Prada… a lavoro!
I concetti, le storie, le immagini. Quelle di Prada. Difficilmente interpretabili a prima vista.
Eppure stavolta è stato abbastanza semplice.
Un ritorno al minimal. Linee essenziali e pulite. Il Prada che ci mancava. Lo stesso che ci aveva lasciati con la bocca amara dopo le “palme” di quest’estate. Cartella colori assolutamente classica per quest’uomo che è un lavoratore. Un dipendente, un impiegato. Un medico.
Un contesto assolutamente asettico che il più delle volte riesce a trasmettere più sensazioni di quelle che riusciamo ad immaginare.
Tutto assolutamente decontestualizzato.
Una location semplice, uno spazio quadrato che a prima vista potrebbe sembrare un garage, o le fondamenta di un grattacielo.
Le divise. Il mondo operaio e ospedaliero. Questi sono gli uomini che veste Prada. Il comune lavoratore.
Materiali assolutamente inerenti al mood che Miuccia Prada ha voluto rappresentare. Cotone e qualche accenno di denim che ricordano le divise dei postini o dei marinai.
Onestamente devo ammettere che trovo molto affascinante questa sfilata, che oltre ad essermi piaciuta è assolutamente stimolante e divertente.
Un tocco di ironia per affrontare questo periodo assolutamente nero.
La cura dei particolari, le linee pulite, essenziali. Un grande ritorno di stile.
Finalmente il completo abbandono degli anni ’80 che nonostante siano stati meravigliosi cominciavano a stancare eccessivamente.
Miuccia Prada quasi sempre nel bene e qualche volta nel male riesce sempre a stupire!
(Caro Papà, quando decisi di studiare moda mi dicesti che in questo campo non avevi conoscenze e che l’unico aiuto che avresti potuto darmi finito il mio corso di studi era quello di disegnare divise per l’ospedale dove lavori. Peccato che ci abbia già pensato Miuccia)
A cura di Ezio Cristo Stoppoloni