Napoli, we have a problem
I fatti, adesso, parlano chiaro. E se fino a prima della sosta natalizia era possibile nascondere prestazioni grigie facendo leva sui grandi risultati ottenuti, con il passare dei giorni sta diventando complicato anche questo. Il Napoli non è più il Napoli. O, quanto meno, non riesce più ad esserlo. E il dato che contro le cosiddette “piccole” le difficoltà tattiche degli azzurri acuiscono, non può essere un caso. Se si esclude la trasferta felice di Palermo datata 8 gennaio, gli azzurri hanno conquistato soltanto tre punti su dodici contro avversari modesti quali Bologna, Siena, Genoa e Cesena. Un dato preoccupante, che se si confronta con quello dell’intero campionato diventa addirittura allarmante. Chievo, Catania, Atalanta, Parma e Novara: due punti su quindici. In totale, gli azzurri hanno portato a casa soltanto cinque punti sui ventisette disponibili contro avversari dal monte ingaggi di gran lunga inferiore a quello dei partenopei. Già, il monte ingaggi. Perchè è cosi’ che mister Mazzarri ha provato, a dirla tutta con scarsi risultati, a giustificare gli insuccessi dei suoi in campionato. << Il nostro monte ingaggi dice che siamo settimi in serie A e in classifica siamo proprio settimi, quindi va bene cosi’. >> La strana teoria mazzarrianna del monte ingaggi che deve corrispondere alla posizione in classifica. Teoria che si dimostra priva di fondamento se solo si pensa al capolavoro costruito da Guidolin a Udine. E nemmeno questo può essere un caso. Perchè i friuliani l’anno scorso si sono qualificati in Champions League, ma è già da anni che occupano la prima parte della classifica in serie A. Parte che, secondo la teoria di Mazzarri, non dovrebbe spettarle. Quello del Napoli, però, è anche l’allenatore più pagato della serie A. Quello dal monte ingaggi più alto. Il toscano però dimentica questo dato, oppure fa finta di dimenticarlo, davanti alla stampa. Chissà per quale strambo motivo. Sia chiaro, il problema del Napoli non è certamente Walter Mazzarri. O quanto meno non solo lui. Sono tanti, infatti, i fattori che possono aver influito su questo periodaccio che i partenopei stanno vivendo. Lo sforzo sovraumano grazie al quale è riuscita l’impresa in Champions League, turnover, calendario, forma fisica. Il fatto che però tutte le squadre che vengono al San Paolo giochino in maniera speculare al Napoli, però, è un altro dato oggettivo. L’aveva ideata Pioli, la tecnica del gioco a specchio. L’anno scorso costò sei punti al Napoli contro il Chievo. Stesso modulo dei campani, raddoppio costante sulle fasce e il Napoli va in tilt. Figurarsi se poi non c’è nemmeno Lavezzi, che nei momenti di difficoltà si sacrifica a ricevere palla a centrocampo e crea la superiorità numerica. Quest’anno, la tecnica del modulo speculare al Napoli, non l’ha tentata solo Pioli. Marino e Arrigoni sono altri esempi. E anche stavolta, il Napoli ne ha pagato le spese. Allora, perchè l’allenatore più pagato della serie A non è in grado di trovare un’ alternativa? Perchè, invece di cambiare modulo in corsa, altra scelta che si sta rilevando sempre più facilmente prevedibile, Mazzarri non prova a schierare un uomo in più in mezzo al campo? Domande, interrogativi. Le risposte, però, non arrivano. Arriva soltanto confusione. Perchè, sempre secondo Mazzarri, adesso la colpa è degli arbitri se il Napoli si trova a -11 dal terzo posto, occupato, guarda caso, dall’Udinese. << Sono stanco. E’ venuto il momento che gli arbitri si assumano le proprie responsabilità, perchè nelle ultime settimane se la mia squadra ha cinque punti in meno in classifica è colpa loro. >> Teoria condivisibile stavolta, ma un pò troppo forzata. L’errore commesso da Banti e dal suo guardalinee nell’annullare senza motivo il gol vittoria di Pandev contro il Cesena, è solare. Solare, e soprattutto incomprensibile. Ma si sa, gli arbitri possono sbagliare. E non sono gli unici, forse, a doversi assumere le responsabilità dei propri errori. Perchè nemmeno il fatto che il Napoli continui a regalare i primi tempi agli avversari, può essere una coincidenza. E, soprattutto, se non si riesce mai a sfruttare occasioni come i calci piazzati, la colpa non è dei direttori di gara. Serve umiltà, e soprattutto innovazione. Per uscire dalla crisi e ritornare il Napoli di sempre. Alzare alle stelle i prezzi per la partita contro il Chelsea, non è la giusta soluzione. Contribuisce soltanto all’aumento del malcontento della gente. Non è giusto speculare sulla passione. Vero, presidente?
Marco D’Arienzo.