Un’inchiesta del settimanale americano Newsweek rivela che in Italia la “parità dei sessi” è quasi una mera utopia. Prendendo in considerazione diversi parametri, tra i quali la percentuale di lavoratrici nei vari settori, il livello di educazione, le quote rosa in politica, l’accesso ai ruoli dirigenziali di maggior prestigio, le denunce di abusi sessuali, l’attenzione posta alla cura personale e alla salute, l’Italia mostra di non essere un paese adatto alle donne. Nascere donna in Italia comporta un percorso di vita più duro e in salita: a dirlo non sono casalinghe frustrate o inguaribili femministe, ma fonti autorevoli, imparziali e attendibili, tratte da studi condotti dall’Organizzazione mondiale della sanità, dall’Unesco e dalle Nazioni Unite. Ai fini di stilare una graduatoria finale, sono state scelte cinque macrocategorie: giustizia, salute, educazione, politica ed economia. L’Italia a causa delle voci economia e politica si è posizionata al pari con gli stati dell’ex blocco sovietico e dell’Africa sub sahariana. Questi dati, in realtà, non rivelano nulla di nuovo. Esser donna vuol dire spesso fare i conti con la prepotenza maschile, con una mentalità conservatrice, con proposte indecenti, compromessi improponibili, fenomeni di mobbing o stalking e, ancora più frequentemente, vuol dire spesso dover scegliere tra carriera e famiglia.
Gli aiuti stanziati dal governo per le donne che decidono di creare una famiglia, affrontare una maternità e continuare a lavorare, sono davvero minimi, basti pensare al ridotto numero di nidi statali, alle rette esose e spesso proibitive dei privati, ai salari che in molti casi sono inferiori a quelli dei colleghi uomini e alle difficoltà che molte riscontrano nel mantenere il proprio posto di lavoro. Eppure, secondo gli esperti, la legislazione italiana è una delle più all’avanguardia rispetto alla tutela della maternità: le norme ci sarebbero, ma la difficoltà starebbe nel farle applicarle, soprattutto in quelle particolari situazioni lavorative che non sono apertamente violazioni delle norme sulla discriminazione, ma vessazioni, minacce velate, soprusi, che costringono le neomamme a fare turni massacranti o a subire declassazioni a mansioni inferiori a quelle per le quali erano preposte.
L’universo femminile, però, è ampio e diversificato: i sacrifici e le priorità delle donne italiane sono assai diversi. Se da un lato, c’è la donna che affronta mille difficoltà quotidiane, spesso rinuncia alla maternità in favore di una carriera, per ritrovarsi superati gli –anta a desiderare una gravidanza, con tutti i rischi che ciò comporta per la donna e il feto (non a caso, cresce il numero delle mamme ultra quarantenni), dall’altro ci sono donne che sacrificano ogni morale in nome del dio danaro e sono pronte a tutto pur di raggiungere il successo, calcare la scena del mondo dello spettacolo, finire sulle copertine di riviste scandalistiche o, anche semplicemente, guadagnare facile e subito, offrendo il proprio corpo al mercimonio di attempati, ma potenti, uomini d’affare. Donne consapevoli della loro bellezza, che si sviliscono a beneficio di un sistema politico-culturale bipartisan, che salda i propri legami imprenditoriali col pagamento sessuale, regalo poco costoso, ma furbo, perché non lascia tracciabilità e cementa i destini dei protagonisti in un reticolo di silenzi omertosi, complicità illecite e scottanti, possibili scandali. Amicizie pericolose in un clima fosco che fa da sfondo ad un Italia che va alla deriva, smarrisce i propri valori, rinnega le sue origini e getta le nuove generazioni nello sconforto, privandole dei sogni e delle speranze.
Ad ogni donna, dunque, spetta la possibilità di scegliere da che parte stare, potendosi sempre guardare allo specchio, riconoscendo i propri valori e la propria personalità. Scegliere comporta una presa di coscienza di ciò che siamo diventate ed è la più grande forma di potere e responsabilità che ci è concessa. Sono le scelte che facciamo a dimostrare quali sono le nostre capacità e quanto davvero valiamo.
Giuseppina Amalia Spampanato