Come coriandoli… a Carnevale
Mascherarsi per liberarsi, nascondersi per mostrarsi veramente, celare il proprio sguardo per permettergli di gridare ciò che esprime, da artista, ma anche da essere umano, è il concept di “Come coriandoli… a Carnevale”, la collettiva allestita presso la Galleria Monteoliveto e visitabile fino al 19 marzo con i lavori di Grazyna Adamska-Jarecka, Déborah Bénaroche, Isabelle Cheddadi, Chryss 2C, Zaira De Oliveira, Anne Claire Despretz, Renata Fenizia, Astrid Festor, Florence Hombecq, Aurore Jaoui, Samantha Lina, Laure Poyet, Catharina Raby, Silvia Rea, Pako Szczepan, Serenella Sossi, Elena Tabarro, Dominique Van Osta. Nata nell’ambito della prima edizione di “Arte accessibile a Napoli”, il progetto internazionale di arte contemporanea che, promosso e organizzato dalla Monteoliveto, prevede le opere tutte in vendita al prezzo di 1000,00 €, «l’esposizione racconta un conflitto d’identità per una “festa” che, quando finisce, impone di abbandonare quel travestimento che coinvolge tanto gli artisti quanto i fruitori», afferma il critico Christian Iorio, autore dell’affabulante introduzione, in un gioco delle parti che sa non conosce vincitori né vinti. Un’iniziativa nata con lo scopo di «rendere l’arte accessibile a chi acquista per il piacere personale sulla spinta di un’emozione, come ai collezionisti che ricercano nuovi artisti e nuove tendenze», come ha spiegato la gallerista Chantal Lora, che dirige lo spazio insieme ad Antonio Nicola Ciervo, un modo quindi per apprezzare l’arte proprio nel cuore di Napoli, assorbendo e respirando correnti internazionali e sapori locali. Nello spazio all’11 di piazza Monteoliveto, infatti, evidente e coinvolgente è l’esplosione cromatica che accoglie l’osservatore, istantaneamente ci si ritrova immersi in un turbinio di colori e forme, di commistioni e intenti, dal travestimento glamour e ammiccante di “Crèer c’est donner” di Bénaroche, alla sofisticata eleganza di “Alter ego”, l’ombra di Pulcinella a cura di Rea, passando per “Bienvenue”, la tregua dal conflitto nella festa in maschera di Jaoui, “Giù la maschera” di Tabarro, un invito alla libertà che sa di preghiera laica, “L’anziana gioventù” di Fenizia, focus attento sulla maschera che il tempo disegna sul volto attraverso feroci segni come le rughe, e sull’anima con intense domande esistenziali, o la foto che si fa pittura e viceversa nel collage “Night walk healthy as sin” realizzato da De Oliveira, che ricorre a questo labile confine per rendere l’esperienza del fruitore vera e ripetibile. Tanti sguardi operosi e sensibili per una carrellata sull’Arte come terapia, per chi la fa, chi la vive e chi l’incontra, anche tra squisite chiacchiere velate di zucchero.
Rosaria Morra