“Stella cadente”
Ci sono quei momenti in cui ti senti sola, pur essendo circondata di persone.
Quei momenti in cui non sai il motivo della tua esistenza, e ti senti inutile.
Quei momenti in cui non sai quale ruolo ti riservi la vita, non sai cosa sei o cosa diventerai.
Perciò ti alzi come se nulla fosse e ti isoli, cammini lenta verso la prua della barca.
Cerchi di staccare.
Ed automaticamente tutto si fa silenzioso.
La musica che sembrava così forte, ora è sottofondo dei tuoi pensieri.
Il vocio degli amici ora è solo un’eco lontano, quasi impercettibile.
Perciò ti distendi, alzi lo sguardo ed ecco un inaspettato cielo stellato.
Un luogo perfetto per dar voce alle tue domande.
Così con la testa rivolta verso l’alto, smetti di pensare; smetti di fare ogni cosa.
E d’improvviso, eccola.
Un puntino così minuscolo che si sposta così velocemente da lasciare una scia di fuoco.
Inizia a brillare sempre di più fino all’attimo dopo in cui sparisce.
Ed i tuoi occhi rispecchiano quell’immagine così nitida, da lasciarti con la bocca aperta e la pelle d’oca.
La osservi fino alla fine, silenziosamente.
Affinché nulla e nessuno ci faccia caso.
Affinché quella sia risposta alle tue domande, dubbi e speranze.
Così chiudi gli occhi così forte da farti male. Ed esprimi quel desiderio che sai che non si avvererà.
Ma sai anche che nel profondo una piccola parte di te spera davvero che diventi realtà.
“Quando smetti di lottare”
Apro gli occhi, guardo il soffitto illuminato da quei pochi raggi solari che filtrano attraverso le tapparelle.
Mi guardo intorno, ed intorno a me non c’è nulla.
C’è solo un gran silenzio, un silenzio che fa paura.
Scendo dal letto, metto le pantofole e inizio a vagare per la casa come un anima indistinta, un corpo vuoto.
Ma ora tra il silenzio si fa spazio un rumore strano, un rumore indefinito. È nella mia testa, è nel mio corpo.
È un rumore che ad ogni passo si fa più grande.
È tutto quel casino che ho dentro, tutto quel casino a cui non riesco a trovare una soluzione.
Sono quei lavori mal riusciti, sono quei sogni soffocati dalla realtà, quegli amori finiti senza una spiegazione logica, quel tempo che sembra scorrerci tra le dita delle mani senza poter essere fermato, sono quelle domande a cui non riesci a dare una risposta, è quella bufera che alla fine non trova cielo sereno.
Tenendo in mano una tazza di latte caldo, torno nella mia stanza.
Metto le cuffie e l’unico gesto che compio è premere il tasto play.
Parte la playlist già preimpostata; Una serie di canzoni che mi hanno accompagnato nei miei momenti peggiori, così senza rendermene conto, delle lacrime cadono sul mio viso, cadono come le foglie autunnali, che si staccano dal loro ramo affinché il loro ciclo possa continuare.
Si fanno spazio tra i pensieri, quelle domande che cerco di reprimere giorno dopo giorno, ma loro continuano, continuano a riemergere come se ci fosse ancora qualcosa per cui lottare.
Eppure non c’è. Ho smesso di lottare.
“Dimmi che ci sarai”
Dimmi che ci sarai..
Dimmi che non te ne andrai come tutti gli altri.
Io ho bisogno di te.
Del tuo sguardo che mi sta addosso.
Di quello stesso sguardo che quando troppo vicino inizia a diventare sfocato, così chiudo gli occhi e mi limito a sentire il tuo respiro che si fa più pesante quando mi stai accanto.
Ho bisogno delle tue mani che mi prendono con forza e mi stringono a se’.
Delle tue labbra che si posano con delicatezza sulle mie.
Del calore del tuo corpo che mi avvolge.
Delle tue dita che soavemente s’incastrano con le mie e del tuo sublime profumo, che ormai è come una droga.
A cura di Gaia Vecchione
Biografia:
Studentessa liceale (liceo classico), nata a Torino il 4 Luglio 1997.
Sognatrice, ama le cose semplici ma autentiche della vita. Lo scrivere le permette voli pindarici, non pone confini alla propria immaginazione e le permette, nell’intimità delle parole, di mettere a nudo i propri sentimenti.