EURONAPOLI: A CACCIA DI UN SOGNO!
Tre giornate. Duecentosettanta minuti, sedicimiladuecento secondi. Per far capire a tutt’Italia cosa vuol dire chiamarsi Napoli. Per poter gridare con orgoglio che ancora una volta si è andati oltre le proprie possibilità. Il terzo posto è di nuovo li, tra le mani. Condiviso con Lazio, Udinese e Inter, e con un calendario che può far sorridere Mazzarri più di tutti. Palermo, Bologna e Siena. Davanti ai propri tifosi, passando per l’Emilia Romagna. Padroni del proprio destino, sempre che la Lazio non vinca tutte le tre restanti partite. Difficile, considerando lo stato di forma dei biancocelesti. E allora si, sognare. Perchè ripetere l’impresa dello scorso anno sarebbe un qualcosa di meraviglioso, tenendo conto di una Champions League disputata da protagonisti e di una finale di Coppa Italia ancora da giocare. Quello degli azzurri e di Mazzarri, insomma, è un destino ancora tutto da scrivere. E se solo si pensa a quanto era lontano qualche mese fa quel terzo posto, si può capire l’importanza del lavoro svolto a Castel Volturno. Perchè Lazio e Udinese hanno le proprie colpe, ma per poter approfittare di qualche distrazione bisognava comunque esserci. Pronti ad accelerare nel momento giusto per non fermarsi più. E allora si, lottare. Per conquistarsi un posto nel paradiso del calcio anche il prossimo anno. Per poter rivivere le notti magiche di Manchester, Monaco e Londra e poterne vivere di nuove. In città è scoppiato nuovamente l’entusiasmo di inizio campionato, ed il San Paolo è pronto a riempirsi di cuori azzurri che non vedono l’ora di festeggiare. A Roma, il colpaccio è venuto a mancare soltanto negli ultimi minuti. Dopo un secondo tempo da leoni e dopo aver trovato la forza necessaria per ribaltare un risultato che nel primo tempo era di svantaggio. La potenza di Zuniga, la classe immensa di Cavani. Simplicio ha rovinato la festa soltanto all’88’ minuto. Rabbia, rammarico. Ma soprattutto consapevolezza. Il Napoli può e deve farcela. Palermo, Bologna e Siena. Nove punti, non uno di meno. E allora si, gioire.
Marco D’Arienzo.