Silvana Cosentino: Teatro per amore, teatro per passione
Ormai è deciso. Indietro non si torna. Malgrado le difficoltà affronterà ogni momento, senza rimando,senza paura,senza fiato. Ad occhi chiusi, fino in fondo. Parlo di Silvana Cosentino , una donna che vive di sentimenti, di emozioni. Lascia sul palco la sua impronta come regista di classici teatrali, che generosamente riveste di sogni e magiche visioni. Durante gli anni del suo insegnamento si è dedicata con passione ad allestire spettacoli indimenticabili, dispensando non solo consigli, ma anche amore, affinché di ogni copione non restino solo parole imparate a memoria.
Quando hai compreso questa forte attrazione per il teatro?
Questa mia passione è innata. Provo per il teatro un amore intenso e viscerale. Già da bambina mi piaceva sognare, identificarmi con le eroine classiche delle tragedie greche!
Interpretando e studiando le discipline umanistiche per il mio lavoro di insegnante, mi sono poi resa conto di essere portata per la direzione artistica. Infatti ho iniziato con i ragazzi questo percorso, comprendendo come sia importante trovare un modo di “educare” per far affrontare un personaggio ed i metodi migliori per realizzarlo. L’ho sperimentato su di me : è bello emozionarsi e saper emozionare il pubblico!
Perché hai scelto la regia teatrale?
Non sono una “regista”! Provo ogni tanto a giocare a fare la regia di qualche spettacolo. Del resto ognuno fa il regista di sé stesso nella vita. Il teatro mi ha offerto la possibilità di poter variare ed abbellire la mia esistenza.. Mi ha fatta sentire una persona diversa, mi ha indotta ad affrontare temi, culture, mondi differenti. Malgrado le delusioni e le amarezze subite, mai rimpiangerò di aver scelto questo percorso che continuerò finché avrò forza. C’è bisogno di molta energia, molta concentrazione ,infinita pazienza, di uno studio approfondito su ogni piccolo movimento, dietro ogni gesto, ogni espressione. Cito sempre una frase di Peter Brook: “A mettere in fila delle parole sono capaci tutti gli attori. Ciò che conta è quello che c’è tra una parola e l’altra”.
Ti ho sentita dire che il rapporto col teatro è come quello che si prova con un amante…
Infatti…Ho sempre fatto teatro nell’unico modo che conoscevo, quello interiore, quello di chi, amando tanto la scena, spesso dimentica i propri drammi quotidiani. Col tempo anche questo, come ogni rapporto, diventa conflittuale: quando mi accorgo che le difficoltà aumentano e mi angosciano, penso di abbandonare tutto…Poi mi pervade la passione, il desiderio di ricominciare. Sai, la creazione iniziale è meravigliosa per il regista, ma poi tutto si complica…come passare dal progetto di una casa, alla sua realizzazione!
La ricerca dei testi come avviene?
Cerco di trovare dei copioni che oltre a trasmettere emozioni siano anche originali e divertenti, venati di sottile ironia, ma senza battute volgari . Trame che offrano vari spunti per sorridere e contemporaneamente riflettere, pervase sempre da qualcosa di trascendente, da un velo di mistero che ci faccia comprendere come l’incapacità della volontà umana, confini spesso con l’impotenza di poter cambiare il proprio destino. Inoltre, in ogni mia idea teatrale inserisco la musica, spesso accomunata alla danza. La musica arriva molto più facilmente e molto più direttamente al pubblico, perché ha un grande potere: riesce ad entrare nell’animo umano, ad emozionare, a suscitare immediatamente allegria, tristezza, dolore .
Quale “imprinting” deve avere la tua compagnia?
L’affiatamento, la coralità, l’ energia, l’allegria contano molto, uniti al rispetto ed alla conoscenza delle esigenze altrui. Importante è far sentire tutti protagonisti, senza parti principali, con i ruoli adattati agli interpreti. Il mio scopo è di accontentare e comprendere le necessità di ognuno. Come è basilare la fantasia per non essere ripetitivi, per stupire e coinvolgere il pubblico, che anche in pièce classiche riscopre il piacere della novità, con personaggi rinnovati o situazioni impensate ma sempre lasciando che un messaggio positivo accompagni lo spettatore anche quando ritorna a casa.
L’ allestimento di ogni spettacolo comporta non solo dedizione ma enorme preoccupazione.
Mi è sempre piaciuto lavorare su testi importanti, però, mai come in questa circostanza,in cui sto approntando “ Na’ storia ‘e zingari”, mi accorgo di aver affrontato uno spettacolo difficile ed impegnativo .Ogni volta è una sfida, un grande gioco di prestigio. Il pathos mi accompagna per i mesi precedenti al debutto. Tuttavia, arrivato il giorno della rappresentazione, dimentico tutto, improvvisamente si cancellano le “sofferenze” della preparazione. Come per magia tutto risulta perfetto, ci si ritrova armonicamente uniti. Una preghiera silenziosa dal mio cuore, poi l’inizio… Mi sento gratificata dal pubblico, perché sento che lo spettacolo viene letto nel modo giusto ed apprezzato.
Cosa ripeti sempre a te stessa?
Un motto che ripeto come un mantra “Non crederti mai ciò che non sei. Che tu sia dignitosa e mai superba. E che tu sia modesta, modesta ed ancora modesta”. Ciò che dovremmo possedere tutti è la gentilezza del cuore, che potrebbe trasformarci in persone nuove, disponibili, e capire che per essere felici basta non perdere quello che si ha già e che spesso non si è in grado di apprezzare! Il carattere, i vizi, le angosce, ci fanno sprofondare sempre più nella solitudine e nell’insoddisfazione. Questo è il dramma del nostro tempo. E per questo il teatro accomuna ed aiuta a superare momenti delicati.
Hai mai pensato di scrivere un testo per poi rappresentarlo?
Vorrei tanto, ma le cose che scriverei sarebbero troppo intime e personali, quasi un diario, un rapporto d’amore…Devo confessarti una cosa : anni fa, durante un viaggio, in un momento particolare , ho desiderato tanto poter esternare su carta, la storia della mia vita. E così, in segreto, in silenzio, ho gettato una monetina nel fiume…
a cura di Rossella Argo