AUDIT NAZIONALE SULLA VIOLENZA FEMMINILE: LE DONNE DEL NEOGOVERNO SI COMPATTANO PER ARGINARE L’EMERGENZA.
Risultano sempre più sconcertanti i dati forniti dall’ l’Istat sulla violenza contro le donne, una vera e propria emergenza sociale, che non può più essere procrastinata: 1 donna su 3 tra i 16 e i 70 anni è vittima di un’aggressione; 6 milioni e 743 mila hanno subito una violenza e ogni anno vengono uccise in media 100 donne dal marito, dal compagno o dall’ex; mentre il numero di donne che non denunciano le violenze subite tocca punte del 96%. Di certo, dati così, non potevano lasciare indifferente il neo ministro delle Pari Opportunità Josefa Idem, che ha convocato il 23 Maggio 2013, l’assemblea degli Stati Generali nel salone d’onore del Comando generale della guardia di finanza, per un “Audit nazionale sulla violenza di genere”. Così, il tema delicatissimo della violenza di genere, è entrato a far parte a pieno titolo, dell’agenda politica del nuovo Governo, considerata anche la forte presenza di donne alla guida del Paese, tanto che dal 27 Maggio il Parlamento avvierà le procedure di approvazione del ddl della ratifica della “Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne”, approvato dall’Italia lo scorso 27 Settembre.
“Ho rinunciato a un ddl governativo –ha spiegato il ministro alle Pari Opportunità – per lasciare il passo a un veloce iter parlamentare, condiviso peraltro con molte colleghe di tutti gli schieramenti politici. Su questo, ma anche in futuro, per quanto mi riguarda voglio arrivi forte e chiaro a tutti il messaggio di come io intendo lavorare: per situazioni come queste non può contare chi ottiene ilrisultato, conta il risultato”. Le risorse attualmente a disposizione ammontano a 18 milioni di euro, ma non è mancato da parte della Idem, l’appello alle grandi aziende, sempre attente a vendere prodotti per le donne, e sempre disinteressate quando si tratta di contribuire per il miglioramento delle loro condizioni nella società, proponendo in aggiunta alte sanzioni pecuniarie per tutte le pubblicità lesive dell’immagine femminile.
Al ricco parterre di associazioni intervenute, si è aggiunto il doveroso contributo del Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha invece rimarcato sulla necessità di potenziare i centri anti-violenza e le case-famiglia, veri luoghi di accoglienza e assistenza h24. Aspre critiche da parte della terza carica dello Stato verso i“vecchi stereotipi” che ancora sopravvivono in Italia, a partire dal lavoro domestico , che da sempre si scarica tutto sulle spalle della donna, anche quando lavora. Infine, la Boldrini, ha messo in guardia dal rischio che la ratifica italiana della Convenzione di Istanbul possa restare una “scatola vuota”, se non seguiranno, ha detto, “provvedimenti per la messa in atto della ratifica stessa”.
Di sicuro, per affrontare la situazione nella sua interezza è fondamentale conoscere a fondo il fenomeno, studiarlo ed analizzarlo scientemente e a tal proposito, si è fatta strada la possibilità di creare una task force in grado di coinvolgere, insieme con il ministero delle Pari Opportunità, quello dell’Interno, della Giustizia e del Lavoro, attraverso l’istituzione di un osservatorio nazionale che studi la violenza di genere. Arriva da Pietro Grasso, presidente del Senato la proposta di creare “un nucleo di specialisti” in materia di femminicidi: “Quando ero procuratore a Palermo, ha dichiarato, avevo creato un pool di magistrati che riceveva direttamente le denunce delle donne, dei minori. In quel modo si era creato un rapporto di fiducia dei cittadini verso le istituzioni.”
Al momento in Italia non esiste una legge che punisca il reato di femminicidio. Chiaramente un reato di questo tipo, trova la sua matrice in un disagio culturale fortissimo e quindi in una conseguente incapacità di prevenzione. La specificità del terimine così come la tipizzazione del reato rimandano ad una serie di concetti che devono essere analizzati anche sociologicamente, quale la reiterazione della violenza e sopraffazione maschile verso l’ identità e libertà delle donne, non soltanto fisicamente, ma anche nella loro dimensione psicologica, nella socialità, tanto nella sfera pubblica quanto in quella privata.
E’ retorica della retorica affermare che una legge di questo tipo solleva una questione di parità di genere. Una questione femminile c’è e far finta che non esista di sicuro non risolve il problema, semplicemente lo maschera.
A cura di Flavia Sorrentino.