100 giorni alle Olimpiadi, Londra si prepara ad accogliere il mondo
In questi giorni Londra è apparentemente la metropoli di sempre: una città unica, che corre a ritmi frenetici, una capitale europea multiculturale e multietnica, con oltre sette milioni di abitanti, i cui residenti, provenienti da ogni angolo del mondo, ne fanno una delle località più cosmopolite del pianeta. Eppure, passeggiando per le sue strade, magari sopra uno dei classici autobus rossi a due piani o su uno dei 22 mila caratteristici taxi che girano per la città, si avverte chiaramente che il grande avvenimento è ormai alle porte. Il conto alla rovescia è entrato nel vivo: in tivù e sui giornali lo spazio a esso dedicato aumenta giorno dopo giorno, in città la gente ne parla sempre di più, e nei trentadue quartieri che la compongono stanno progressivamente comparendo nuovi simboli e nuove immagini che richiamano alle Olimpiadi che si disputeranno qui, dal 27 luglio al 12 agosto prossimi.
Una metro olimpica
Una grande chiatta con cinque cerchi colorati, il simbolo universalmente conosciuto dei Giochi olimpici, naviga da qualche settimana sulle rive del Tamigi. A Trafalgar Square, il grande orologio alto sei metri e mezzo che scandisce da tempo il conto alla rovescia dei giorni, delle ore, dei minuti e dei secondi che mancano all’inizio dei Giochi, segna adesso “– 100”, segno tangibile che ormai ci siamo, che manca davvero poco. Inoltre, per far entrare tutti nel clima olimpico, il sindaco Boris Johnson ha avuto un’idea davvero originale: la Olympic legend map. Di cosa si tratta? Per celebrare degnamente le Olimpiadi di questa estate, le terze disputate nella capitale britannica dopo le edizioni del 1908 e del 1948, le 361 fermate di quella che è la più antica metropolitana del mondo, la celebre underground londinese, sono state ribattezzate con i nomi di altrettanti eroi olimpici.
Si tratta prevalentemente degli sportivi che hanno scritto la storia dei Giochi olimpici moderni, da Cassius Clay a Carl Lewis, da Nadia Comaneci a Mark Spitz, da Michal Phelps a Usain Bolt, ma ci sono anche atleti che magari non hanno mai vinto una medaglia, ma sono diventati ugualmente famosi, come il nostro Dorando Pietri, che nel 1908 tagliò per primo il traguardo della maratona olimpica ma fu poi squalificato perché sostenuto dai giudici nei metri finali della gara. Pietri non è l’unico azzurro che ha avuto quest’onore. Come lui sono stati ricordati il tuffatore Klaus Dibiasi, i fratelli Abbagnale (addirittura una fermata della metro a testa per i canottieri Carmine, Giuseppe e Agostino), i ciclisti Paolo Bettini e Paola Pezzo, gli schermidori Nedo Nadi e Edoardo Mangiarotti, e infine Pietro Menne, cui è stata dedicata la fermata di Kensington High.
Per adesso l’iniziativa consiste soltanto in un simbolico poster-ricordo acquistabile per poche sterline, che sta già andando a ruba, ma non è escluso che da qui al 27 luglio, giorno in cui è in programma la cerimonia di apertura, al nome originale delle fermate non sia effettivamente affiancato quello di queste celebrità sportive.
Indiscrezioni sull’apertura
L’attenzione e l’attesa per le Olimpiadi sta quindi crescendo e c’è grande curiosità per la cerimonia di apertura, un evento planetario che sarà seguito in televisione da circa un miliardo di telespettatori, intitolato “L’isola delle meraviglie”. Come sempre avviene in questi casi, gli organizzatori stanno cercando di mantenere il più stretto riserbo su come si svilupperà lo spettacolo. Nelle prossime settimane ne sapremo certamente di più, ma intanto qualche indiscrezione comincia a trapelare. Si sa già, ad esempio, che dovrebbero esibirsi artisti del calibro di Paul McCartney, Elton John e Rolling Stones (anche se pare che suoneranno tutti in playback!), che sarà proiettato un filmato con protagonista l’attore Daniel Craig, in arte James Bond, agente 007 inviato dalla regina Elisabetta nello stadio con la missione speciale di inaugurare i Giochi, e che sarà il rintocco di un’enorme campana appesa a un lato del nuovo stadio olimpico a dare il via allo show, firmato dal direttore artistico inglese Danny Boyle, regista di Trainspotting e The Millionaire.
La riqualificazione di Stratford
Uno degli argomenti al centro della cerimonia di apertura sarà quello di una terra ormai avvelenata dall’industrializzazione e del suo conseguente tentativo di recupero, con una chiara allusione a quanto accaduto nel sobborgo orientale della capitale britannica, cuore pulsante dei Giochi. Parliamo di Stratford, nell’East End, luogo che un tempo era una delle zone più malfamate di Londra, una sorta di ghetto, e che, proprio grazie alle Olimpiadi, è stato oggetto di un’importante riqualificazione ambientale. Sono stati buttati giù, non senza qualche polemica, negozi, baracche e magazzini, e al loro posto è sorto lo stadio olimpico che ospiterà 80 mila spettatori, sono stati costruiti altri impianti sportivi come l’Aquatic Center (con 17.500 posti a sedere), i palazzetti dove si giocheranno le partite di pallacanestro e pallamano, il velodromo, il Media center (che ospiterà 20 mila rappresentanti dei media mondiali), un parco con tremila alberi e, infine, il Villaggio olimpico dove, una volta terminati i Giochi, verrà inaugurato un campus che potrà ospitare duemila studenti.
Eh sì, ormai ci siamo. I giorni che ci separano dalla cerimonia di apertura serviranno adesso al comitato organizzatore per sistemare gli ultimi dettagli, legati soprattutto alle imponenti misure antiterrorismo (sono oltre 23 mila le persone impegnate nell’ambito della sicurezza). Ma, come ha dichiarato il presidente del Comitato olimpico internazionale, il belga Jacques Rogge, «Londra è pronta»: gli impianti di gara sono praticamente ultimati, strade e aeroporti sono stati migliorati, gli alberghi si sono rifatti il look per accogliere al meglio (anche se a caro prezzo) i turisti provenienti da tutto il mondo. Adesso non resta che aspettare 100 giorni e lo spettacolo avrà inizio.
redazione