Come in Mad Man? Oggi non più
Ci convince a metter mano ai portafogli, influenzadoci a tal punto da farci credere di aver scelto senza costrizioni e in piena libertà. Non parlo della politica, ma della pubblicità. Drago sociale e colonna portante di qualsiasi sistema economico, dato che è alla base del consumismo.
I consumatori sono il bersaglio di questo sistema ormai ampiamente sviluppato, che si è esteso ad ogni tipo di mezzo di comunicazione: TV, giornali, riviste, radio, internet. Il primo pensiero del pubblicitario, non è il prodotto in sè, ma a chi è rivolto.
Mad Man è un telefilm americano molto famoso, ideato da Matthew Weiner e andato in onda, per la prima volta, nel 2007. Tratta di alcuni pubblicitari dell’agenzia Sterling Cooper, in particolare del direttore creativo Don Draper. La serie è ambientata nella New York degli anni sessanta ed attraverso il lavoro dei protagonisti, mostra l’evoluzione di una società.
La serie descrive una società chiaramente maschilista, che però, allo stesso tempo, è travolta da continue innovazioni, scoperte ed eventi, che in poco tempo scombussolano un’epoca.
Il lavoro del pubblicitario si basa su una seria analisi dei compratori, sui loro punti deboli e su un attento studio sulle possibili conseguenze che potrebbe causare un’immagine o uno slogan. Per quanto il compratore possa apparire ingannato, inconsapevolmente, quasi come fosse accecato da una nube di fumo, l’accortenza nel farlo appare quasi come una lusinga nei suoi confronti.
Si può sicuramente affermare che all’epoca fosse più semplice ideare delle pubblicità. Non solo perchè ogni idea appariva innovativa, mentre oggi sembra già tutto visto, ma anche perchè i mezzi di comunicazione erano più limitati. Dato che le pubblicità si adattano alla società che devono colpire, è preoccupante e triste osservare la maggior parte di quelle odierne.
Innanzitutto non vi è più innovazione. Circolano sempre le stesse pubblicità, alle quali viene cambiato solo il nome del prodotto, gli attori e magari lo sfondo. Ad esempio, le macchine vengono pubblicizzate con discorsi apparentemente filosofici, sicuramente estranei al prodotto. Tali spot appaiono come lo specchio di una società monotona, facile da convincere, per la quale non vale neanche la pena ricercare nuove forme di approccio. Inizialmente le pubblicità erano girate da registi di grande importanza, ed infatti erano sicuramente più studiate e piacevoli. Se davvero la pubblicità riflette la società odierna, è amareggiante pensare che i consumatori siano convinti a comprare delle gomme per auto, perchè pubblicizzate da una giovane donna in minigonna che mostra il proprio lato B. Forse la spiegazione sta nel fatto che il bersaglio è cambiato. Mentre prima bisognava centrare una mela a 50 metri di distanza, oggi si deve colpire un’anguria a 10 metri. Siamo una società passiva e che si accontenta. Prima vi era un consumatore attivo, che si lasciava comunque ingannare, ma che pretendeva di essere raggirato con strategia.
Siamo vittime di un consumismo sfrenato, che ormai non necessita neanche più di esser indotto con attenzione e particolari mezzi. Il consumismo è intrinseco in noi ed è la società che ci educa in tal modo. Forse questo sotto certi punti di vista, ad esempio economico, appare come un successo. Le vecchie generazioni sono state incantate così bene dalle belle pubblicità di una volta, che forse hanno trasmesso tutto a quelle successive, creando una società basata sul consumismo, che non ha bisogno di esser convinta in modo particolare per accettarlo, come se facesse già parte del cittadino di oggi.
Eppure, anche se si accetta questa realtà, è inevitabile rimpiangere certi aspetti del passato. Ma cosa di più: le belle pubblicità di una volta o l’integrità dell’individuo?
Sara Falcone