La poca trasparenza dei partiti nella gestione delle risorse
Quando il caso scoppia sui giornali allora tutti a porsi domande spesso pleonastiche. Finche’ lo fanno i non addetti ai lavori la cosa si può capire e giustificare. Invece quando i “commentatori” sono nel giro e pontificano cadendo dalle nuvole, allora il fastidio diventa insopportabile perché ci si trova difronte all’ipocrisia elevata a sistema. E tutto ciò non aiuta il cittadino elettore ad avere fiducia nei partiti che, e’ bene sottolinearlo, sono – meglio dovrebbero essere – gli assi portanti della democrazia. Mi riferisco alle casse della disciolta Margherita, “Democrazia è Libertà”, che hanno prese strade lontane e personali. Com’è stato possibile una cosa del genere? Una premessa mi pare doverosa. Nei partiti il primato della politica veleggia su tutto, com’e’ giusto che sia. I soldi sono importanti per raggiungere gli obiettivi prefissati. Come arrivano, o come vengono gestiti, diventa “un dettaglio” a volte marginale per i più, a cui si applicano e appigliano solo i “rompiscatole” che sempre ci sono in un contesto associativo. Più le leadership alla guida del partito o del movimento sono forti, più la delega e’ totale, specialmente sulle risorse; particolarmente quando l’organizzazione naviga con il vento in poppa. A sua volta il Capo delega a uomini di sua fiducia la gestione del “tesoro” senza nulla chiedere. L’importante e’ che al momento opportuno i soldi ci siano. Punto. Nella vecchia Balena bianca divisa tra correnti, con vari “cavalli di razza”, pare ci fosse la regola che la gestione della pecunia dovesse essere affidata al soggetto che avesse assoluta fama di onesta’, non solo intellettuale, riconosciuta da tutti. Certe operazioni non potevano essere pubblicizzate, ci voleva allora un proboviro sopra le parti per amministrare. Altri tempi, anche se la questione era la stessa: poca trasparenza e, soprattutto, cortine fumogene da elevare a tutto spiano sui conti. Idem per gli altri partiti. Nella famosa requisitoria di Bettino Caxi al Parlamento, ai tempi di Mani pulite, il tema era lo stesso in merito alla gestione dei soldi, soprattutto di quelli incamerati illegalmente. “Chi e’ senza peccato scagli la prima pietra” disse, in sintesi, Craxi ai partiti. Ma c’era allora l’area comunista che non accettava l’omologazione che il segretario del Psi voleva far passare. Una zona immacolata nell’immoralità generale? Anche il granitico Pci di Palmiro Togliatti ebbe i suoi problemi di cassa. Il tesoriere se la portò via, ma non perché era un “mariuolo”, ma un contestatario irriducibile. Non accettava le meline normalizzatrici e poco rivoluzionarie, a suo parere, del Migliore. Il ribelle era l’ex partigiano Giulio Seniga che portò via 421 mila dollari con cui finanziò la testata Azione comunista e poi fondò la casa editrice Azione comune. La dirigenza del partito comunista non denunciò mai il furto perché quei soldi venivano da Mosca. Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, non può proprio essere paragonato a Seniga. Lui i soldi li ha presi per intascarseli. Ha fatto tutto da solo? Sarà la magistratura ad accertarlo. Resta il fatto che i cicli storici passano, i governi e i leader dei partiti si alternano, ma l’oscurità amministrativa delle formazioni politiche non muta. Il tesoriere del Pd, Antonio Misiani, dalle colonne del Corriere della Sera ha ipotizzato la presentazione di una proposta di legge contenente norme di trasparenza sui fondi detenuti dai partiti. Tra l’altro la proposta dovrebbe contenere una norma che affida ad una sezione speciale della Corte dei conti il controllo dei bilanci delle formazioni politiche e i rendiconti delle spese elettorali. In caso di controlli con esito negativo stop immediato a rimborsi e provvidenze. Siccome la tematica della trasparenza è particolarmente sentita dall’opinione pubblica specialmente nel momento attuale, conoscendo le lungaggini degli iter legislativi, si potrebbe ipotizzare un decreto legge di un solo comma che affida alla Corte dei conti il controllo appunto dei bilanci dei partiti. Sarebbe particolarmente utile e positivo se gli attuali sostenitori del Governo, Pdl, Pd, Terzo polo, imponessero loro stavolta a Monti un decreto di tal genere. Oppure basterebbe inserire una piccola norma nelle varie leggi omnibus, tipo milleproroghe, che pure il Parlamento durante l’anno emana. Francamente non credo che ciò avverrà. Già sento la ridda di voci che parlano di autonomia, privacy e compagnia bella, lese irrimediabilmente… Purtroppo se ne riparlerà alla prossima puntata: al prossimo scandalo.
di Elia Fiorillo